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Linee guida dal Ministero Salute per la PMA nella fase 2. Adottato tra le proposte il protocollo GISS della SIGOS

12 Maggio 2020

In sintonia con il DPCM del 26 aprile scorso aperto alla fase 2 di ripresa graduale del Paese dalle misure di contenimento restrittive di chiusura emanate, i responsabili del Centro Nazionale Trapianti Giulia Garavelli e del Registro Nazionale PMA Massimo Cardillo hanno aggiornato le linee guida precedenti riguardo le attività di Procreazione Medicalmente Assistita, in una nota informativa recente, del 5 maggio, per i  referenti regionali PMA e delle strutture competenti sul territorio.

Si tratta di raccomandazioni tecniche che prendono in considerazione le proposte per la fase 2 di società scientifiche nazionali e internazionali quali SIGO,  federazione della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia, che attraverso il suo Gruppo di interesse Speciale sulla Sterilità e Fertilità in Medicina della Riproduzione (GISS) e delle sue federate associazioni (www.sigo.it, Raccomandazioni, 06.04.2020) ed ESHRE, Società Europea di Riproduzione umana ed Embriologia (www.eshre.eu, Assisted reproduction and Covid-19, 23rd April 2020) a cui rimandano ai documenti di quest’ultima anche il Centro Europeo di Prevenzione delle  Malattie e Controllo ECDC in Coronavirus disease – 2019 (Covid-19) and supply of substances of human origin in Eu/EEA – first update, aprile 2020.

Contengono anche la messa in atto di un’attività di triage, per individuare e contenere eventuali rischi,  sia per le coppie che iniziano un trattamento sia per il personale dei Centri PMA. Per poter riprendere le attività si devono rivedere alcune problematiche connesse al Covid-19 dalla riorganizzazione degli spazi di accoglienza e delle attività al corretto uso dei DPI alla valutazione di sospensione o meno del trattamento in caso di infezione confermata o sospetta etc.

Le raccomandazioni riguardano:
prestazioni urgenti: rimangono attive le procedure di crioconservazione dei gameti per la preservazione della fertilità in soggetti oncologici e in pazienti candidati a terapie gonadotossiche, escludendo pazienti con gravi sintomatologia in corso. Nei soggetti con Covid-19  la crioconservazione di gameti se non può essere rinviata può avvenire in un tank separato.

trattamenti di PMA con o senza utilizzo di gameti da donazione
Si riprendono quelli sospesi e si iniziano i nuovi dando la priorità alle coppie per età o motivi clinici di urgenza per età. Riguardo all’uso di gameti da donazione viene raccomandato l’utilizzo di quelli già acquisiti importati o donati di provenienza nazionale prima dell’epidemia da Covid-19 e disponibili presso il Centro.

Attività di donazione di gameti
I gameti sovrannumerari donati (egg- sharing o sperm sharing) vanno crioconservati fino a quando non viene confermata in laboratorio o dalla clinica la negatività del/della donatore/donatrice dal tampone per la ricerca del nuovo coronavirus a 14 giorni dal prelievo/raccolta.

In caso di donazione “pura” l’anamnesi deve tener conto della sintomatologia da Covid-19 e in caso di sintomi conclamati o di soggetti paucisintomatici essa viene rinviata.

Chi dona va sottoposto a tampone nasofaringeo entro le 72 ore dal prelievo ovocitario/raccolta di liquido seminale vietando l’uso dei gameti in caso di conferma che rimangono in quarantena per almeno 14 giorni. Poi il testo afferma che «i donatori vanno rivalutati per la conferma di assenza di sintomatologia da Covid-19 o all’esecuzione di un nuovo tampone. Se non emergono sospetti di infezione i gameti potranno essere utilizzati».

importazioni di gameti e embrioni da donazione effettuati in altri Paesi
Quelle che sono state eseguite dopo il 31 dicembre 2019 i Centri di Pma devono avere un’ulteriore dichiarazione attestante la valutazione di non rischio di infezione da SARS-CoV-2.

A livello regionale il protocollo può cambiare con specifiche restrizioni.

La SIGO – Affermazioni del coordinatore del GISS Nicola Colacurci: «le coppie sono tutte in età lavorativa e quindi potenzialmente più esposte al rischio di contagio». Il protocollo SIGO.

Mediante la voce del Coordinatore del GISS che ha redatto il protocollo accettato, il prof. Nicola Colacurci, ha affermato in una nota del 12 maggio sul sito della SiGO, che si è lavorato in sinergia con le istituzioni sanitarie nazionali per l’identificazione di linee di indirizzo comuni da adottare nella fase delicata  2 di ripresa dei trattamenti di fecondazione assistita e data la disponibilità di collaborazione con le istituzioni regionali per la ripresa in sicurezza.

La sospensione a causa dell’emergenza da Covid-19  «per ogni mese di inattività determina una mancata esecuzione di circa 8 mila trattamenti, con una potenziale perdita di natalità mensile di circa 1500 bambini» aveva dichiarato lo stesso Colacurci in una nota stampa del 6 aprile sull’annuncio delle raccomandazioni per la ripresa elaborate.

Ha aggiunto che attualmente, «le coppie in cerca di prole sono tutte in età lavorativa e quindi potenzialmente più esposte al rischio di contagio. Pertanto, utilizzando l’andamento epidemiologico in tempo reale (tre triage successivi) delle coppie che si sottopongono a PMA le istituzioni sanitarie regionali potrebbero disporre di un campione selettivo dell’andamento epidemiologico dell’intera popolazione regionale. 

I tre triage servono alla verifica dello stato di salute delle coppie e degli operatori sanitari nel percorso di PMA.  Il primo triage viene effettuato in teleconsulto per ridurre il numero di accessi al Centro. Se vi sono sintomi lievi e aspecifici si prevede ad eseguire i test sierologici per il dosaggio degli anticorpi IgC e IgM. Invece se la sintomatologia è conclamata il prelievo ovocitario o il transfer di embrioni congelati sarà rinviato.

Nel  protocollo della Sigo- GISS adottato dal Ministero della Salute (scaricabile dal sito  www.sigo.it   https://www.sigo.it/wp-content/uploads/2020/04/Raccomandazioni_GISS_PMA_06.04.2020.pdf) si afferma che «Ad oggi, non esistono dati della letteratura scientifica sulla presenza o assenza del virus nel sistema riproduttivo umano, nel fluido follicolare, nel plasma seminale, o adeso a ovociti, spermatozoi ed embrioni. Questa presenza è improbabile per la mancanza del recettore di attacco del virus su queste cellule. Nel caso dei fluidi a questi associati (plasma seminale e fluido follicolare) non si hanno a oggi informazioni, per cui si consiglia effettuare un numero di lavaggi adeguato dei gameti, come previsto nei casi di utilizzo di gameti di persone affette da altre patologie virali. Riguardo alle procedure PMA, ad oggi non sono disponibili dati sul rischio di contaminazione dei sistemi di coltura con il virus SARS-COV-2, né sulla possibile interferenza con lo sviluppo embrionale in vitro. Sono quindi necessari studi su questo tema.»

E sulla crioconservazione che «Ad oggi non vi sono dati sulla possibilità di contaminazione crociata tra campioni infetti da SARSCOV-2 e campioni non infetti immagazzinati nello stesso contenitore. Nel caso si trattino pazienti potenzialmente a rischio, si raccomanda di crioconservare in dispositivi ad “alta sicurezza”.»

Redazione Bioetica News Torino