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Continua calo delle nascite in Italia. Rapporto ministeriale Cedap 2021

11 Ottobre 2022

Continua la discesa dell’evento nascita in Italia. Si è passati nel corso degli anni da 421mila nel 2019 a 404 mila l’anno successivo e nel 2021 precisamente a 401. 087 secondo i dati delle Certificazioni ospedaliere di Assistenza al Parto (Cedap), comprensivi delle schede di dimissioni ospedaliere e dai dati anagrafici comunali, pubblicato nel recente rapporto del Ministero della Salute riferito al 2021, su 364 strutture sanitarie.

In media sono nati vivi il 6,8% nel 2021: sono sotto la media le regioni del Centro mentre nel Sud superano la media Campania, Calabria e Sicilia. La provincia autonoma di Bolzano ha il picco più elevato, 9,7%.


STRUTTURE. I parti sono avvenuti per l’88% presso gli Istituti di cura pubblici ed equiparati, l’11% nelle case di cura e lo 0,2 % presso strutture di assistenza, domicilio ecc. Su 365 strutture 339 sono punti di nascita mono-presidio e 25 con più presidi ospedalieri.

PUNTI NASCITA. Più della metà, per il 67% dei parti avviene in strutture (140) che fanno nascere dai 1000 parti all’anno mentre il 7% dei parti si svolge in strutture con meno di 500 parti all’anno. In Lombardia, Emilia Romagna, Provincia autonoma di Trento e Bolzano, Umbria si sono avuti più del 70% dei parti in punti nascita di dimensione con almeno 1000 parti all’anno. Nel Sud invece più del 38% dei parti sono registrati in punti nascita di dimensioni minori.

355 punti nascita pubblici con 347mila circa parti avvenuti mentre 39 sono i punti nascita presso strutture accreditate con 44mila parti avvenuti e 5 i punti nascita privati non accreditati con 233 parti.

Le terapie intensive neonatali sono presenti in 119 punti nascita su 339: 95 diffuse nei 140 punti nascita a partire da 1000 parti rilevati all’anno, 24 in 13 punti nascita con meno di 800 parti all’anno. Le unità di neonatologia sono presenti in 224 punti nascita di cui 113 con più di 1000 parti all’anno.
Riguardo ai parti pretermine e molto pretermine ogni 100 si registrano 6,3 parti pre-termine.
A livello nazionale la percentuale dei parti pretermine è pari al 6%.

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA. Nel 2021 sono 395.075 i nati segnalati dalle schede di assistenza ospedaliera al parto Cedap. 11.418 sono i ricorsi alla PMA, in media 2,9 gravidanze ogni 100, la cui metodica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero per il 43% dei casi mentre tramite l’iniezione di spermatozoo in citoplasma riguarda il 33% dei casi. Ha riguardato il trasferimento dei gameti maschili in utero il 7%. il 5% ha usato il trattamento farmacologico per l’induzione all’ovulazione. Con la PMA vi è un ricorso al taglio cesareo più frequente, per il 50% dei casi.

Viene effettuata per lo più da donne, riguardo al titolo di studio ed età, da scolarità medio alta e con più di 35 anni. Il Rapporto scrive che «la percentuale di parti con PMA aumenta al crescere dell’età, per le madri con età maggiore di 40 anni».

Nel 2020, anno della pandemia in corso, erano registrate 397.872 schede ospedaliere relative ai parti e 12.863 erano le gravidanze con ricorso alla PMA, in media 3,2 ogni 100 gravidanze. Presentava il 40% per Fivet con trasferimento di embrioni in utero e il 31% con Icsi; il 13% per induzione ovulazione con trattamento farmacologico.

PUNTI NASCITA DIFFUSIONE REGIONALE. Più nel Centro nord e da una crescente tendenza da parte delle madri con cittadinanza straniera provenienti da Africa, Unione Europea, origine asiatica e sud americana. L’età media per il primo figlio per le italiane è a 31 anni, età che viene lievemente preceduta dalle madri stranieri che partoriscono in medina a 29 anni.

L’età in genere cambia a seconda della scolarità: medio alta per le italiane e medio bassa per le straniere.

Riguardo allo stato sociale, sono più le madri coniugate che vi ricorrono. Per la condizione lavorativa il 57% ha un’attività, il 25% sono casalinghe e il 16,5% sono disoccupate. Le straniere si avvicinano alle italiane per il 51% con un’attività lavorativa, per il 64% di casalinga.

