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65 Gennaio 2020
Bioetica News Torino Gennaio 2020

Uno sguardo sulla persona che va oltre la fragilità Presentazione del Convegno dell'Unitalsi Piemontese "Ai confini della Vita", sabato 25 gennaio al Cottolengo di Torino

Il convegno rientra nel percorso formativo dei volontari unitalsiani; l’Unitalsi è da sempre al servizio dei malati e di quanti vivono condizioni di disabilità offrendo loro la possibilità di vivere un percorso di fede attraverso l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes ed ai santuari mariani. Da anni si occupa della formazione dei sanitari che accompagnano i pellegrini malati.

Maria Rosaria SARDELLA FOTO SARDELLA GEN 2020_2

Questo convegno si propone di aiutare quanti sentono la motivazione profonda di essere custodi della vita, di riflettere sul significato dei confini che spesso vengono visti come barriere ma che possono diventare canali di comunicazione che veicolano verso nuovi incontri e relazioni. È questo il filo rosso che lega le varie relazioni, scoprire la bellezza della vita dal suo sorgere, la dignità dell’embrione dalle sue prime fasi fino al raggiungimento della sua autonomia.
Padre Carmine Arice ci parlerà dell’Antropologia della fragilità dando uno sguardo diverso sulla persona che va oltre la fragilità. Tutte le volte che il desiderio sovrasta la dignità della persona, è la parte più fragile e debole della vita ad essere in pericolo, sia nel caso di una gravidanza interrotta, sia nell’arrogarsi il diritto di non lasciar vivere fino alla fine l’anziano o il malato terminale.
Verranno affrontate e discusse in modo scientifico le varie condizioni di immaturità e prematurità di impatto importante sulla qualità di vita del nucleo familiare (Paolo Manzoni).
Il processo poi della identificazione di sé dell’essere umano, e nello specifico l’identificazione nel proprio sesso di appartenenza biologica, identità di genere, è un processo veramente al confine iniziale dell’esistenza umana (Chiara Manieri).
Nel corso della vita la fragilità, la debolezza, le limitazioni non possono mai invalidare l’altissima ed intrinseca dignità di ogni essere umano ( Dott. Liboni, Dott. Bo).
Anzi la dignità dell’uomo diventa la fonte ed il motore attraverso i quali ogni esistenza, anche quando è segnata dal dolore e dalla sofferenza, può trovare la sua piena realizzazione. Essere ministri della vita significa accogliere l’altro e la sua fragilità. Significa riconoscere nell’altro una persona unica, degna. Significa adoperarsi perché la sofferenza non diventi un motivo di solitudine e disperazione, ma un ponte attraverso il quale si possa nuovamente abbracciare la speranza. Ecco che allora anche le cure palliative diventano la restituzione di un oltre.
Con umiltà, con la consapevolezza dei limiti nostri e della medicina in generale: prima ancora che curanti e pazienti, uomini e donne accanto ad altri uomini e donne nei momenti più difficili, ma spesso più preziosi della vita. Ogni volta un po’ più oltre perché, come dice P. Polisca «…Oltre si trova l’oceano sconfinato dei valori umani e spirituali (Ferdinando Garetto)
La comprensione, la disponibilità ed il dialogo vanno oltre le competenze e coscienza professionale. S. Agostino diceva: «L’Accoglienza permette di dialogare; Insegnami la scienza illuminandomi la mente, perché se la scienza non ha una mente aperta non serve a nulla, è pura erudizione».
La seconda parte parla del servizio a Lourdes, uno dei luoghi dov’è legata una grazia particolare. Ci sono luoghi dove soffia lo Spirito. Questa frase scritta da Maurice Barrès, significa la dimensione soprannaturale di certe terre.
Essere volontari unitalsiani con il carisma sanitario vuol dire essere testimoni di speranza, alla sequela di Gesù medico sui passi di Bernadette. Ministri della vita nella missione di salvezza.

Ai confini della vita locandina con il programma

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