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Atlas 2030, il primo esoscheletro per la riabilitazione neuromotoria nei bambini

11 Novembre 2022

Anche ai bambini viene data la possibilità di un trattamento riabilitativo degli arti inferiori con l’innovazione robotica degli esoscheletri, attualmente in uso per gli adulti. All’Istituto di ricerca San Raffaele di Roma si è inaugurato alcuni giorni fa il primo esoscheletro robotico a misura di bambino in Italia. Il primo a mostrarlo indossandolo, con i suoi 8 motori sistemati all’anca, al ginocchio e alla caviglia, che consentono libertà di movimento in sicurezza, da solo, senza la necessità di essere sostenuto dalla presa al torace dal fisioterapeuta, è il piccolo Daniele di cinque anni, affetto da un’ischemia midollare perinatale, dinanzi alla presenza di autorità politiche, tra le quali il ministro della salute Orazio Schillaci.

Mostra come la ricerca nel campo delle neuroscienze e dell’ingegneria biomedica possono portare miglioramenti nella vita delle persone che hanno difficoltà motorie dovute a paralisi cerebrali, a lesioni del midollo spinale, a distrofia muscolare o a seguito di diverse patologie come neuromuscolari o miopatie. Gli esoscheletri robotici sono apparecchiature utilizzate nel campo della neuroriabilitazione per aiutare nella ripresa motoria del paziente attraverso una serie di stimoli multisensoriali controllati che modificano la plasticità neuronale attraverso l’esperienza del movimento.

Rispetto all’addestramento riabilitativo tradizionale quello con i robot esoscheletri, usati con gli adulti, offrono un trattamento più scientifico e riducono “il carico” lavorativo dei terapisti. In uno studio cinese del 2019 Di Shi, Wuxiang Zhang e Xilun Ding in Chinese Journal of Mechanical Engineering ritengono importante la ricerca robotica sugli arti inferiori mettendo in evidenza come in Cina, che ha il più alto tasso di infarti nel mondo, ci sono quasi 15 milioni di persone con disabilità dovuta a disfunzioni motorie agli arti inferiori, come paralisi cerebrali, emiplegia (deficit in un solo lato del corpo) e paraplegia (paralisi motoria o carenza funzionale parziale o totale, associati a disturbi della sensibilità nella parte inferiore del corpo) . E poi vi sono quasi 40 milioni di persone anziane con problemi deambulatori dovuti all’invecchiamento. Su 350 mila che hanno urgente bisogno di personale tecnico riabilitativo ci sono neanche 20mila operatori disponibili. Per questo motivo la riabilitazione robotica è importante, spiegano gli autori secondo i quali «nel 2030, il 18,2% della popolazione cinese sarà ultra sessantacinquenne».

Non essendoci una letteratura ampia sull’argomento in età pediatrica i medici del San Raffaele hanno preferito avviare per i bambini un progetto di studio pilota interventistico, intitolato Robokid, a differenza per gli adulti, senza utilizzo di farmaco, monocentrico, randomizzato controllato. Così al trattamento robotico si accompagnerà la terapia tradizionale. Già altri bambini nella loro struttura ospedaliera del San Raffaele hanno indossato questa apparecchiatura robotica innovativa che si chiama Atlas 2030 e alla cui realizzazione hanno lavorato l’azienda spagnola Marsi Bionic per la progettazione, i cui assieme al laboratorio di ricerca clinica in Riabilitazione neuromotoria del San Raffaele di Roma. Attualmente viene usato per la riabilitazione in Spagna e in Francia.

«Nei bambini con le patologie neurologiche, molti dei quali non hanno mai avuto la possibilità di camminare, questo meccanismo di riprogrammazione delle funzioni cerebrali consente loro di non riapprendere ma imparare da zero. Permette loro di camminare in modo fisiologico con ripetibilità e intensità, è un’opportunità terapeutica di fondamentale importanza», afferma il dr Marco Franceschini, responsabile di Riabilitazione neuromotoria al San Raffaele di Roma.

La dottoressa Claudia Condoluci, responsabile dell’Area pediatrica e delle disabilità dello sviluppo al San Raffaele ha spiegato che la maggior parte dei bambini sui quali viene utilizzato nella loro struttura non ha mai camminato in autonomia. Con questa apparecchiatura può farlo svolgendo attività diverse come «calciare una palla e disegnare, cose che non avrebbe mai pensato fossero possibili». Il robot, aggiunge, ha un importantissimo impatto sulla sfera cognitiva, emotiva e sociale per il bambino e la famiglia. Nono solo dunque, come prosegue, per il suo aiuto nell’apprendimento di strategie di controllo motorio, nel controllo della spasticità e della forza, nel miglioramento della stabilità del tronco e della capacità ventilatoria e cardiovascolare.

Per i bambini tra i 4 e 10 anni che non possono muovere gli arti inferiori i benefici sono diversi: estensione e mantenimento della gamma di mobilità, miglioramento della forza muscolare, riduzione delle contratture muscolari e regolazione del tono muscolare, prevenzione o ritardo nelle complicanze muscoloscheletriche delle malattie neuromuscolari.

(aggiornamento 12 novembre 2022 ore 20.50)

Redazione Bioetica News Torino