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Come comportarsi dinanzi ai no delle cure intensive da parte dei no vax o negazionisti? La Società degli rianimatori ha elaborato un documento per i medici

07 Gennaio 2022

La Società degli anestesisti e rianimatori in Italia, la Siaarti (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva), è dovuta ricorrere ad una comunicazione rivolta ai medici su come comportarsi sul piano deontologico quando una persona negazionista o no vax, ossia che non vuole vaccinarsi per motivi diversi, rifiuta il ricovero in terapia intensiva e di sottoporsi a trattamenti di sostegno vitale. Una realtà che è emersa e, purtroppo, sta crescendo in questi due anni di pandemia.

Viene ricordato, in tema di consenso alle cure, che sia per la normativa vigente, la legge 219 del 2017 sul consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento nell’art. 1, che nel Codice di deontologia medica negli artt. 35 (consenso e dissenso informato) e 36 (assistenza di urgenza e di emergenza), in Italia «sono oggi coerenti e concordi nell’affermare che, fatte salve alcune rare e particolari circostanze, nessun trattamento sanitario può essere imposto a chicchessia, anche se il trattamento diagnostico o terapeutico proposto sia per lui/lei un trattamento “salva vita”. Anche sotto il profilo etico, non è possibile ipotizzare condotte differenti». 

Spiega inoltre che «una volontà del paziente consapevole e pienamente informata, e ― laddove le circostanze lo consentano ― ribadita nel tempo, deve pertanto essere sempre rispettata».  Da un lato una relazione medico-paziente, si ribadisce, non può essere espressione di un « atto meramente burocratico» anche quando si ci si trova a gestire situazioni con un carico di lavoro elevato, con tempi decisionali ridotti, sotto una forte pressione ambientale. Invita infatti a valutare la proporzionalità delle cure, e sui trattamenti di sostegno vitale (compresa la ventilazione invasiva) quando vengono indicati, come quanto accade per le altre cure, a motivarli e spiegarli: per tempo, con la massima attenzione e rispetto, in modo chiaro, veritiero e documentato e se, le circostanze lo consentono, con ragionevole insistenza e in modo ripetuto.

Le tappe del processo decisionale fanno parte del percorso clinico del paziente e vanno tutte documentate nella cartella clinica, specificano i rianimatori. Dinanzi al rifiuto dei negazionisti e dei no vax per i trattamenti vitali il medico non deve assumere un atteggiamento giudicante, ma, chiarisce concludendo: «al rifiuto ripetuto e ostinato del paziente non deve far seguito il suo “abbandono”. Deve piuttosto essergli sempre garantito un adeguato livello di cure e, qualora necessario, la loro rimodulazione in chiave palliativa».


(aggiornamento 7 gennaio 2022, ore 18.35)

 


redazione Bioetica News Torino
Sugli stessi temi: Cure palliative, Fine Vita