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Misure di prevenzione contro la violenza verso operatori sanitari nella Giornata nazionale nella due giorni dei lavori dell’Omceo di Bari

13 Settembre 2019

Da Bari nelle due giornate di lavoro, 13 e 14 settembre, per l’Ordine dei medici provinciale, organizzato in collaborazione con FNOMCeO, e avente per tema la V giornata nazionale contro la violenza agli operatori dedicata alla psichiatra Paola Labriola, che perse la vita nel 2013 per una settantina di coltellate infertale da un paziente e la V edizione di approfondimento sulla formazione del medico, il presidente dell’Ordine di Bari e della Federazione nazionale Filippo Anelli ha, nel corso della conferenza stampa introduttiva alla Giornata ha messo in luce, in modo chiaro e sintetico, cinque punti che rivolge al Ministro della Salute Roberto Speranza.

Primo punto, si attende con celerità un decreto legge che inasprisca le pene e consenta la procedibilità di ufficio, la messa in sicurezza delle strutture sanitarie e la presenza di un presidio di polizia al P.S. Secondo, il ripristino di un Osservatorio contro la violenza agli operatori sanitari, istituito in precedenza sotto il ministero di Lorenzin, per monitorare gli episodi di violenza e revisione della raccomandazione ministeriale n. 8. Terzo la definizione da parte della Sisac e dei sindacati dei requisiti di sicurezza delle sedi di guardia medica, revisione dell’organizzazione dei servizi di continuità assistenziale. Quarto un percorso formativo per la preparazione alla gestione degli episodi di violenza degli operatori di emergenza -urgenza  e di continuità assistenziale. Infine la possibilità di una tutela assicurativa per il risarcimento dei danni e lesioni a causa di episodi di violenza.

Da un anno presentato in Senato, il disegno di legge n. 867/2018 è attualmente da luglio in stato di relazione che deve essere approvato. Nel contempo sia dalla Federazione degli infermieri FNOPI che dalla FNOMCeO si è provveduto alla formazione. Nel corso della conferenza stampa  il prof. Mario Picozzi, psichiatra, criminologo  e docente  dell’Università Iulm di Milano ha presentato un corso nuovo telematico di prevenzione per gli operatori sanitari,  C.A.R.E, acronimo  che sta per i quattro elementi di base per la prevenzione  Consapevolezza, Ascolto, Riconoscimento, Empatia. Da lui realizzato, sono riconosciuti 50 crediti formativi ed è gratuito, fruibile dal sito fondazionepietropaci.com.  Accompagnato da una dispensa di 230 pagine il Corso affronta diverse tematiche, tra queste  miti e pregiudizi sulla aggressività e violenza, la corretta comunicazione, soggetti difficili, i principi di autodifesa verbale, disturbi psichiatri e abuso di sostanze.  Nel giro di un mese dall’attivazione ha avuto 27 mila iscritti tra gli infermieri ha detto la presidente FNOPI Barbara Mangiagalli. 10mila aggressioni all’anno,  minacce verbali o fisiche, subiscono gli infermieri.

Secondo un’indagine dell’Università di Tor Vergata di Roma, l’89% degli infermieri nel triage ospedaliero, è stato vittima di violenza sui luoghi di lavoro.  Il 43% da lancio di oggetti,  schiaffi e pugni dal 37,2%, calci dal 26,2% e violenze verbali registrate dal 26,6%.  Non migliore la situazione sul fronte medico dove secondo un sondaggio della Anaao Assomed il 65% dei medici è stato vittima di aggressione, soprattutto coloro che operano in PS e al 118.

Non deve dominare la rassegnazione che causa gravi effetti collaterali, come la mancata denuncia dell’immobilismo dei decisori ma anche il burnout con esaurimento emotivo, perdita del senso di sé e demotivazione nello svolgimento della professione,  spiega Filippo Anelli.

Le conseguenze si riversano inevitabilmente sulla qualità di cura, la mancanza di fiducia tra medico, infermiere  e paziente. I due presidenti  dei rispettivi ordini sottolineano la necessità di misure preventive «per garantire ai cittadini il diritto alle cure, al medico il diritto di curare in sicurezza, all’infermiere quello di assistere chi ne ha bisogno» e della messa in sicurezza dell’ambiente di lavoro nonché di un presidio di polizia nei pronto soccorso».

Redazione Bioetica News Torino