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Calano nascite, maternità tra 30 e 39 anni, cesarei in eccesso Il Rapporto del Certificato di assistenza al parto (CeDAP) 2020 del Ministero della Salute

06 Dicembre 2021

Ancora una tendenza al calo quella dei nati vivi nel nostro Paese: 403 mila180 nel 2020, segno meno di 16 mila nati rispetto al 2019, rilevata dal Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) nei 377 centri nascita ospedalieri, di cui 350 sono mono presidio e 27 articolati su più presidi. A cura del Ministero della Salute e dell’Ufficio di Statistica il Rapporto, da poco uscito, mostra una continuità in questi ultimi anni nella diminuzione di figli anche da parte delle donne straniere e anche nella scelta delle strutture pubbliche ed equiparate che è avvenuta dell’88% rispetto a quella per il privato o il domicilio. Si sono registrati parti anche nelle strutture private non accreditate ― cinque punti con 292 parti ― laddove i centri presentano una soglia inferiore ai 500 parti all’anno, pari al 6%, mentre pari al 62% presso strutture classificate da 1000 parti in su distribuite nel Centro nord. Il Rapporto considera il confronto dato dal numero dei parti risultanti dalla Scheda di dimissione ospedaliera, che sono 397.872, e il totale dei nati vivi che risulta superiore a quello registrato presso le anagrafi comunali, probabilmente dovuto alla chiusura con date diverse dei due documenti.

Parti pre- termine

Su 419 punti nascita analizzati 227 presentano un’unità di neonatologia e 121 di Unità di Terapia Intensiva neonatale, di cui 109 sono presenti nei centri di grandi dimensioni a partire dai 1000 nati annui. Tenuto in considerazione la classificazione per età gestionale dei parti dello European Perinatal Health Report 2013 il Rapporto descrive su cento parti il numero di parti pre-termine, tra le 22 e le 36 settimane di gestazione, è di 6,4%, di cui 3,5% per punti nascita con meno di 500 parti all’anno e 7 per i punti con più di 1000 dimensioni; la nascita è pari a 1 per i punti senza TIN e Unità Operativa di Neonatologia (UON). Per i parti molto pre-termine, tra le 28 e le 31 settimane, sul totale di quelli pre-termine, su ogni 100 parti il numero è di 5,6% su ogni 100 parti e 0,54% nei punti nascita senza TIN o UON. Scende il numero di parti estremamente pre-termine (dalla 22° alla 27° settimana di gestazione) a 3,29% tra quelli pre-termine e nei punti nascita senza TIN O UON è pari allo 0,22.

Come sono le madri?

La maggiore presenza straniera nel Centro Nord, come Emilia Romagna, Lombardia, Liguria e Marche, è indice anche di una percentuale più elevata rispetto al territorio nazionale di parti da madri di cittadinanza straniera.

Riguardo all’origine, sul totale di 397.872 parti, quella di cittadinanza straniera proviene dall’Africa pari al 5,66%, dall’Unione Europea per il 4,33 %, dall’Asia il 4,12% e dall’America del Centro Sud per il 1,59.

Tra i 30 e i 39 anni è la fascia di età prevalente delle madri italiane, pari al 64% su un totale di 397.842 parti, nettamente superiore rispetto alle madri straniere (58% dell’Unione Europea o il 48% dell’Africa). La differenza nella maternità delle donne straniere si rileva anche per fascia di età tra i 20 e i 29 anni, superandole: il 24% delle madri italiane rispetto alle coetanee dell’Unione Europea, 32%, e dell’Africa e dell’Asia, 44%.

La prima maternità si ha in media all’età di 31 anni per le donne italiane e di 28 anni per quelle straniere.

Nel panorama generale sotto i 20 anni, sono più le nubili che partoriscono: sono l’87% rispetto alle donne coniugate (12%) mentre la platea poi si differenzia quasi a metà per la fascia tra i 20 e i 29 anni 47% risultano nubili e il 52% coniugate. Dai 30 ai 39 anni cresce il numero delle coniugate (65%) in confronto con le nubili per il 32%. Dai 40 anni in su le coniugate risultano il 60%, seguite dalle nubili con il 34%, dalle divorziate con il 4% e le separate il 2%. Se si differenzia per cittadinanza, sono più coniugate le madri straniere (73%) a confronto di quelle italiane (57%) mentre le donne nubili sono di più tra le italiane (40%) delle straniere (25%).

Riguardo all’età e all’attività lavorativa chi svolge una mansione sono più le donne tra i 20 e 39 anni mentre disoccupate o in cerca di prima occupazione più le giovani sotto i 20 anni. Sono prevalentemente casalinghe le donne con cittadinanza straniera (per il 52%) mentre quelle italiane sono più occupate (63%).

Quante hanno avuto gravidanze pregresse che sono esitate in aborti spontanei?

Su 387.972 parti si sono registrati per il 17,2% uno o due aborti spontanei pregressi. Fino a due parti uno o due aborti spontanei per il 12%; in tre – quattro parti si sono avuti uno p due aborti spontanei per il 21%, mentre oltre i quattro parti per il 35%.

