Chiamati a curare sull’insegnamento di Gesù “medico” Discorso del Santo Padre all'udienza dei rappresentanti della Fiamc a Roma per la Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù
22 Giugno 2019Con competenza, pazienza, forza spirituale e solidarietà fraterna devono svolgere la loro missione di cura i medici cattolici. Far vedere e sentire che Dio si prende cura di ogni singola persona. Sono chiamati alla scuola di Gesù, medico e fratello dei sofferenti, ad essere capaci di compassione, di farsi accanto a chi è provato dalla malattia, curare con «delicatezza e rispetto della dignità e dell’integrità fisica e psichica delle persone», saper ascoltare per «rispondere con parole adeguate», incoraggiare, consolare, rialzare e dare speranza, ovvero di essere in una relazione personale «non meccanica, non a distanza». Lo «stile di un medico cattolico unisce la professionalità alla capacità di collaborazione e al rigore etico». Sono in sintesi le qualità che il Santo Padre ha richiamato questa mattina, 22 giugno, in Vaticano, nella gremita Sala Regia, nel suo discorso dinanzi ad una rappresentanza della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC) ricevuta in udienza e convenuta a Roma in questi giorni per la celebrazione della Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù.
Papa Francesco ha voluto ricordare, instancabile nel ripetere, l’indissolubilità del dono della vita, valore che va rispettato dall’inizio fino alla fine nell’atto del curare. «Non siamo noi i proprietari: la vita ci viene affidata, e i medici ne sono i servitori», ha affermato. Altri due punti importanti sono stati indicati e su cui impegnarsi: alleviare la sofferenza e promuovere una cultura responsabile della propria salute e di prossimità – di vicini e parenti.
Una realtà internazionale, la FIAMC fu fondata nel 1966 ma i primi germogli risalgono al 1884 in Francia con la creazione della prima associazione di medici cattolici. Attualmente comprende 120mila membri ed abbraccia 80 associazioni diffuse in sei regioni del mondo: Africa, Asia, Australia, Nuova Zelanda, Europa, America del Nord e America Latina. Ha una duplice funzione, spiega il Cardinale Peter K.A. Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel porgere i saluti e presentare tale organismo internazionale: «Da una parte rinvigorisce i medici che vi aderiscono nella fede e in Gesù per aiutarli ad attuare il loro operare quotidiano il messaggio evangelico guidato dalla dottrina sociale della Chiesa, dall’altra parte informa la Santa Sede circa le novità e gli sviluppi della Medicina dal punto di vista della clinica e ricerca».
Una rappresentanza della Fiamc è giunta a Roma per la Consacrazione dei medici cattolici al Sacro Cuore di Gesù. La cerimonia si è tenuta ieri pomeriggio, venerdì 21 giugno, con la celebrazione della messa e della consacrazione presso la Basilica di San Pietro. Una funzione che si è svolta nella Cappella del Coro, al fine di «rianimare nella loro professione il fuoco della carità e della compassione verso i più fragili, gli ammalati, gli handicappati, i traumatizzati e i precari sociali. Hanno formulato nuovamente il loro impegno irriducibile in difesa della vita dal concepimento alla morte naturale», ha aggiunto il Cardinale Turkson.
Al mattino invece alla Pontificia Università Urbaniana, nell’Auditorium San Giovanni Paolo II si è svolta l’apertura della cerimonia iniziata con un discorso del presidente della FIAMC, il prof. dr. Bernard Ars. Sono seguiti riflessioni di importanti relatori intervallate da inframmezzi musicali. Il professor P. Étienne Montiero dell’Università di Namur, in Belgio, su Obiezione di coscienza nel settore medico, il professor Dominique Lambert dell’Università di Namur, Come dare un cuore alla medicina nel tempo dell’Intelligenza Artificiale? e il padre Bro Blazek S.J. Direttore regionale Canada e Usa per il Worldwide Prayer Network del Papa sul tema La devozione di un medico al Cuore più sacro; poi, il presidente onorario della FIAMC dr José Simón Castellvi e dall’Italia i professori Filippo Boscia, presidente nazionale dell’AMCI e padre Arnaldo Pangrazzi, M.I.
«La consacrazione al Sacro Cuore di Gesù dei cattolici che esercitano la medicina è un mezzo e un richiamo per crescere in vita interiore, affinché il nostro professionalismo medico radichi nella profondità dell’essere e costruisca, nel silenzio e la serenità del cuore, i fondamenti della Vita», così ha spiegato il prof. dr. Bernard Ars nel suo discorso di introduzione alla Consacrazione al Cuore di Gesù . Nella consapevolezza di essere il mondo medico sofferente «di un tempo cronometrico, sottomesso al criterio esclusivo della produttività» si desidera invece , ha spiegato il prof. Ars, che «le risorse della consacrazione permettano alla ricerca scientifica di vedere ampliarsi lo spazio della ragione, affinché conosca la grandezza della sua missione, il senso ultimo del suo lavoro e i criteri morali che guidano la sua azione, segnalando con chiarezza quanto la dignità intrinseca della persona umana esige e quanto invece rifiuta», ha affermato il presidente Ars (www.fiamc.org)