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News dal Mondo

Al Patriarca Kirill “Condividi i pensieri di angoscia di Papa Francesco sui ‘fiumi di sangue e lacrime che traboccano in Ucraina’”

10 Marzo 2022

Una lettera per fermare il massacro del popolo ucraino e aprire una via diplomatica di pace nella fratellanza di pastori cristiani è l’intento che ha mosso martedì 8 marzo l’Arcivescovo di Lussemburgo Jean Claude Hollerich, rappresentante delle conferenze episcopali cattoliche dell’Unione Europea, a rivolgersi al Patriarca Kyrill di Mosca e della Federazione Russa della Chiesa ortodossa russa.

Una lettera con cui si descrive la realtà di quanto stia accadendo in Ucraina.

Alcuni giorni prima emittenti televisive e testate internazionali hanno dovuto sospendere il loro servizio in Russia a causa dell’inasprimento delle pene (Tass, 4 march 2022), arrivate fino a 15 anni di prigione, per la diffusione di notizie considerate “false” se in contraddizione con la comunicazione ufficiale russa sull’operato delle forze armate, a partire dall’uso improprio del termine “guerra” in Ucraina anziché “operazione militare”.

Parole che non sono potute passare inosservate, dai media e da alcuni ortodossi, quelle pronunciate dal patriarca Kyrill, nell’omelia domenicale del 3 marzo scorso attorno alla guerra in corso in Ucraina affermando di «essere entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico» (RaiNews.it, 7 marzo 2022), in un conflitto contro il peccato raffigurato dai comportamenti che violano la legge di Dio nella società contemporanea, accanto alla sofferenza degli ortodossi filorussi nel Donbass.

300 chierici ortodossi russi hanno firmato una lettera indirizzata al patriarca Kyrill per chiedere la pace e l’interruzione del conflitto in Ucraina. Tra questi Giovanni Guaita, originario di Iglesias, sacerdote della Chiesa ortodossa russa in Mosca.

Hollerich richiama il Patriarca al senso della fratellanza cristiana, alla compassione reciproca per l’insensatezza della guerra in Ucraina i cui effetti distruttori sono visibili a tutti, nella quale «migliaia di soldati e civili hanno già perduto la vita e più di un milione sono sfollati o fuggono dalle loro abitazioni, soprattutto donne e bambini vulnerabili» e a lui da cui molti si aspettano un segno di speranza per una soluzione pacifica ricordandogli come nel 2016 si era unito a Papa Francesco nel “deplorare l’ostilità in Ucraina”, causa di molte vittime.

Chiede che sia la sua voce condivisa con il patimento e le preoccupazioni di Papa Francesco «per quei fiumi di sangue e lacrime che travolgono l’Ucraina» per quei rivolta alle autorità russe per fermare le ostilità contro il popolo ucraino e intraprendere una soluzione diplomatica nel dialogo, nel senso comune e nel rispetto della legge internazionale mentre si consentono sicuri corridoi e assistenza umanitaria.

Fa comprendere come la situazione è drammatica e un “conflitto europeo più ampio” che si inneschi con “conseguenze catastrofiche” è alle porte: «Poiché attacchi violenti colpiscono l’Ucraina e la sua gente ogni giorno con maggior irruenza, cresce in modo drammatico di ora in ora il bisogno di assistenza umanitaria mentre sul piano diplomatico gli sforzi rimangono finora infruttuosi».

Protestanti e Cattolici francesi riuniti per la Pace in Ucraina

A livello nazionale, in Francia i presidenti della conferenza episcopale Éric de Moulins-Beaufort e della federazione protestante il pastore François Clavairoly si sono trovati nel tardo pomeriggio presso la Cattedrale della Santissima Trinità di Parigi, centro dell’Esarcato dell’Europa occidentale del Patriarcato di Mosca, insieme al parroco della Cattedrale. Hanno discusso sulla situazione in Ucraina e presentato le loro rispettive lettere da consegnare la Patriarca di Mosca e della Russia esortandolo ad un ascolto per il dialogo e «sull’importanza della sua responsabilità in questo conflitto».

A Kiev arriva l’inviato speciale per assistenza umanitaria da Papa Francesco

Si chiama Konrad Krajewski ed è lì per aiutare il popolo ucraino insieme al nunzio apostolico in Ucraina mons. Kulhokas.