Hanno avuto maggiormente uno – due aborti spontanei donne di età tra i 40 e i 65 anni di età, attorno al 27%.

Dove e chi fa più visite di controllo della gravidanza?

In generale vengono effettuate più di 4 visite di controllo. Tuttavia le giovani sotto i ventanni mostrano essere più a rischio per controlli non effettuati, come accade per le donne con cittadinanza straniera. Sono per lo più donne con istruzione bassa e giovanissime sotto i 20 anni tendono a recarsi tardivamente alla prima visita dopo l’11° settimana di gestazione.

L’ecografie raccomandate dal Ministero sono più di tre: a livello nazionale vengono effettuate da 4 per parto in Piemonte a 7 in Sardegna, Calabria, Basilicata.

L’amniocentesi è la diagnostica prenatale invasiva più utilizzata, prevalentemente nell’età tra i 38 e gli ultra quaranta in Liguria, Lazio, Umbria e Piemonte, seguita dall’esame dei villi coriali e dalla funicolocentesi. Su ogni 100 parti risultano in media 3 amniocentesi. Diminuisce invece negli anni l’esame di prelievo del liquido amniotico alla donne ultraquarantenni.

Parti: termine, pretermine, con taglio cesareo o spontaneo

Sono maggiori i parti a termine, tra la 37° e la 41° settimana di gestazione, pari al 93%. Risultano moderatamente pre-termine, tra la 34° e la 36° settimana di gestazione il 5%.

La gravidanza presenta un decorso patologico per il 10% tra le 34 e le 36° settimane di gestazione e l’83% tra la 37° e la 41° settimana di gestazione. Invece con decorso fisiologico nella 37-41 settimana di gestazione per il 95% mentre il 4% tra la 34° e la 36° settimana.

Per la maggior parte il parto avviene spontaneo per il 63% mentre con taglio cesareo per il 31%, di cui non sempre è associato alla modalità di vertice come indicato ma avviene per il 28% quando non lo è. Viene effettuato soprattutto nelle case di cura accreditate rispetto agli ospedali pubblici.

Si riscontra che nelle strutture con meno di 800 parti all’anno l’incidenza di tagli cesarei è maggiore rispetto alle strutture di dimensioni maggiori ed è effettuato soprattutto nelle strutture private, pari al 65%. Si osserva che il suo ricorso è comunque eccessivo. E il parto vaginale che si verifica dopo quello con parto cesareo avviene quasi del tutto nei punti nascita pubblici.

In generale il travaglio avviene in modo spontaneo e sono registrati 219mila come tali mentre nella modalità indotta per 92mila travagli.

Il padre è la figura che quasi sempre assiste al parto vaginale, rappresentato da un 94%.

I parti plurimi sono piuttosto legati alle gravidanze con pma e ad un’età ultraquarantenne. In totale sono registrati 6273 parti plurimi, prevalentemente in Lombardia, circa un migliaio, settecento tra Sicilia e Campania, seicento nel Lazio.

Nati

La maggior parte il neonato ha un peso di 2500 – 3999 grammi, rappresentato dall’87%. Sono il 2,8% i casi di peso sotto i 2500 g.

Le cause più comuni tra i mille casi di natimortalità o nei primi 10 giorni di vita sono diverse, in ‘ordine di frequenza: problemi fetali e placentari che interferiscono con il trattamento della madre, manifestazioni morbose ad insorgenza perinatale, ipossia intrauterina e asfissia alla nascita, esito del parto, feto o neonato affetto da complicazione della placente, del cordone ombelicale e delle membrane, aritmie cardiache, basso peso alla nascita, cause mal definite di morbosità e mortalità, perdita ematica antepartum, feto o neonato affetto da complicazioni materne della gravidanza, complicazioni del cordone ombelicale, morte improvvisa da causa sconosciuta.

I nati malformati sono circa 5 mila di cui 4mila 600 a causa di prime 30 malformazioni più frequenti che in ordine sono le anomalie del bulbo cardiaco e anomalie della chiusura del setto cardiaco, anomalie congenite del sistema nervoso, congenite degli organi genitali, congenite del tratto alimentare superiore, congenite del sistema circolatorio, congenite del sistema muscoloscheletrico, congenite degli arti, papaloschisi e labioschisi, anomalie cromosomiche etc.

La Procreazione Medicalmente Assistita

Si sono avuti 12.863 parti con tecniche di Pma, soprattuto con la Fivet, fecondazione in vitro e transfer degli embrioni in utero (40%) seguita dalla Icsi fecondazione in vitro tramite iniezione spermatozoi in citoplasma

La Fivet si è registrata per la maggiore in Sardegna 78% , Basilicata e Valle d’Aosta 68%. Il trasferimento dei gameti nelle tube di Falloppio gen laparoscopi è praticato nello 0,4%.

redazione Bioetica News Torino