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Amalgama dentale e mercurio Stilato un Piano nazionale ministeriale per eliminare l'uso di amalgama dentale entro il 2024

24 Febbraio 2021

L’Italia si appresterà ad una graduale dismissione ed eliminazione della amalgama dentale in ambito odontostomatologico fino alla cessazione d’uso prevista entro il 31 dicembre 2024. È il nuovo Piano nazionale, pubblicato sulla GU il 19 febbraio u.s, e diffuso sul sito del Ministero della Salute, della Salute e dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell’Economia predisposto secondo le indicazioni del Regolamento Europeo del 2017/852, entrato in vigore nel 2018, in materia di mercurio e conforme alla Convenzione internazionale di Minamata del 2013, firmata in Giappone a Kumamoto ed entrata in forza nel 2017. Entro un mese si costituirà un gruppo di lavoro per il monitoraggio semestrale del piano ai cui lavori parteciperanno i rappresentanti dei tre ministeri, gruppo che entro un anno riferirà degli esiti al Ministero della Salute. Come per gli altri Piani nazionali dell’Unione Europea quello italiano sarà inviato alla Commissione Europea che entro il 31 dicembre del 2024 riferirà in Parlamento e al Consiglio sullo stato dell’arte e valutazioni.

La tradizionale miscela usata da secoli per il restauro conservativo dentale è composta di mercurio e altri metalli, come argento, rame, stagno e zinco, e per il fatto che contiene mercurio, sostanza tossica dannosa alla salute umana ed inquinante per l’ambiente, il Parlamento e il Consiglio europeo con il Regolamento del 2017, prefiggendo misure per la graduale eliminazione d’uso, all’art. 10 dedicato all’amalgama dentale ne ha vietato l’impiego in forma libera dagli inizi del 2019 consentendo l’utilizzo nella forma incapsulata e pre-dosata e ne ha impedito l’uso dal 2018 per la cura dei minori di 15 anni, delle donne in gravidanza o in allattamento ad eccezione che fosse ritenuto dal medico odontoiatra «strettamente necessario per esigenze mediche specifiche del paziente». E sulle misure di prevenzione e di raccolta dei rifiuti tossici, fissava dal 2019 per gli operatori degli studi odontoiatrici che «utilizzano l’amalgama dentale o rimuovono otturazioni contenenti amalgama dentale ovvero denti con tali otturazioni, devono garantire che il proprio studio sia dotato di separatori di amalgama per trattenere e raccogliere le particelle di amalgama, incluse quelle contenute nell’acqua usata»; di garantire dal 1 gennaio 2021 che tutti i separatori di amalgama in uso assicurino il livello di ritenzione delle particelle di amalgama pari almeno al 95%; infine che i rifiuti di amalgama compresi i residui, le particelle e le otturazioni di amalgama, nonché i denti o loro parti contaminati con amalgama dentale siano gestiti e raccolti da una struttura o da un’impresa per la gestione dei rifiuti autorizzata.

Il gruppo tecnico per l’elaborazione del Piano nazionale si è confrontato con rappresentanti delle associazioni professionali Ani, Aio e Adi, della Commissione albo odontoiatri della Fnomceo, dell’Università, dell’Industria di materiali dentari Unidi e dei distributori di articoli odontoiatrici Ancad.

Il Piano si articola in quattro punti. Il primo riguarda l’istituzione del gruppo di lavoro, il secondo l’informazione e la formazione rivolta agli operatori del settore e di coloro che sono coinvolti dalla filiera alla comunità medico e scientifica. Vi sarà istituita una giornata di sensibilizzazione per la popolazione in generale. Il terzo è il monitoraggio annuale del Ministero della Salute sulla vendita delle confezioni di amalgama in forma incapsulata e pre-dosata nelle varie modalità di confezionamento con i dati acquisiti dal 1 settembre 2020 per verificarne la raggiunta eliminazione dell’uso e della commercializzazione mentre dal 1 gennaio 2021 quelli relativi ai volumi di scarti di amalgama ritirati e stoccati acquisiti dal Ministero dell’Ambiente. Infine il quarto è la relazione finale con le eventuali misure da adottare ulteriormente se non venisse raggiunto l’obiettivo, prevista entro il 30 giugno 2024.

