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Londra. La piccola Tafida potrà proseguire le cure al Gaslini. L’Alta Corte: no alla sospensione dei trattamenti vitali

04 Ottobre 2019

Dopo il pronunciamento della sentenza dell’Alta Corte di Giustizia in Londra di giovedì scorso, 3 ottobre,  di  non interrompere il sostegno vitale alla piccola Tafida e di consentire ai suoi genitori Shelina Begum e Mohammed Raqeeb di proseguire le cure all’estero come avevano richiesto, la direzione del Barts Health NHS Trust di Londra, ha fatto sapere in una nota che non farà seguire alcun ricorso.

Alistair Chesser, Direttore sanitario di Barts Health NHS Trust ha affermato oggi  che «I nostri medici  e infermieri continueranno a prendersi cura il più possibile di Tafida per tutto il tempo che rimarrà nostra paziente. Sosterremo anche la famiglia nei programmi di cura alternativi per Tafida. Questa è una situazione difficile per chiunque è coinvolto e siamo grati al Giudice per la sua decisione per quello che è meglio per Tafida, presa in circostanze uniche e spiacevoli», ha dichiarato oggi Alistair Chesser, Direttore sanitario  di Barts Health NHS Trust.

Dall’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova il direttore generale Paolo Petralia  ha annunciato ieri su Facebook che sono felici di poter accogliere Tafida spiegando che  «poiché non sempre purtroppo,  è possibile guarire, ma sempre è doveroso prendersi cura e offrire spazio di accudimento ed accoglienza». E si sofferma poi sulla particolare condizione in cui riversa la bambina e tanti altri come lei, dicendo che «il tempo, che viene offerto a Tafida e alla sua famiglia, è una condizione di dignità e qualità della vita, che da sempre al Gaslini viene offerto ai bambini di tutte le nazionalità e in tutte le condizioni».

Dalla stampa britannica la bbc.com del 4 ottobre si apprende che Tafida potrà presto andare in Italia, all’Ospedale del Gaslini di Genova, dove i suoi genitori si erano rivolti affinché se ne prendessero cura in quanto gli specialisti britannici sostenevano che la bimba non si sarebbe potuta più riprendere ed era nel suo migliore interesse lasciarla morire. Era iniziata così la questione legale, portata avanti per alcuni mesi da parte dei genitori per il venire meno del diritto alla libertà di cura per Tafida nell’Unione europea. Al giudice il Barts health NHS Trust ha chiesto di togliere il sostegno vitale perché nel miglior interesse della bambina. Tafida è una bambina di cinque anni, ricoverata da febbraio scorso al Royal London Hospital, in stato di minima coscienza, sostenuta da terapia artificiale, dopo aver riportato un grave danno cerebrale causato da  una malformazione arteriovenosa. Poco prima la bambina aveva detto a un genitore di avere mal di testa e poi è svenuta.

Una situazione che è stata vissuta similmente dai genitori di Alfie Evans, affetto da una patologia neurologica degenerativa,  e di Charlie Gard, nato con una malattia genetica rara,  bambini accomunati da  una gravissima condizione di disabilità, nell’aver dovuto ricorrere alle vie legali, appellarsi all’Alta Corte per aver visto limitati i loro diritti di responsabilità nei confronti dei loro bambini malati, per dover chiedere che i loro bambini potessero continuare a vivere ed  essere trasferiti altrove presso strutture che si sarebbero presi in cura in modo amorevole di loro fino alla morte. Solo i genitori di Tafida hanno, per così dire, vinto: la terapia vitale non è stata sospesa nel migliore interesse del bambino.   Sono di origine musulmana e  hanno affermato che secondo la legge islamica spetta solo a Dio di decidere di terminare la vita.

Redazione Bioetica News Torino