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55 Marzo 2019
Speciale Fragilità e Gratuità

Editoriale

Gentili lettrici e lettori,

Al tema della fragilità e gratuità dedichiamo questo numero. Molteplici sono i volti della fragilità e della sofferenza che incontriamo e vivono nelle nostre comunità. Alcuni hanno una famiglia che si occupa di loro, altri sono soli. L’età non fa differenza. Vi sono persone gravemente invalidanti per la loro malattia costrette a rimanere in casa o in una struttura che li accoglie, chi porta con sé la propria cronicità nelle fatiche quotidiane, chi è con disabilità acquisita o congenita, chi si trova ad affrontare dei cambiamenti per un’interruzione temporanea o meno di salute in una delle fasi del cammino di vita, chi inaugura il nuovo giorno e chi lo lascia per sempre dopo una vita troppo breve o lunga. Le fragilità non riguardano solo la salute come per le dipendenze vecchie e nuove (ad esempio da internet), ma anche fattori sociali quali la perdita del lavoro, la precarietà, la difficoltà economica.

Una società attenta deve poter porre uno sguardo ampio, oculato, lungimirante e profetico perché tutte persone di cui ne fanno parte siano rispettati i diritti e la loro dignità umana e soddisfatti i reali bisogni della comunità. Vi è necessità non solo di strutture sanitarie e cure umanizzanti ma anche di vivere in una società che con i suoi variegati volti possa dirsi rispettosa e partecipe insieme allo sviluppo umano e sociale e l’attenzione sia posta alla “persona umana”.

Papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì” dedicata alla cura della casa comune, che è la terra su cui abitiamo, il creato, l’intrecciarsi di relazioni umane, sociali ed economiche eticamente sostenibili a livello globale (si parla anche di bioetica globale), definisce che cosa consiste il bene comune, architrave del principio di giustizia e di libertà: «presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. […] Tutta la società – e in essa specialmente lo Stato – ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune». Aggiunge poi che tale principio «si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri» (157-158).

La consapevolezza dell’essere costituzionalmente e intrinsecamente fragile quale è l’essere umano invita a rimanere umili e ad essere prossimi verso gli altri. Ce lo ricorda Papa Francesco nel XXVII messaggio per la Giornata mondiale del malato (2018). Una realtà quella del volontariato, sia laico sia di matrice cristiana, che oggi sempre più cresce e cerca di andare incontro ai bisogni differenziati delle persone più povere. Il dono di sé agli altri per amore del prossimo nella logica della gratuità, libera da ogni forma di individualismo utilitaristico o dello scambio consumistico, è la spinta che muove le persone a fare il bene. Se il volontariato apporta un rilevante contributo valoriale alla comunità tuttavia non deve sostituirsi allo Stato nei momenti più difficili di crisi economica. D’altra parte i volontari sono chiamati a rispettare la Carta dei valori che sono i principi cardini su cui poggia il volontariato.

Sussidiarietà e solidarietà sono gli assi portanti su cui si basa la Dottrina sociale della Chiesa. «La sussidiarietà è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista», afferma Benedetto XVI in “Caritas in veritate”, che aggiunge commentando: «Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno».

Sul filo rosso della fragilità e gratuità che percorre l’intero numero della rivista si possono leggere alcuni testi sulla Giornata del Malato diocesana tenutasi al Centro Congressi Santo Volto, “Gratuitamente date, gratuitamente ricevete (Mt 10, 8), dall’Arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia al vice direttore dell’Ufficio Pastorale per la Salute Ivan Raimondi e alle sollecitazioni espresse dal prof. Lino Grandi, direttore generale della Scuola Adleriana di Psicoterapia e didatta Ufficiale della Sipi tenendo un discorso antropologico e psicologico sulla gratuità. La giornata è stata un susseguirsi di stimolanti testimonianze di impegno di volontariato arricchita soprattutto dalla presenza giovanile che ha portato un sorriso, un aiuto concreto alle persone anziane in difficoltà ricevendo in cambio la trasmissione di antichi saperi – ad esempio  far la pasta in casa – e tanta gioia nel cuore.

Il dr Giovanni Bersano, direttore cure palliative presso l’AslTo4, ha approfondito il tema del volontariato su ruolo e valori che lo contraddistinguono.

Su alcune fragilità ci si è voluti soffermare trattandole nello spazio delle rubriche.
Si è svolto di recente un congresso nazionale a Torino sul tema della prevenzione dell’invecchiamento e sull’adozione di stili di vita salutari a partire dai cinquant’anni, intitolato «Come concepire e promuovere un invecchiamento in salute» organizzato dalla S.C. Geriatria e Malattie Metaboliche dell’Osso della Città della Salute e della Scienza di Torino e diretto da Giancarlo Isaia professore ordinario del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino e Vittoria Tibaldi dirigente medico presso la suddetta SC Geriatria e Malattie dell’Osso di Torino. Del libro del prof. Isaia “Invecchiare senza invecchiare” , edito da Pacini Editore Medicina presentato al convegno potete trovare alcuni interessanti spunti  nella recensione curata dalla nostra collaboratrice Ilaria Losapio, dottoressa in Scienze della Comunicazione (qui).

Ancora un’altra recensione di Ilaria Losapio su un  racconto esperienziale di Filippo Canzani, medico palliativista che da anni si prende cura delle persone nella condizione di fragilità a fine vita e si propone di offrire una visione di insieme su tale ambito di cura in “Dizionario delle ultime parole. Manuale sulle cure palliative per volontari e familiari” edito da Messaggero.

Uno squarcio della realtà famigliare nelle sue sfaccettature odierne, dalla precarietà lavorativa alla frattura coniugale scaturita da questa e altre motivazioni, alle difficoltà economiche, alla relazione genitori e figli, che si può cogliere nel film francese di Guillaume Senez recensito da Ilaria Losapio.

Infine segnaliamo alcune proposte editoriali de Lo Scaffale che a partire da questo numero saranno a cura del prof. Carla Corbella, docente di Etica della Vita presso la Facoltà Teologica di Torino alla quale rivolgiamo i nostri più calorosi saluti e ringraziamo di cuore il prof. don Giuseppe Zeppegno per la sua premurosa cura in questi anni dall’esordio della rivista.

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