La Commissione Europea ha avviato uno studio per poter valutare la fattibilità della graduale eliminazione dell’amalgama entro il 2030 e sui vantaggi ambientali oltre alla fattibilità sull’attuazione del divieto di fabbricazione, esportazione, importazione di prodotti con aggiunta di mercurio disciplinato dall’Unione Europea come richiedeva il Regolamento Europeo del 2017 (art. 19). Nella Relazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio del 18 agosto 2020 in tema di mercurio e della amalgama dentale, riferiva che essa «rappresenta il principale uso del mercurio ancora consentito nell’UE» con una riduzione del 43% circa nel 2018 in cui il consumo annuale stimato in UE -28 era 27-58 tonnellate di mercurio rispetto alle stimate 55-95 tonnellate nel 2010 (Bio Intelligence Service 2012). Poi delle 372 milioni di ricostruzioni dentarie nell’UE-28 nel 2018 si stima una percentuale tra il 10% e il 19% di uso di amalgama dentale. Nel confronto tra i diversi Paesi si osserva dal grafico per ciascun Stato il numero di ricostruzioni con amalgama dentale e con materiali alternativi. In Italia l’uso è alquanto basso, l’1% rispetto al 22,5 % dei materiali alternativi mentre Polonia, Francia, Romania, Gran Bretagna presentano ancora un uso diffuso accanto ai materiali alternativi privi di mercurio. Tra i fattori di riduzione dell’amalgama con materiali privi di mercurio come le resine composte, la ceramica e i cementi vetroionomerici vi è la gradevolezza estetica nonché una consapevolezza da parte dei consumatori sugli effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente.
La Commissione ritiene che la maggioranza di studi odontoiatrici nell’UE conoscano le tecniche di ricostruzione con i nuovi materiali alternativi per il fatto che sono altamente utilizzati. Tuttavia da parte delle organizzazioni di categoria ‒ si precisa nella Relazione ‒ emerge una certa «preoccupazione una certa mancanza di informazioni disponibili sui materiali privi di mercurio nonché sul profilo di sicurezza e sulla biocompatibilità di certi materiali, alcuni dei quali contengono bisfenolo A (BPA) e nanoparticelle» e che dallo studio dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare del 2015 «il rilascio del BPA da determinati materiali dentali è associato soltanto a rischi trascurabili per la salute e che l’esposizione al BPA rientra nella dose giornaliera tollerabile».
Sul piano ambientale il processo di eliminazione nel tempo comporterebbe dei benefici per la salute e per l’ambiente, consentendo anche un miglioramento del trattamento delle acque reflue e la revisione della direttiva sui fanghi di depurazione che rientra tra gli obiettivi di un’Economia circolare per un Europa più pulita. La presenza del mercurio nelle acque reflue costituisce un problema in quanto finisce nei fanghi degli impianti delle acque reflue e poi sul terreno. Nel 2010 nell’UE si è stimato circa 8 tonnellate di mercurio di amalgama dentale dovuto allo spargimento dei fanghi nel terreno.
La Relazione sull’amalgama dentale si conclude da un lato con la necessità di una legge per poter incidere con più celerità per la salute pubblica e dall’altro facendo emergere la questione sui motivi per i quali l’amalgama dentale debba essere consentita in determinate condizioni ed avere più informazioni utili sui materiali alternativi, nonché altri studi sulle emissioni di mercurio associate all’amalgama.

«L’allontanamento di un possibile “phase-out” al 2030, quando si discuteva di un possibile bando immediato, è stato il più concreto successo dell’azione politica del CED (Council of European Dentists), ma come vedremo non il solo. L’argomento principale a favore di una maggiore prudenza nell’eliminazione dell’amalgama dal mercato è stato sicuramente l’incertezza rispetto all’effettivo impatto dei materiali alternativi (compositi e vetroionomerici su tutti) sulla sicurezza ambientale e del paziente», affermava Marco Landi, Presidente del Council of European Dentists in un articolo del 2 novembre 2020 sulla rivista AndInforma dell’Associazione nazionale dentisti italiani, intitolato Amalgama: non è ancora detta l’ultima parola. Considerando doveroso il rispetto delle indicazioni del Regolamento europeo su produzione, utilizzo e smaltimento dei residui di amalgama per la riduzione dell’impatto ambientale del mercurio partendo dalla dotazione di separatori di amalgama, Marco Landi sosteneva anche che il Council of European Dentists contrasta il  il bando totale dell’uso dell’amalgama e difende «il principio fondamentale della libertà decisionale del dentista che, nel solo interesse della salute del paziente, deve essere messo nella condizione di poter scegliere in particolari casi la possibilità di utilizzare ancora l’amalgama come materiale che fornisce il miglior risultato clinico nel tempo».

redazione Bioetica News Torino