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Dall’Ema il via per il commercio di Remdesivir in Europa per la cura dei pazienti con Covid, dai 12 anni in su, bisognosi di ossigeno supplementarea, farmaco sperimentale per Covid-19

26 Giugno 2020

L’Agenzia europea per i medicinali in Europa (EMA) autorizza la commercializzazione nell’Unione europea del medicinale sperimentale Remdesivir per il trattamento terapeutico del Covid-19 nei pazienti adulti e adolescenti a partire dai 12 anni affetti da polmonite che necessitano di ossigeno supplementare. Tale raccomandazione dell’Ema è però subordinata a condizioni, ossia, seppure in presenza di dati non ancora completi rispetto a quanto  richiesto dalla normativa,  in situazioni di emergenza come l’epidemia attuale in cui non vi sono farmaci specifici per la terapia,  l’uso di un farmaco sperimentale può essere consentito per i benefici che esso comporta sui pazienti  superando i rischi legati alla mancanza di dati completi. E sulla base dei dati disponibili, nella valutazione l’Ema ha ritenuto che il rapporto beneficio/rischio fosse positivo per i pazienti  con polmonite bisognosi di ossigeno supplementare.  Un passo che apre con l’immissione sul mercato, come per tutti i medicinali,  ad un monitoraggio rigoroso da parte dell’Ema sulla sicurezza del farmaco.

Ne dà annuncio l’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) con la versione in lingua italiana del comunicato dell’Ema del 25 giugno, First Covid-19 Treatment  Recommended  for Eu  Authorisation. La valutazione per l’immissione del medicinale in commercio è cominciata il 30 aprile scorso da parte del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Ema analizzando il rischio e il beneficio del farmaco in base ai dati relativi alla qualità e al processo produttivo, ai dati non clinici, ai dati preliminari derivanti da studi clinici nonché dei dati di supporto relativi alla sicurezza provenienti dai programmi di uso compassionevole. Il dossier si basa sui dati raccolti prevalentemente dallo studio  NIAID-ACTT-1 del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (istituto nazionale di allergie e malattie infettive statunitense) e da altri studi sul medicinale.

Si è considerato lo studio clinico NIAD-ACTT-1 – randomizzato e controllato –  per la  sperimentazione del remdesivir statunitense.  Il primo negli Usa, è iniziato a febbraio presso il Medical Centre dell’Università del Nebraska a Omaha su 1063 pazienti adulti ospedalizzati con diagnosi di coronavirus  2019 (Covid -19) guidato dal prof. Andre Kalil, MD.  Il primo partecipante volontario allo studio è  un americano rimpatriato dopo essere stato sottoposto a quarantena sulla nave da crociera Diamond Princess, che attraccò in Yokohama in Giappone.  Collaborano allo studio, collegati al centro capofila del Nebraska,  68 siti:  47 sono negli Usa e 21 in Europa e in Asia.
La sperimentazione antivirale con la molecola remdesevir è stata testata in precedenza con l’ebola  e ha dato esiti promettenti nel trattamento su animali (scimmie) infetti dalla  sindrome respiratoria del coronavirus MERS (Remdesivir prevents Mers Coronavirus disease in monkeys, NIH, 13 feb 2020).

Lo studio ha considerato in un ciclo pianificato di somministrazione del farmaco per 10 giorni su 1063 pazienti ospedalizzati per Covid  il tempo di recupero del paziente nei termini di dimissione dall’ospedale e/ o di bisogno di ossigeno a casa o ospedalizzazione senza necessità di ossigeno supplementare e senza necessità di assistenza medica continua.  Nell’indagine preliminare ha  mostrato un tempo di recupero più veloce del 31%. Nei pazienti con malattia da lieve a moderata  il tempo mediano di recupero è di cinque giorni: 11 per i pazienti trattati con remdesivir e 15 per i pazienti che hanno ricevuto placebo; con malattia grave, presente nel 90% circa della popolazione in esame, il gruppo trattato con placebo è stato di 18 giorni rispetto ai 12 giorni per quello trattato con il farmaco antivirale remdesivir. Non si è segnalata alcuna differenza nel tempo di recupero quando i pazienti si trovano già in condizioni di ventilazione meccanica invasiva o ossigenazione extra  corporea a membrana (ECMO).  Mancano ancora i dati, perché in corso di raccolta, relativi ai pazienti deceduti fino a 28 giorni dall’inizio del trattamento. Sembrerebbe esserci, dai dati finora raccolti, «un beneficio di sopravvivenza con un tasso di mortalità dell’8,0% per il gruppo ricevente remdesivir rispetto all’altro con placebo con un tasso di 11.6% (p=0.059)» come si afferma  nell’articolo sui risultati di un’analisi preliminare dei dati dello studio pubblicato nel National institute of Allergy and Infectious Diseases  del 29 aprile 2020 (NIH Clinical Trial Shows Remdesivir Recovery from Advanced Covid-19).

Con l’autorizzazione dell’EMA il Remdesivir verrà usato in commercio per i pazienti con polmonite bisognosi di ossigeno supplementare.  La somministrazione avviene  per infusione (flebo) in vena di 200 mg il primo giorno e di 100 mg ogni giorno per almeno 4 giorni consecutivi e non più di 9 giorni  e  sarà impiegato solo nelle strutture sanitarie ove sia possibile il controllo dei pazienti monitorando fegato e reni prima e durante  il trattamento a seconda dei casi.
L’Agenzia attende dall’azienda produttrice le relazioni finali  entro dicembre 2020, ulteriori dati rilevati e quelli finali legati alla mortalità fra due mesi, entro agosto 2020. nonostante la commercializzazione del medicinale il Comitato di farmacovigilanza per la dichiarazione di rischio  PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment  Commettee) continuerà nella valutazione delle relazioni giunte riferite  a pazienti trattati fuori dagli studi clinici.

L’uso della molecola sperimentale remdesivir per il trattamento del Covid-19 è iniziato in via compassionevole prima con i pazienti in gravi condizioni, sottoposti a ventilazione meccanica invasiva, e  poi si è esteso, in base alle  raccomandazioni dell’Ema, nel mese di maggio, ai pazienti di grado severo, ospedalizzati che avevano bisogno di ossigeno supplementare, ventilazione di ossigenoterapia ad alti flussi o ECMO (ossigenazione extracorporea a membrana), valutazioni fatte in base ai dati preliminari del medesimo studio statunitense NIAD-ACTT-1. Ne è seguita successivamente la valutazione sui benefici e rischi del medicinale da parte dell’EMA per la concessione o meno di immissione sul mercato.

In Italia l’Agenzia italiana del Farmaco ha autorizzato l’11 aprile il programma di uso terapeutico compassionevole del medicinale antivirale remdesivir nei soggetti con polmonite da Covid-19 presso 10 centri clinici italiani (AssT Niguarda Milano, Città della Salute Torino, AOU Integrata Verona, Az Osp./Univ. Cisanello/Santa Chiara Pisa, Ospedale Maggiore Bologna, AO dei Colli napoi, AO Careggi Firenze, Ospedale S. Gerardo Monza, AOU Ancona e Arnas Garibaldi -Po Garibaldi-Nesima Catania).
L’Italia  partecipa  ai due studi clinici di fase 3, tra cui il NIAD_ACTT-1, nell’annuncio dell’AIFA di   del farmaco negli adulti ricoverati promossi dalla casa produttrice del medicinale  Gilead Science in accordo con l’AIFA presso l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’AO di Padova, l’AO di Parma e l’Istituto nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani.

(aggiornamento 26 giugno 2020 h. 16.58)
Redazione Bioetica News Torino