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Premio Wallenberg a Amani Ballor pediatra siriana che ha salvato in guerra centinaia di vite nell'ospedale sottorraneo di Al Ghouta

16 Gennaio 2020

Amani Ballor,  medico pediatra  ritirerà il Premio R. Wallenbourg del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 17 gennaio p.v.. È qui ritratta in una foto del documentario Cave di Feras Fayyad (Danimarca, Germania, Usa 2019) in cui  interpreta il ruolo di se stessa mentre lavorava nel’ospedale sotterraneo di Al Ghata detto Cave ©Nationalgeographic.com

In una Siria martoriata dalla guerra la giovane donna Amani Ballor riesce a laurearsi medico pediatra superando ogni ostilità nei confronti di una mentalità culturale discriminatoria verso le donne e a portare la sua passione e dedizione professionale nel salvare la vita umana prestando ogni giorno con coraggio e umiltà soccorso, insieme ad un’equipe che dirigeva, a  piccoli e adulti feriti, dai corpi straziati da bombe, dai gas chimici, dalla violenza della guerra, che entravano in quel centro ospedaliero sotterraneo, detto Cave,  della sua città, Al Ghouta, nei pressi di Damasco, sotto assedio. Venerdì 17 gennaio, alle ore 16, questa donna pediatra Amani Ballor, che vive attualmente in Turchia dove si è rifugiata nel 2018,  verrà insignita dal Consiglio d’Europa delle Nazioni Unite nella sede di Strasburgo del Premio Raoul Wallenberg. Con il suo coraggio, costanza e impegno ha salvato centinaia di vite umane rimanendo in quel rifugio ospedaliero sotterraneo dal 2013 al 2018,  lavorandovi ininterrottamente sin da quando agli inizi constava di poche camere e poche forze, che vennero ad aggiungersi man mano dotando la struttura di strumentazioni provenienti da altri ospedali  che venivano in superficie bombardati. «È un fulgido esempio dell’empatia, della virtù e dell’onore che possono fiorire anche nelle peggiori circostanze: in mezzo alla guerra e alla sofferenza», afferma il segretario generale del Consiglio d’Europa Marja Pejčnović Burić che la insignirà del prestigioso premio. Aggiunge:  «Ha iniziato come volontaria prestando soccorso ai feriti per arrivare, diversi anni dopo, a dirigere un team di circa 100 persone». Una cerimonia che si svolgerà nella ricorrenza del diplomatico svedese di Budapest Raoul Wallenberg, da cui prende il nome il premio, la cui memoria va alle decine di migliaia di ebrei che salvò dall’Olocausto e al giorno del 17 gennaio del 1945 in cui ricorre la data del suo arresto da parte delle forze sovietiche e che da allora non si seppe più nulla. L’evento si concluderà con la visione del documentario Cave del regista siriano Feras Fayyad, che ha ricevuto riconoscimenti per aver saputo trattare questioni contemporanee della Siria e del mondo arabo, come Last men in Aleppo che nel 2018 gli valse l’Academy Award. The Cave (Danimarca, Germania, Usa 2019) è una produzione di Kirstine Barfod e Sigrid Dyekjaer candidato al premio Oscar 2020 come miglior documentario e per il riconoscimento del Producers Guild Awards 2020 come miglior produttore di documentario a Carolyn Bernstein. Narra la storia di Amid Ballour, tra l’altro da lei stessa interpretata, in cui il regista mette anche in luce il coraggio, la resilienza e la solidarietà tra Ballour e le sue colleghe Samaher e la dottoressa Alaa e il rispetto nei suoi confronti del dottor Salim. È il racconto di quanto accadeva in quel periodo in cui si soccorrevano persone nel rifugio ospedaliero sotterraneo del suo paese natale Al Ghouta, fino a quando è stata costretta, come gli altri, ad evacuare i feriti e lasciarlo, era  il 18 marzo 2018. «Pensavo alle persone che erano passate in questo ospedale. Era una bambina quando la struttura che sarebbe diventata un ospedale venne costruita e più tardi vi lavorai per sei anni. Fummo lì assediati, attaccati, salvammo e perdemmo vite. Avevo così molte memorie in quel luogo, molte delle quali dolorose ma anche belle. Mi faceva molto male lasciare l’ospedale», afferma Ballour nell’intervista a Rania Abouzeid pubblicata sul National Geographic il 22 novembre 2019 intitolato This Sirian saved thousands in an underground hospital.  Dal 2014 con cadenza biennale, nella memoria dell’eroicità di questo diplomatico, antisemita di Budapest che mise in pericolo la propria vita per salvare migliaia di persone, viene consegnato il Premio Wallenberg, del valore di 10 mila euro, ad una persona o ad un gruppo di persone  o ad un’organizzazione che si è distinta particolarmente in opere umanitarie. Nel 2018 il Premio è stato ricevuto dall’organizzazione internazionale di Budapest European Roma Rights Centre (ERRC) contro la discriminazione dei rom in Europa mentre nel 2016 dall’associazione greca “Agkalia” dell’isola di Lesbo per l’assistenza ai rifugiati e migranti e nel 2014 al regista Elmas Arus nella capacità di  far crescere la consapevolezza delle condizioni in cui vivono la comunità  rom in Turchia e nel mondo. «Con il suo operato, Amani Ballour ha dato viva manifestazione dei principi fondanti la nostra professione, per i quali  dovere del medico sono la tutela della vita, della salute psico- fisica e il sollievo dalla sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzione alcuna, di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera», ha commentato il presidente della Federazione nazionale dei medici e degli odontoiatri (Fneomceo) Filippo Anelli alla notizia dell’assegnazione del Premio alla pediatra siriana Ballor.]]>

Redazione Bioetica News Torino