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Aver “Cura” della pace è l’impegno chiesto per 10 anni dai manifestanti della Marcia Perugia-Assisi 2021 dal prossimo al pianeta

09 Ottobre 2021

La tradizionale manifestazione che si svolgerà a piedi da Perugia ad Assisi domenica 10 ottobre, dalle 9 alle 15, con cui si rinnova ogni anno il richiamo ai governanti, alle nazioni e a tutti, ad abbracciare il valore universale della pace nel mondo, quest’anno celebra il sessantesimo anno, quando Aldo Capitini (1899 -1968) alla guida del Centro per la Nonviolenza organizzò nel 1961 la prima Marcia.

La sua figura, assieme al suo operato promotore di pace e fraternità, verrà ricordata nella parte finale della Marcia, alla Rocca Maggiore, nei discorsi di ringraziamento da parte delle autorità e del comitato organizzatore della Marcia, in cui interverranno anche tre personaggi di notevole spessore per l’impegno assunto con amorevole cura nei confronti del prossimo in settori diversi. Cecilia Strada che con il padre Gino, morto di recente, si è presa cura delle vittime delle guerre. Mimmo Lucano, sindaco di Riace, operatore di pace che si è speso nell’accoglienza e integrazione da chi è in fuga dalle guerre e dalla miseria, su cui di recente pesa una accusa contro la pubblica amministrazione. Infine Zakia Seddiki, a cui è dedicata la Marcia, per il suo impegno per i bambini di strada e delle donne in Congo mediante l’associazione Mama Sofia da lei fondata, e con lei si ricorda anche il marito, Luca Attanasio, ambasciatore italiano che il 22 febbraio scorso perse la vita in servizio in Congo in uno scontro con ribelli. Sono «tre volti della società della cura che dobbiamo promuovere e costruire se vogliamo un mondo più umano e scongiurare tante tragedie, spiega in una nota i promotori della Marcia».

Tema ispirato da Papa Francesco “Non c’è pace senza la cultura della cura”

Cura è il nuovo nome della pace, è il titolo del tema della Marcia di quest’anno, che prende spunto dal Messaggio per la Pace 2021 di Papa Francesco nel quale citando l’enciclica Laudato Sì affermava che «non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani» e che  «Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo».

Riferendosi alle tante gravissime situazioni di guerra e conflitti, esprimeva il suo rammarico nel vedere sperperare in armi anziché aiutare a vivere le comunità più bisognose, pensando alle necessità di molti nel mondo durante il flagello pandemico da Covid-19: «Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari. Anche questo, d’altronde, è messo in luce da problemi globali come l’attuale pandemia da Covid-19 e dai cambiamenti climatici».

Come si può costruire la pace? Attraverso la cultura della cura scrive Papa Francesco, riassunta in tanti atteggiamenti che possiamo facilmente adottare mettendoci amore in quello che si fa: «è impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca».

Che cosa vuol dire pace? Pochi giorni or sono, partecipando all’incontro internazionale di fratellanza e dialogo fra le religioni tenutosi a Roma, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, in cui Papa Francesco ha così sintetizzato, nella sua relazione: «La pace non è innanzitutto un accordo da negoziare o un valore di cui parlare, ma un atteggiamento del cuore. Nasce dalla giustizia, cresce nella fraternità, vive di gratuità» e richiamato le parole di Francesco d’Assisi quando diceva ai suoi confratelli, «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori».

Verso il pianeta e i popoli che vi abitano, «Credenti e non credenti, abbiamo il dovere di garantire non solo un’astratta sostenibilità o di proclamare il bene delle future generazioni, ma di predisporre gli strumenti per salvaguardare i diversi ecosistemi e le loro componenti, sapendo che non ci è dato di disporne senza misura. A richiederlo, poi, sono le gravi ripercussioni che la mancata coscienza ecologica provoca non solo all’ambiente, ma alle relazioni umane e alla vita sociale», ha incitato ad un impegno serio e coerente il Papa nella sua lettera per l’inaugurazione del nuovo ciclo di studi in Ecologia e Ambiente, cura della nostra casa comune e tutela del creato presso l’Università Lateranense.

Perché e come la pace oggi?

Molte le iniziative, in presenza e on line, hanno preceduto la manifestazione. Oltre un migliaio gli studenti provenienti da varie parti d’Italia che in collegamento via zoom hanno iniziato lavorare a quale futuro in cui voler abitare. Riflette sulla parola “cura”, Marino Sinibaldi presidente del Centro per il libro e la lettura ne mostra un aspetto, il cui significato rimanda al senso della relazione: «instaurando un rapporto di cura facciamo una differenza rispetto alle relazioni normali che governano le nostre vite; prendendoci cura delle relazioni, delle situazioni, delle parole facciamo una differenza, ci assumiamo delle responsabilità».

Per Guido Barbera presidente di Chiama l’Africa, la cura per l’Africa sta per ripartire con loro non solo con i progetti, che sono importanti per un cambiamento ma partendo innanzitutto dalla nostra responsabilità nei loro confronti abbandonando la visione che si ha dell’Africa povera e guardando invece al continente più ricco del pianeta. «Oggi noi dovremmo lanciare una campagna contro le guerre, le ingiustizie, contro il potere economico dello sfruttamento e delle divisioni» e portare loro un “sorriso”.

PROGRAMMA DELLA MARCIA

Partenza da Perugia, alle 9 dal giardino del Frontone e termina, dopo 24 km ad Assisi, alla Rocca Maggiore attorno alle 15, dove si concluderà con discorsi di ringraziamento e commiato .

Sarà in diretta streaming sulla pagina Facebook della MarciaAssisi: https://www.facebook.com/PerugiAssisi

redazione Bioetica News Torino