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Accesso ai minori al test Hiv e infezioni sessualmente trasmissibili senza consenso genitoriale o tutelare Il Garante dell'Infanzia, favorevole alla proposta del Ministero della Salute

28 Febbraio 2019

È importante fare il test per conoscere se si è contratto l’Hiv. Il  virus dell’immunodeficienza può dar corso alla malattia dell’Aids (Sindrome da immunodeficienza acquisita) anche dopo un periodo di anni dal contagio senza avvertire alcun sintomo. Pertanto è opportuno scoprire l’infezione quanto prima per avere un’assistenza medica precoce, da un lato per poter prevenire la comparsa della malattia,  curarsi  con le terapie disponibili  oggi,  dall’altro, di essere responsabili nel non trasmettere la diffusione dell’infezione ad altre persone.
La modalità di contagio del virus più diffusa è quella tramite i rapporti sessuali (etero e omo) ed è tra le malattie sessualmente trasmissibili. Avviene anche attraverso sangue infetto (ad esempio lo scambio di siringa per uso endovenoso, trasfusioni di sangue) e la trasmissione verticale da madre sieropositiva a figlio durante la gravidanza, parto o allattamento al seno.

Secondo i dati di Sorveglianza a cura del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di Sanità nel nostro Paese (supplemento 1/2018)  nel 2017 sono risultate positive al test Hiv 3.443 nuove diagnosi (andamento alquanto stabile dal 2015),  mentre rilevati 690 nuovi casi di diagnosi Aids. Nel primo caso il 32% delle persone con una diagnosi di infezione da Hiv ha eseguito il test per la presenza di sintomi correlati, il 26,2% a seguito di un comportamento a rischio e il 14,6% a controlli di routine (Servizi per le Dipendenze/Servizi per le Tossicodipendenze,  strutture extra sanitarie organizzate da associazioni  per campagne di screening, istituti penitenziari), il 10,1% per accertamenti per altra patologia.  E l’incidenza più alta è stata osservata nella fascia d’età tra i 25 e i 29 anni. È trasmessa soprattutto attraverso rapporti sessuali che costituiscono l’84 per cento delle segnalazioni. Diminuisce negli ultimi quattro anni  l’incidenza di nuove  diagnosi di Aids.  Si  è osservato che molte persone scoprono la diagnosi di Aids a poca distanza dall’esito di sieropositività al test HIV (meno di sei mesi): nel 2017 il 73,9%.
Riguardo alla distribuzione delle nuove diagnosi di infezione da Hiv per classe di età e modalità di trasmissione nel 2017 si segnala che «le più alte proporzioni di MSM (Men who have sex with men) si riscontrano nelle fasce di età 20-24 anni (44,5%)  e 25-29 anni (42,9%)» e che «la classe con la più alta proporzione di eterosessuali femminine è di 15-19 anni (37, 7%) e  20-24 anni (30%). Le 14 diagnosi nella fascia di età 0-14 comprendono 12 casi di trasmissione verticale in bambini nati da madre straniera e 2 casi di trasmissione eterosessuale in quattordicenni».

Perché tra i giovani e i giovanissimi si diffonda una adeguata informazione sulla prevenzione da  Hiv/aids e  infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) il ministro della Salute Giulia Grillo ha proposto di recente al Garante per l’Infanzia e l’adolescenza la necessità di una nuova norma su cui lavorare insieme  – come si legge in una nota del Ministero 26 febbraio 2019 Test hiv su minori senza consenso genitori che dia la possibilità anche ai minori di età di poter effettuare i test senza il consenso dei genitori o del tutore: «I tempi sono cambiati, eppure tanti giovani provano grande imbarazzo ad aprirsi con i genitori su alcuni aspetti della propria vita personale e non effettuano i test, pur avendo una vita sessuale attiva. Il Ssn è di tutti i cittadini ed è compito del ministro della Salute e delle istituzioni rimuovere gli ostacoli alla prevenzione in ogni ambito della salute. Negli ultimi anni è stata fatta pochissima informazione sul pericolo Aids e molti ragazzi ignorano o sottovalutano la pericolosità della malattia».

La richiesta è stata infatti accolta in modo favorevole dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (Lettera Parere AGIA pubblicata il 26.02.2018 su www.garanteinfanzia.org).  Con la premessa generale che tale richiesta soddisfa la tutela del diritto alla salute del minore richiamato sia nella Convenzione di New York (art. 24 – diritto all’accesso di beneficiare dei servizi medici e di riabilitazione)  sia nell’art. 32 della nostra Costituzione (la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività che va garantito anche ai minori) e dal fatto che dai 13 anni è consentito per legge di vivere consensualmente la propria sessualità a determinate condizioni, il presidente dell’Autorità Garante Filomena Albano ne avvalla la liceità e  conferma  la opportunità «di valutare l’adozione di strumenti normativi  che consentano alla persona di minore età l’accesso al test per l’Hiv e per le Ist in un contesto protetto e dedicato nell’ambito del Ssn anche senza il preventivo consenso del genitore o tutore». Inoltre rimane disponibile nel contribuire alla stesura di un “eventuale disegno di legge”. Si sostiene tuttavia il coinvolgimento dei genitori o del tutore in caso di positività del test per poter ricevere  un supporto  affettivo della gestione della notizia  e della terapia e che venga  promossa, sulle raccomandazioni della rete europea dei garanti per l’infanzia e l’adolescenza (Enoc) del 2017, a cui lo stesso Garante aderisce, negli ambiti scolastici «la cultura della prevenzione e l’educazione  alle affettività e alle emozioni».

Sono state anche determinanti alcune osservazioni espresse al Garante dalla Consulta dei ragazzi, 18 in totale,  fra i 13 e i 17 anni di età, istituito presso il medesimo Ufficio. È emersa l’esigenza, a prescindere dal risultato del test, positivo o negativo, di poter  seguire un percorso formativo e  sostegno presso le strutture della sanità pubblica, anche di tipo psicologico per il minorenne e la sua famiglia,  sul piano educativo alla sessualità di ricevere a scuola informazioni da personale esterno specializzato e dal medico di base o pediatra e, infine,  di ricevere nelle  campagne di prevenzione  sociale e spot informazioni nelle sale cinematografiche.

Filomena Albano cita anche alcuni articoli del c.c.  che sono  eccepiti come eccezioni alla regola generale della capacità di agire che si acquisisce con il compimento del 18mo anno di età nell’ambito della sfera giuridica, per tutelare la salute nell’interesse del minore. Esiste già, in materia di stupefacenti,  per un minorenne la possibilità di  fare richiesta, senza il consenso genitoriale o del tutore, di accertamenti diagnostici o seguire un programma terapeutico e  socio-riabilitativo presso il servizio pubblico per le dipendenze o presso struttura privata (art. 120/1990,  decreto Presidente della Repubblica).  Poi richiama infine all’art. n.12/1978 sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza quando della minorenne può essere tenuto conto della sua volontà di abortire da parte di un giudice tutelare su richiesta di un consultorio pubblico, o un medico di base,  in determinate situazioni (es.  il rifiuto del genitore o tutore) oppure della prescrizione medica per la  contraccezione  somministrata nelle strutture sanitarie e nei consultori.

Redazione Bioetica News Torino