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DDL antiviolenza operatori sanitari. Per lesioni proposte pene da 4 a 16 anni

28 Giugno 2019

Aggredire e causare lesioni personali agli  operatori sanitari, al pari di un pubblico ufficiale in servizio durante le manifestazioni sportive,  nello svolgimento delle loro attività  presso strutture sanitarie pubbliche o private accreditate comporterebbe una pena prevista nel codice penale di  reclusione da un minimo di 4 a un massimo di sedici anni. Questo è in sintesi l’emendamento presentato dal relatore Gianfranco Rufa (Lega)  in Senato nella Commissione Igiene e Sanità il 25 giugno scorso al DDL 867 concernente Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni (presentato il 16 ottobre 2018 su iniziativa del Ministro della Salute Giulia Grillo).

All’articolo 1 del disegno di legge 867,  concernente  l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie, seguirebbe un nuovo articolo, articolo 1.bis Modifica all’articolo 583-quater del codice penale (emendamento 1.0.100) che riporta: «all’articolo 583-quater del codice penale aggiungere il seguente comma: “la stessa pena si applica in caso di lesioni personali cagionate a personale esercente la professione sanitaria o a incaricati di pubblico servizio, nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio presso strutture sanitarie pubbliche o private accreditate”».

L’articolo 583 quater del codice penale (Titolo XII Dei delitti contro la persona, Capo I, Dei Delitti contro la vita e l’incolumità individuale) è recente e risale al 2007 a seguito di episodi  di  violenza negli stadi e subita da pubblici ufficiali in servizio durante le manifestazioni sportive. Cita infatti «Nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, le lesioni gravi sono punite con la reclusione da quattro a dieci anni, le lesioni gravissime, con la reclusione da otto a sedici anni».

E  Rufa ha aggiunto anche un altro emendamento:  all’articolo 1, riguardo alla composizione e la durata dell’Osservatorio da istituirsi presso il Ministero della Salute, ha inserito la figura del Ministero della Difesa tra  «la presenza di rappresentanti delle regioni, dei Ministeri dell’Interno, della Giustizia e del lavoro».

Nel disegno di legge 867 nell’articolo 2 vi è previsto l’aggravante di reato nei confronti delle professioni sanitarie per «aver commesso il fatto con violenza o minaccia in (loro) danno nell’esercizio delle loro funzioni» nel comma 11 septies che andrebbe ad aggiungersi all’art. 61 del codice penale sulle Circostanze aggravanti .

Dai dati rilevati da un questionario Violenza sugli operatori sanitari e burnout messo on line un anno fa dalla Federazione nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri che l’ha elaborato in collaborazione con l’Associazione scientifica nazionale Hospital & Clinical Hospital Risk Managers,   Alberto Firenze dell’Università  di Palermo,  per avere un quadro aggiornato del fenomeno sulla violenza contro medici,  è emerso da  un campionario di 5000 intervistati, quel che più sconcerta  è lo stato di rassegnazione. Lo afferma il dr Filippo Anelli, presidente FNOMCeO,  nella nota stampa del 13 giugno scorso: «il 48% di chi ha subito un’aggressione verbale ritiene l’evento “abituale”, il 12% “inevitabile”, quasi come se facesse parte della routine o fosse da annoverare tra i normali rischi professionali. Le percentuali cambiano di poco in coloro che hanno subito violenza fisica: quasi il 16% ritiene l’evento “inevitabile”’, il 42% lo considera “abituale”’.  E aggiunge che «questa percezione falsata e quasi rassegnata del fenomeno porta con sè gravi effetti collaterali,  come la mancata denuncia alle autorità, l’immobilismo dei decisori, ma anche il burn out dei professionisti». Il campione comprendeva il 73% medici (ospedalieri, del territorio, convenzionati, liberi professionisti, di strutture pubbliche e private), ostetrici (5%), infermieri (3%), odontoiatri (3%) e altri operatori.

Redazione Bioetica News Torino