«Se non si riesce a raggiungere sufficienti garanzie per evacuare le persone, dì a tutti che ci vado io a prendere le persone. Sappiano però tutti che se bombardano, bombardano me, bombardano l’inviato del papa, e dillo con certezza» sono le parole del cardinale Krajewski riferite dal nunzio.

Prima del suo arrivo, racconta il nunzio a Chiara Biagioni in un’intervista per l’agenzia Sir, il 10 marzo, che si era dovuto ricorrere all’intervento della Segreteria di Stato per poter evacuare i bambini di un orfanatrofio nei pressi di Kiev, che erano al freddo e senza luce da qualche giorno, in sicurezza; il rischio è proprio durante le evacuazioni a causa dei bombardamenti, spiega il nunzio Kulhokas.

Sono a Kiev e riescono ancora ad organizzarsi per il coordinamento delle richieste e degli arrivi degli aiuti umanitari, si aiutano l’un l’altro, insieme con la Caritas Spes, le parrocchie, le suore di Madre Teresa. La situazione è più difficile nelle altre città come Mariupol o a Irpin dove un sacerdote è nel bunker da 4-5 giorni.

A Leopoli nella cattedrale della Chiesa cattolica latina si è tenuta una preghiera ecumenica per la pace e per chiedere alla Russia di fermare la guerra, guidata dal card. Krajewski insieme a rappresentanti delle diverse chiese in Ucraina, l’ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca, protestanti e rappresentanti delle comunità ebraiche.

In Ungheria a Beregove, un inviato da Papa Francesco

Nel piccolo villaggio situato a nord dell’Ucraina, in Ungheria, terra di confine in cui sono ammassati i profughi in fuga dalla guerra, è arrivato il prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale mons. Czerny.

In quella terra di confine si presenta il dramma nel dramma. Alcuni ucraini sembra che chiedano fino a 2000 grivnia per aiutare i loro connazionali a superare il confine oppure per procurare agli uomini un certificato di cattiva salute in modo da raggirare la legge marziale che li costringe nel Paese. Vi sono, descrive Cernuzio in Vatican News (10 marzo), poi quelli che si offrono a caro prezzo per portarli a Budapest mentre li accompagnerebbero pulman ungheresi fermi fuori frontiera. Nel centro caritas di Barabas, alla frontiera, che chi piange per la casa demolita a Kiev, chi deve andare in Germania per l’alloggio e chi in Austria o negli Usa e chi era fuggita dalla guerra nel 2014 nel Donesk ora si ritrova di nuova in fuga da Kiev.

A Mariupol fosse comuni senza preghiera cristiana

Devastazione di strutture sanitarie, uccisioni di massa a Mariupol, corpi esanimi gettati in fosse comuni. Si rievocano i tempi del nazismo, delle repressioni di Stalin così ritrae la situazione a Kiev nella 15 giornata di guerra Sviatosla Shevchuck, capo della chiesa greca cattolica ucraina che grida: Dobbiamo dire a tutto il mondo: «fermate le uccisioni di massa della gente». La gente, si riportano le sue parole nell’agenzia Sir, muore di fame, di freddo, sulle teste cadono i razzi, i missili, le bombe: si devono aprire i corridoi umanitari, si deve avere la possibilità di salvare la gente, si deve chiudere il cielo ucraino per le armi russe, per l’aviazione russa che bombarda la popolazione civile.

Si è dinanzi ad una catastrofe umanitaria, ma questa guerra possiamo fermarla insieme, afferma Shevchuck.

La “Casa della Misericordia” in Ucraina

Da un centinaio di minori con disabilità soprattutto intellettiva, residenziale e ambulatoriale diurno, che ospitava sono rimasti durante la guerra in tre persone dello staff, 30 minori residenti e 40 adulti con bambini. Lo racconta la presidente del centro di accoglienza Fondazione don Gnocchi che è presente dal 2018 in Ucraina, Tetyana Dubyna a Simone Baroncia per Acistampa. Accoglieranno profughi e vittime di guerra con la caritas locale. Attualmente la situazione è critica: le riserve di acqua sono scarse, mancano rifornimenti nei negozi, alcuni sono chiusi , lunghe code nelle farmacie, la rete internet funziona ad intermittenza, funzionano finora le linee telefoniche.

redazione Bioetica News Torino