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Cnb: legare pazienti psichiatrici e anziani viola diritti persona

08 Maggio 2015

La pratica ancora diffusa di legare i pazienti psichiatrici e gli anziani è da “considerarsi un residuo della cultura manicomiale. Ciononostante, tale pratica risulta essere tuttora applicata, in forma non ‘straordinaria’. L’uso della forza e la contenzione rappresentano in sé una violazione dei diritti fondamentali della persona. Questo è tanto più grave, in quanto l’obiettivo del superamento della contenzione non è nuovo, ma è stato da tempo enunciato a diversi livelli istituzionali, nazionali e internazionali. Si può fare a meno di legare le persone e l’attuale applicazione estensiva della contenzione va condannata”. E’ il parere del Comitato nazionale di bioetica (Cnb) sulla contenzione fisica dei pazienti psichiatrici e anziani, praticata in ospedale con dispositivi meccanici per limitare i movimenti di tutto o parte del corpo del paziente.

Il Cnb ribadisce la necessità del superamento della contenzione, “nell’ambito di un nuovo paradigma della cura fondato sul riconoscimento della persona come tale (prima ancora che come malato e malata), portatrice di diritti. Il rispetto dell’autonomia e della dignità della persona è anche il presupposto per un intervento terapeutico efficace”. Il ricorso alle tecniche di contenzione meccanica “deve rappresentare l’extrema ratio e si deve ritenere – sottolinea il Cnb – che anche nell’ambito del Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) possa avvenire solamente in situazioni di reale necessità e urgenza in modo proporzionato alle esigenze concrete, utilizzando le modalità meno invasive e solamente per il tempo necessario al superamento delle condizioni che abbiano indotto a ricorrervi”.

Nel suo parere il Cnb raccomanda “alle Regioni e al Governo di incrementare la ricerca sulla contenzione in rapporto all’organizzazione e alla cultura dei servizi, particolarmente per ciò che riguarda gli anziani e le anziane che sono i soggetti più inermi di fronte alle pratiche coercitive. Avviare – ribadisce il Comitato – un attento monitoraggio del fenomeno, a livello regionale ma anche nazionale. Ciò presuppone un’attenzione continua alla prassi quotidiana dei reparti: in particolare, si richiede agli operatori il dovuto rigore nell’annotare i casi di contenzione, le ragioni specifiche della scelta di legare il paziente, la durata della misura“.

Fonte: AdnKronos

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino