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Eutanasia e suicidio assistito. Incontro a Roma promosso dal Tavolo Famiglia e Vita

11 Settembre 2019

Se il Parlamento non riuscirà a condividere un testo unico sulle questioni del fine vita la Corte Costituzionale potrebbe intervenire con una sua sentenza. Infatti ad un anno di tempo,  dopo che la Corte Costituzionale ha rinviato la data dell’udienza al prossimo 24 settembre sulla questione dell’illegittimità costituzionale o meno del reato penale di aiuto al suicidio  (art. 580 c.p.) riguardo al  processo a Marco Cappato, che ha aiutato  Fabio Antonioni ad andare in Svizzera perché gli venisse praticato il suicidio medicalmente assistito, il Parlamento ad oggi non ha ancora discusso le 6 proposte di legge presentate. La Consulta rinviò la trattazione sollecitando il Parlamento a provvedere alla questione e ad una normativa sul fine vita colmando così  il vuoto  legislativo. Per favorire un dibattito pubblico il Comitato Nazionale di Bioetica ha elaborato luglio scorso un documento in cui viene dato un inquadramento generale della problematica con opinioni differenti e divergenti.

Dinanzi a tale situazione di stallo parlamentare  e alla possibilità di  regolamentare il suicidio assistito, seppure in determinate situazioni di malattia e di sofferenza, oggi pomeriggio si è tenuto in Roma presso la Cei un incontro-dibattito di riflessione Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?  promosso dal tavolo Famiglia e Vita istituito presso la medesima istituzione, di cui fanno parte le associazioni Scienza & Vita, Amci, Aippc, Forum Sociosanitario, Forum delle Famiglie e Movimento per la Vita e a cui vi hanno aderito oltre 70 associazioni.

Per evitare il rischio di una depenalizzazione del reato che comporterebbe per il  Parlamento la regolamentazione del suicidio assistito,  il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei (il suo testo integrale Dignità intangibile,  è su www.chiesacattolica.it) nel ribadire “con forza” il diniego del diritto del darsi la morte e che vivere è un dovere anche per chi è malato e sofferente, propone che «la via più percorribile sarebbe quella di un’attenuazione e differenziazione delle sanzioni dell’aiuto al suicidio, nel caso particolare in cui ad agire siano i familiari o coloro che si prendono cura del paziente. Questo scenario, tutt’altro che ideale, sarebbe comunque altra cosa rispetto all’eventualità di una depenalizzazione del reato stesso».  La  discussione e modifica dell’art. 580 c.p.  in breve tempo o l’avvio di un iter di discussione della legge da parte del Parlamento,  come è l’auspicio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, – spiega il cardinale – «potrebbe indurre la Corte stessa a concedere un tempo supplementare». Tuttavia prima di iniziare i lavori sul reato di aiuto al suicidio in Parlamento si dovrebbero rivedere le Disposizioni Anticipate di Trattamento (n.219/2017) per i contenuti favorevoli al suicidio assistito e all’eutanasia in riferimento alla nutrizione e idratazione assistite, considerate trattamenti sanitari,  e quindi che possono essere sospesi,  alle circostanze per la sedazione profonda e alla possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza e ad un rafforzamento delle cure palliative.
Il cardinale Bassetti prosegue illustrando alcuni esempi degli effetti sociali  se il suicidio assistito o l’eutanasia fossero leciti.  Il suicidio assistito segnerebbe   «dal punto di vista giuridico un passaggio irreversibile, con enormi conseguenze sul piano sociale, in contrasto con l’art. 2 della  Costituzione italiana che recita «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, il primo dei quali alla vita». Vi si potrebbe ricorrere per qualsiasi motivo e, «per di più, con l’avvallo e il supporto delle strutture sanitarie dello Stato».  I momenti  più difficili dell’adolescenza diverrebbero un facile appiglio. Poi  dischiuderebbe scenari discriminanti su chi ha diritto alla cura e al nascere, se non si ha una qualche malformazione o malattia.  Infine nella logica del consumismo, la stessa sanità «diventerebbe sempre più una sanità a due livelli, e si accrescerebbe la pericolosa tendenza a offrire cure più o meno qualificate, a seconda delle possibilità economiche di ognuno».

(aggiornamento 12 settembre 2019)

Redazione Bioetica News Torino