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Aumenta l’età per i positivi al test Hiv e diagnosticati Aids, e l’uso della terapia antiretrovirale prima della diagnosi di Aids Nuovo Rapporto dell'Iss riferito al 2020

15 Dicembre 2021

Sono 1303 le persone risultate positive al test Hiv in Italia nel 2020, più di un terzo hanno eseguito il test perché temevamo di avere la malattia o avevano sintomi correlati a questa patologia. Altri motivi sono legati all’aver avuto rapporti sessuali senza preservativo e per diagnosi di un’infezione sessualmente trasmessa. Il problema, come emerge da questo Rapporto del notiziario di novembre 2021 dell’Istituto Superiore di Sanità, riferito all’anno 2020, è che le persone si presentano tardi per la diagnosi con un numero basso di linfociti, cioè quando si è in fase clinicamente avanzata; una tendenza, questa, in continua crescita dal 2015. Dai dati del sistema di Sorveglianza nell’arco di tempo che va dal 2012, anno in cui tutte le regioni hanno attivato la sorveglianza, fino al 2020 si sono avute sulle 29mila segnalazioni di positività al test Hiv.

I casi di positività diagnosticati potrebbero essere anche di più seppure l’andamento sia in discesa. Il 2018 presentava 3mila nuove diagnosi di infezione da Hiv mentre il 2019 2mila400. Nel 2020 si sono avuti periodi di restrizioni e limitazioni agli accessi sanitari a causa della pandemia da Covid-19 che può aver comportato da un lato una riduzione degli accesi spontanei al test, una minore offerta delle iniziative di screening e dei test da parte dei servizi sanitari. È possibile tuttavia anche una effettiva minore incidenza virale dovuta alle misure restrittive del Governo.

Si assiste nel tempo anche ad un aumento dell’età. Si è passati da 36 anni nel 2012 a 40 anni nel 2020 per le femmine e da 38 anni a 40 anni per i maschi. Mentre si riscontrano nella fascia di età fra 25 -29 anni maggiormente tra Maschio sesso Maschio (MSM) per il 63% gli eterosessuali maschi si osservano più nella fascia di età tra i 60 e i 69 anni con un 41%. Per le femmine eterosessuali la classe di età più rappresentativa è quella tra i 50 e i 59 anni con un 21%. Vi sono riportati 7 casi di bambini positivi al test Hiv di età al di sotto dei 14 anni.

La trasmissione avviene per la massima parte per via sessuale (l’88%): è rimasta pressoché invariata quella eterosessuale (maschi e femmine) mentre è aumentata quella tra Maschio sesso Maschio (MSM) che è arrivata attorno al 45% nel 2020. Il numero più alto di infezioni da Hiv diagnosticate positività riguarda il genere MSM (596).

L’individuazione delle infezioni recenti, ad esempio mediante il test di avidità anticorpale, consente di avere un quadro epidemiologico attuale e ricercare i gruppi che sono maggiormente esposti e fare monitoraggio. Non tutte le regioni dispongono di test per la ricerca dell’infezione recente. Nel 2020 sono state testate per l’infezione recente 360 nuove diagnosi da Hiv, per la maggior parte in Piemonte, Emilia Romagna e Lazio: 51 diagnosi sono risultate infezioni recenti. Si è riscontrato un numero più alto delle infezioni recenti da Hiv quando le persone si sono sottoposte per comportamenti a rischio o hanno aderito campagne di screening piuttosto che per sintomi o sospetta patologia Hiv.

l’AIDS

Dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, fino al 31 dicembre 2020 sono stati notificati al Centro Operativo Aids (Coa) 871mila casi di Aids, di cui 55mila maschi, 800 circa in età pediatrica sotto i 13 anni o con infezione trasmessa da madre a figlio e 8mila stranieri o di nazionalità ignota. Nel 2020 i nuovi casi conclamati sono 352.

Le regioni con maggiore incidenza per area geografica e diversa densità di popolazione sono la PA di Trento, il Lazio, la Liguria, le Marche, la Lombardia e la Toscana.

L’età è aumentata nel tempo: l’età mediana dei casi adulti è passata da 39 anni per i maschi e 36 per le femmine nel 2001 a rispettivamente 48 e 46 anni nel 2020. Più della metà, il 65%, dei casi riguarda la fascia di età tra i 30 e i 49 anni.

