Appello dalle Conferenze episcopali internazionali per Cop 24 di Katowice
29 Ottobre 2018Tra poco più di un mese, dal 3 al 14 dicembre, a Katowice, in Polonia, si svolgerà la Conferenza Internazionale sul Clima, COP 24, organizzata dalle Nazioni Unite. 30mila delegati da tutto il mondo parteciperanno per affrontare il problema del riscaldamento globale atmosferico con le sue ricadute ambientali, sociali ed economiche sulla vita del nostro pianeta e dell’uomo, prefiggendosi di portare a compimento gli impegni assunti nell’Accordo di Parigi nel 2015. Adottato da 196 paesi, ratificato nel 2016 da 55 Paesi, 125 nel 2017 e 181 nel 2018, l’Accordo propone di dare una risposta solidale all’impatto del cambiamento climatico, mantenendo l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 2° Celsius rispetto ai livelli preindustriali e possibilmente 1.5° Celsius.
L’uscita recente del Rapporto sul riscaldamento globale di 1.5° (Global Warming of 1.5°C) del Gruppo scientifico intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), a cui vi hanno lavorato 91 autori provenienti da 40 Paesi, e che sarà al centro dell’attenzione per i lavori di Katowice, mette in luce, tra gli altri elementi, le conseguenze di un riscaldamento globale di 1C° a cui stiamo già assistendo dai climi più estremi all’innalzamento dei livelli del mare e alla diminuzione dei ghiacciai. E poi prospetta uno scenario se il riscaldamento globale si limitasse a 1.5°C anziché a 2: si ipotizza infatti che nel 2100 l’aumento del livello del mare scenderebbe di 10 cm in meno a confronto con la temperatura media di 2°C, la probabilità di avere una banchisa Artica priva di ghiaccio in estate una volta ogni secolo invece che ogni decennio, le barriere coralline diminuirebbero del 70-90 per cento mentre con il 2°C andrebbe perdute. Infine mostra un’analisi sullo sviluppo sostenibile e sullo sradicamento della povertà.
In prossimità della Conferenza Internazionale sul Clima Cop 24 di Katowice e nell’ambito degli studi scientifici rilevati nell’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite, a Roma, venerdì 26 ottobre, il presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea (COMECE) Mons. Jean-Claude Hollerich S.J., assieme ad altri presidenti card. Angelo Bagnasco del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), card. Oswald Gracias della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC), mons. Peter Loy Chong della Federazione delle Conferenze episcopali cattoliche dell’Oceania (FCBCO), mons. Gabriel Mbilingi del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (SECAM) e card. Rubén Salazar Gomez del Consiglio episcopale Latinoamericano (CELAM) hanno firmato una dichiarazione nella quale si chiede di intraprendere un’azione ambiziosa e immediata per affrontare e superare gli effetti devastanti causati dal cambiamento climatico sul piano ecologico e sociale, che deve essere percepita nella comunità internazionale a tutti i livelli da quello individuale e comunitario a quello locale e nazionale.
Un appello che attinge al tema della necessità di un’ecologia globale integrale all’interno di un panorama ambientale, sociale, economico ed etico del nostro pianeta in cui viviamo che papa Francesco mette in luce nell’enciclica Laudato si’ (2015) e dall’adesione solidale con altri vescovi per cercare soluzioni che siano a lungo termine, dopo aver valutato le cause fin dalla radice e le conseguenze in una prospettiva di lungo termine.
I firmatari della dichiarazione richiamano l’attenzione su alcuni principi prima di prendere decisioni politiche al riguardo, a partire dall’urgenza della situazione attuale di dar corso a progetti concreti tesi ad una condivisione equa delle risorse e delle responsabilità. Avere una visione della trasmissione dei valori e del “bene comune” alle nuove generazioni (giustizia intergenerazionale) e dare sostegno e protezione alle persone più vulnerabili nel rispetto dei loro diritti e della dignità umana.
Per Katowice i presidenti delle suddette Conferenze esortano i rappresentanti dei governi, in virtù dei principi espressi, della Laudato si’ e dell’Accordo di Parigi da attuare, a mantenere il riscaldamento globale a 1.5°C come un passaggio ecologico leale e giusto nei confronti dei paesi vulnerabili e le persone che vivono lungo le aree costiere; sviluppare stili di vita sostenibili che includono anche il rispetto delle culture dei popoli indigeni; istituire un cambio del paradigma finanziario teso al servizio della società alla costruzione delle comunità e promozione di integrità, uguaglianza e giustizia; avanzare lo sviluppo economico di un’energia rinnovabile; ricreare un’agricoltura che produca cibo nutriente e salutare disponibile e accessibile a tutti, che contribuisca a sradicare la fame nel mondo, guardando come modello a un’agroecologia per i piccoli imprenditori agricoli.