VISITE SPECIALISTICHE. Il 91% ha ricevuto più di 4 visite specialistiche. Dopo l’11 settimana di gravidanza rappresentano l’1,2% le donne cittadine straniere che non si sottopongono a controllo mentre le donne italiane sono lo 0,7%. C’è il rischio per le madri sotto i 20 anni che risultano assenti dai controlli.

ECOGRAFIE E DIAGNOSTICHE INVASIVE. Le ecografie sono in media superiori a 3, valore raccomandato dal ministero della Salute. L’amniocentesi è la diagnostica più usata ( in media 3 ogni 100 parti) seguita dall’esame dei villi coriali, da funicolocentesi. L’amniocentesi è praticata di più in Umbria, in Liguria, nel Lazio e in Piemonte, mentre sotto una percentuale del 5% per le regioni meridionali.

Negli ultimi tre anni appare una tendenza in cui diminuisce l’uso del prelievo del liquido amniotico alle madri con più di 40 anni.

TAGLIO CESAREO. I parti risultano nel 2021 spontanei per il 63% mentre con taglio cesareo per il 31%. Nel rapporto emerge che il ricorso al taglio cesareo avviene anche quando la posizione fetale è di vertice per il 28%, che il taglio viene praticato più nelle case di cura accreditate per il 44% rispetto al 29% negli ospedali pubblici, ed è effettuato per la gran parte nei punti nascita sotto gli 800 parti annui.

PARTI. Senza cesareo d’elezione risultano 317 mila circa, dei quali 212mila nella modalità spontanea e 97 mila indotti. I parti vaginali sono 270 mila, tra questi 215 da madre italiana, prevalentemente nell’età tra i 30 e i 39 anni (141mila) e 55mila da madre straniera per la maggior parte tra i 30 e 39 anni. I parti cesarei sono attorno ai 122mila, tra questi 101mila da madre italiana e 20mila da quella straniera.

Si sono avuti 5.938 parti plurimi, l’1,5% del totale; parti che come viene osservato nel Rapporto la cui incidenza «è considerevolmente maggiore nelle gravidanze con procreazione medicalmente assistita, con un valore nazionale pari al 9,6% » e più elevata nelle madri ultra quarantenni. La regione che ha registrato più parti plurimi è la Lombardia con 1001 seguita da 685 da Sicilia, 683 da Campania e 576 nel Lazio.

La maggior parte dei nati a termine, tra la 37° e la 42° settimana la maggior parte, per il 53% è nato con un peso tra 2500 e 3299 grammi. Il 2,84% con un peso inferiore ai 2500, tra i 1500 e i 2499 grammi.

NATI MORTI. Riguardo ai nati morti la causa di morte valida è stata registrata per il 36% su 1.076 nati morti mentre è assente per il 32% ed errata per il 6%.

Vengono indicate le prime 30 cause di natimortalità, tra le quali vi sono:

  • “altri problemi fetali e placentari che interferiscono con il trattamento della madre” (29%)
  • “altre e mal definite manifestazioni morbose ad insorgenza perinatale” (14%)
  • ipossia intrauterina e asfissia alla nascita” (14%)
  • esito del parto (6%).
  • Poi altre riguardano “feto o neonato affetto da complicazioni della placenta, del cordone ombelicale e delle membrane”
  • “aritmie cardiache”
  • “morte improvvisa da causa sconosciuta”
  • “perdita ematica antepartum, abruptio placentae e placenta previa”.
  • “Gravidanza multipla”
  • “Anomalia fetale conosciuta o sospetta che influenza il trattamento della madre”
  • Altre anomalie congenite del cuore

NATI CON MALFORMAZIONI. Risultano 4486 in totale tra i 3931 nati malformati con una delle 30 anomalie indicate nel rapporto ministeriale e 37 con voce non indicata o errata.

Tra le cause più comuni vi sono le anomalie del bulbo cardiaco e anomalie della chiusura del setto cardiaco, anomalie congenite degli organi genitali, del tratto alimentare superiore, del sistema muscoloscheletrico, del sistema urinario e circolatorio, degli arti, del sistema nervoso; palatoschisi e labioschisi; anomalie cromosomiche; anomalie congenite del sistema digestivo, dell’orecchio, della faccia e del collo; non specificati disordini del metabolismo, malattie dell’esofago, ernia della cavità addominale con ostruzione ma senza menzione di gangrena.

redazione Bioetica News Torino