Si è potuto notare come si è trasmesso: dal 1982 al 2020 per uso di droghe per via iniettiva (IDU) 35mila su un totale di 70 mila casi mentre 18mila casi per via eterosessuale. Tuttavia si nota un andamento in diminuzione di tutte le modalità rimanendo alta quella eterosessuale con 480 casi su un totale di 956 nel biennio 2019-2020 mentre MSM con 286 casi e 100 per IDU. Sia per le femmine che per i maschi la maggior parte nel biennio 2019-2020 è dovuto a partner promiscuo (96-98%).

Tra le diagnosi di Aids in adulti figurano negli ultimi anni un aumento di sarcoma di Kaposi, di Wasting syndrome e di polmonite da Pneumocystis carinii. Si osserva invece una riduzione della diagnosi di candidosi e di polmonite ricorrente.

Le patologie indicative di Aids dal 2001 al 2020 sono in ordine:

  • tumori (linfomi Burkitt, immunoblastico e cerebrale, sarcoma di Kaposi, carcinoma cervicale invasivo);
  • infezioni batteriche (micobatteriosi disseminata o extrapolmonare, sepsi da salmonella ricorrente, tubercolosi
    polmonare, infezioni batteriche ricorrenti);
  • infezioni parassitarie (criptosporidiosi intestinale cronica, isosporidiosi intestinale cronica, polmonite da
    Pneumocystis carinii, toxoplasmosi cerebrale);
  • infezioni virali (malattia sistemica da Cytomegalovirus inclusa retinite, infezione grave da Herpes simplex,
    leucoencefalopatia multifocale progressiva, polmonite interstiziale linfoide);
  • infezioni fungine (candidosi polmonare ed esofagea, criptococcosi extrapolmonare, coccidioidomicosi disseminata,
    istoplasmosi disseminata);
  • Wasting syndrome e altre (encefalopatia da HIV, polmonite ricorrente).

Nel 2020 è aumentata la proporzione di terapia antiretrovirale prima della diagnosi di Aids arrivando al 78% mentre nel 2001 era il 64% dei casi diagnosticati che non avevano ricevuto alcun trattamento antiretrovirale prima della diagnosi. Per le patologie di esordio c’è differenza tra trattati e non trattati prima della diagnosi di Aids: tra i trattati è più sviluppata la candidosi (polmonare ed esofagea), Wasting syndrome, linfomi (Burkitt, immunoblastico e cerebrale) e una percentuale minore di polmonite da Pneumocystis carinii, infezioni da Cytomegalovirus, toxoplasmosi cerebrale, sarcoma di Kaposi.

Nel biennio 2019-2020 per gli MSM e per gli eterosessuali la patologia che si è avuta di più è la polmonite da Pneumocystis carinii mentre per gli IDU è la candidosi polmonare ed esofagea. La seconda patologia riscontrata è il sarcoma di Kaposi per gli MSM, la polmonite da Pneumocystis carinii per gli IDU e la candidosi polmonare ed esofagea per gli eterosessuali.

Continua ad aumentare il numero di pazienti con diagnosi di sieropositività tardiva vicina, meno di sei mesi, alla diagnosi di Aids passando dal 48% nel 2000 all’80% nel 2020. Nel periodo 2000-2020 si è avuta più tra coloro che hanno come modalità di trasmissione i rapporti sessuali (eterosessuale 69,7%, MSM 65,0%) e tra gli stranieri (72,2%). Questi risultati indicano che molti soggetti ricevono una diagnosi di AIDS avendo scoperto da poco tempo la propria sieropositività.

I casi di Aids nell’età pediatrica diminuiscono dall’ultimo ventennio. La diminuzione è dovuta probabilmente per effetto delle linee guida sul trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza per ridurre la trasmissione verticale e della terapia antiretrovirale somministrata ai bambini infetti che ritarda la comparsa dell’Aids conclamato. Dall’inizio della pandemia fino al 2020 sono riportati 740 casi a trasmissione verticale (di cui 362 figli di madre IDU e 276 di donne che hanno acquisito l’infezione per via sessuale), 27 dovuti a infezione tramite sangue e/o derivati.

redazione Bioetica News Torino