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8 Aprile 2013
Supplemento Laici e cattolici in bioetica: Storia e teoria di un confronto

Giuseppe Zeppegno. Introduzione tematica

Introduzione tematica

Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto rappresenta la terza tappa di un importante cammino iniziato dal Prof. Giovanni Fornero con la pubblicazione nel 2005 del testo Bioetica cattolica e bioetica laica. Nella prefazione di quel suo primo libro di carattere bioetico l’Autore segnalava che non tutti gli studiosi del settore erano concordi nel riconoscere le divergenze dei due impianti teorici.

Nello sviluppo del testo, con dovizia di documentazione, evidenziava le diverse concezioni del mondo e della vita che i due paradigmi propongono. Concludeva affermando che le due impostazioni sono «strutturalmente diverse (e, su certi punti inconciliabili)» eppure non possono «fare a meno di coesistere e dialogare (e quindi di interagire)» (p. 203).

Tale sua convinzione fu nel 2008 confermata da un secondo testo, Laicità debole e laicità forte. Il contributo della bioetica al dibattito sulla laicità. Il volume, in ideale continuità con il precedente, ospitò i pareri di diversi esperti, cattolici e laici, che, stimolati dalla sua precedente opera, diedero un personale apporto alla nascente discussione. Nella terza parte del lavoro, rispondendo alle osservazioni ricevute, l’Autore notò che è legittimo sostenere che la bioetica non dovrebbe essere aggettivata, ma è altrettanto doveroso riconoscere che, di fatto, storicamente si è sviluppata sia in senso cattolico sia laico. Precisò che la divergenza si caratterizza per «due tipi diversi di ragione e due modelli alternativi di razionalità» (p. 206).

Il tema fu ripreso nell’articolo pubblicato sul terzo numero dell’annata 2009 di «Bioetica. Rivista interdisciplinare». In esso il Prof. Fornero suggeriva la continuazione del confronto. I commenti non si fecero attendere e furono pubblicati sulla medesima rivista. Pochi mesi or sono fu infine fu dato alle stampe, per i caratteri dell’Editrice Le Lettere, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, il libro che questa sera andiamo a presentare.

Nella prima parte il Prof. Maurizio Mori, come vi sarà presto documentato dal medesimo, conduce una attenta indagine storica degna di nota e di un ulteriore approfondito confronto. Sostiene che le questioni bioetiche sono state affrontate in questi decenni con due diversi atteggiamenti. Il primo, motivato dall’esigenza di dialogo e di rappacificazione, è da lui indicato come paradigma della convergenza. Il secondo, detto della divergenza, avrebbe visto la Chiesa più attenta a evidenziare le specificità del proprio pensiero.

Laici e cattolici in bioetica propone nel terzo capitolo articoli sia di matrice laica sia cattolica. Ritroviamo le riflessioni del Prof. Francesco D’Agostino, presente questa sera tra noi, Stefano Semplici, Sergio Bartolommei, Luciano Sesta, Maurizio Balistreri, Salvino Leone, Michele Aramini, Stefano Fontana, Elio Sgreccia. La lettura di questi contributi palesa la diversa posizione sulla questione anche tra quanti sono accumunati dal medesimo credo religioso o fanno comune professione di laicità.

In area cattolica si può ad esempio costatare che autori, come il Prof. D’Agostino, ritengono che la distinzione paradigmatica tra bioetica cattolica e laica sia un «equivoco» (p. 220) perché «l’universo è troppo variegato per essere letto in chiave dicotomica» (p. 221) e gli esponenti della bioetica cattolica e di quella laica non hanno idee uniformi (pp. 222-225). Altri, come il Card. Sgreccia, riconoscono che l’espressione più autorevole della bioetica cattolica sia quella del Magistero che «non ha inteso elaborare un trattato di bioetica cattolica, in senso formale, ma ha espresso quanto basta per individuare un paradigma dottrinale con cui il credente possa confrontarsi e da cui trarre principi e norme di comportamento» (p. 288). In area laica c’è invece chi, come il Prof. Bartolomei, auspica il superamento della dicotomia tra i due paradigmi a favore di un bioetica tout court capace di prestare attenzione all’autorità dei buoni argomenti (p. 241). L’idea della “terza via”, altra rispetto a quella cattolica e laica, è condivisa anche dallo schieramento cattolico come dimostra ad esempio il riportato studio del Prof. Semplici (pp. 226-234).

Nel secondo capitolo, rispondendo ai suoi interlocutori, il Prof. Fornero invita a mettere a fuoco un triplice fatto:

1. esistono due bioetiche;
2. sono caratterizzate da principi programmaticamente differenti sintetizzabili nelle due idee guida della disponibilità, non disponibilità della vita;
3. il dissidio paradigmatico è accompagnato da un parallelo dissidio teorico (pp. 105-106).

Nel quarto capitolo Egli riprende l’idea guida che l’ha accompagnato in tutta la sua riflessione bioetica. Ribadisce che esiste tra le due bioetiche «una contrapposizione paradigmatica» perché «rimandano a usi diversi della ragione e a modelli differenti di razionalità etica» (p. 296). Rinnova altresì la sua convinzione che sia ingiustificato ritenere che non ci sia possibilità di incontro e scambio tra le diverse posizioni anche se al momento è difficile individuare uno snodo risolutivo.

Egli scrive a pagina 81 che non è sua intenzione giudicare in questo libro la distinzione tra bioetica laica e cattolica e neppure considerare quali sono gli eventuali modi per superarla. Personalmente mi auguro che in futuro si possa arrivare ad una quarta pubblicazione scritta anch’essa a più mani in cui si tenti di dare una risposta anche a questa dimensione maggiormente operativa, eppure tanto necessaria in una nazione in cui questioni bioetiche rilevanti sono state gestite con contrapposizioni spesso laceranti.

Mi auguro che l’incontro di questa sera, fermamente caldeggiato sia dal Prof. Fornero, sia dal Centro Cattolico di Bioetica e dal Ciclo di Specializzazione della Facoltà Teologica di Torino e patrocinato dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura della Diocesi, offra un piccolo ma significativo contributo in questo senso.

Ci guidi quanto il Prof. Fornero scriveva a pagina 260 di Laicità debole e laicità forte. Egli invitava ad attuare lo sforzo di comprendere in modo simpatetico e approfondito i linguaggi e le verità altrui instaurando «ogni possibile etica del dialogo» che presupponga «alla propria base, un’etica della comunicazione basata non solo sul rispetto dell’altro ma anche sull’ascolto dell’altro. Un ascolto – si intende – privo di riserve a priori (intellettuali e morali) verso il proprio interlocutore e sia logicamente aperto anche nei confronti di chi è portatore di valori diversi».

© Bioetica News Torino, Aprile 2013 - Riproduzione Vietata

8 Aprile 2013 Supplemento Laici e cattolici in bioetica: Storia e teoria di un confronto