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News dall'Italia

Contro ogni forma di discriminazione di genere e orientamento sessuale

17 Maggio 2021

Ai principi di uguaglianza espressi nella nostra Costituzione (art. 3 ) e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (artt. 10 e 21 rispettivamente di uguaglianza e non discriminazione) ha richiamato l’attenzione questa mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio rivolto a tutti nella giornata internazionale odierna, lunedì 17 maggio, celebrativa contro ogni forma di violenza fisica o psicologica perpetrata nei confronti di una persona discriminandola per genere e per orientamento sessuale, Contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia: «Non possono costituire motivo per aggredire, schernire, negare il rispetto dovuto alla dignità umana, perché laddove ciò accade vengono minacciati i valori morali su cui si fonda la stessa convivenza democratica».

Ad una cultura non discriminante che sappia costruire in modo inclusivo la società mettendo in essere il principio di uguaglianza e con esso l’affermarsi dei diritti di dignità per ciascun individuo guarda la ministra per le Pari opportunità Elena Bonatti, che con entusiasmo descrive, in una nota ministeriale, quanto proposto nel tavolo di consultazione per i diritti e tutela delle persone lgbt (che sta per lesbica, omo-bisessuale e transgender) costituito nel mese di marzo da 66 associazioni lgbt, pare andar bene come emerge dal «successo dell’Avviso pubblico del DPO-UNAR per la costituzione e il sostegno di Centri e Case Antidiscriminazione per persone LGBT con la ricezione di ben 94 progetti nei tempi e nelle modalità previste. Molto presto una Commissione si riunirà per selezionare i migliori». Sia minori che maggiorenni hanno difficoltà in famiglia a rivelare un orientamento sessuale diverso da quello tradizionale generando casi, come afferma la coordinatrice del centro nazionale di ascolto Gay Helpline A. Rossi, per i minori «di rifiuto da parte dei familiari o dei propri pari, la repressione agita attraverso l’isolamento, la reclusione in casa anche ai danni della frequenza scolastica, i tentativi di conversione attraverso pressioni sull’espressione del genere e della sessualità, la violenza verbale e violenza fisica» mentre per i secondi «di perdita del sostegno economico da parte della famiglia: la maggior parte di questi sono stati di conseguenza abbandonati e messi in strada. La casa Refuge Lgbt+ accoglie questi ragazzi e li supporta perché riescano a superare il trauma subito e a raggiungere la propria autonomia attraverso la formazione e la ricerca del lavoro».

La pandemia da Covid, con le misure restrittive, isolamento, con la conseguente chiusura di molte attività lavorative o effettuate da casa, ha comportato un aggravio del peso per chi già è costretto a convivere con situazioni di violenza fisica o psicologica domestica. L’Istat ha pubblicato un rapporto sulle richieste di aiuto durante la pandemia da parte delle donne: nel 2020 le chiamate al numero pubblico 1522 contro la violenza e lo stalking sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente, soprattutto da fine marzo, facendo emergere la violenza fisica per il 47,9% sulle 15mila chiamate, il doppio rispetto al 2019 che si contavano sulle 8mila e come il luogo della violenza sia consumata tra le mura domestiche (75%), dove i partner si confermano come autori per la metà dei casi. L’ospitalità presso le case rifugio ha risentito di più della situazione emergenziale infatti sono state accolte nei primi 5 mesi 649 donne, meno dello stesso periodo nel 2019 con 734 ospiti; con la collaborazione delle prefetture la sistemazione è avvenuta anche presso bed& breakfast o altre strutture. I Centri Anti Violenza hanno escogitato nuove strategie di comunicazione e gestione riuscendo ad allontanare le vittime da casa nelle situazioni di emergenza.

«Le misure restrittive nel contesto della pandemia hanno limitato il sostegno che i giovani LGBTI ricevono da amici, centri LGBTI, ONG e istituti scolastici», ha dichiarato la segreteria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić per la Giornata internazionale contro l’omofobia, parlando a livello internazionale, aggiungendo che «I governi e la società civile dovrebbero continuare ad adoperarsi per proteggere i giovani LGBTI fornendo loro sostegno psicosociale e mentale e istituendo linee telefoniche di assistenza».

In diverse piazze italiane si sono avute manifestazioni a favore e contro la recente proposta di legge del testo unificato Contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere e disabilità (2005) di Boldrini, approvato a novembre 2020 e che racchiude le iniziative dei cofirmatari Zan del 569, Scalfarotto del 868, Perantoni del 2171 e Bartolozzi del 2255, e prende il nome dal deputato primo firmatario e relatore di maggioranza Alessandro Zan. La proposta, che suscita un ampio dibattito per la complessità dei diversi temi inseriti, è da maggio in esame alla commissione di Giustizia del Senato e sono previste prossimamente l’ascolto di audizioni. Il testo, in 10 articoli, prevede, in breve, una modifica agli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale estendendo le pene per nuove tipologie di atti discriminanti in tema di razza, etnia, per motivi religiosi o nazionali fondati sul sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità; sono state presentate di recente alcune petizioni pro e contro.

Mentre da un lato si spinge verso la sua approvazione così come è dall’altro invece vengono espresse delle riserve all’interno del testo da parte di politici e non solo.
La presidenza della Conferenza dei Vescovi della Chiesa cattolica, verso fine aprile scriveva in una nota sul disegno di legge ddl Zan che era aperta a sostenere «ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza. Tuttavia, una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà tra uomo e donna»; concetto già chiarito in una precedente nota di giugno scorso in cui veniva affermata la non necessità di introdurre ulteriori norme, in quanto «un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio». Ad ogni modo la Chiesa mostra un’apertura di dialogo ma specificando la necessità di chiarezza, come si evince dall’articolo di Avvenire.it del 17 maggio che riprende alcune parole dall’intervista al cardinale Bassetti da Gian Guido Vecchi per il Corriere della Sera: «Se si ritiene utile una legge specifica contro l’omofobia, va bene…così com’è ora è un testo che si presta ad essere interpretato in varie maniere e può sfociare in altre tematiche che nulla hanno a che vedere con l’omofobia, gli insulti o le violenze».

A dire no al disegno di legge Zan sull’omotransfobia è l’Associazione Pro Vita & famiglia, scendendo nelle strade milanesi sabato 15 maggio e lanciando una petizione insieme alle associazioni Family Day/Difendiamo i nostri figli, Articolo 26 e Non si tocca la famiglia, per chiedere al Ministero dell’Istruzione «che vigili perché i dati degli studenti non siano usati per fare propaganda, e perché l’Educazione Civica resti una materia attraverso la quale si possa insegnare agli studenti l’accoglienza incondizionata verso tutti, a prescindere dalla propria condizione» e alla piattaforma didattica WeSchool  «di ritirare il questionario (inviato ai docenti ndr) e di non usare i dati in suo possesso per promuovere attività scolastiche senza la condivisione con le famiglie e per di più su temi su cui anche la comunità scientifica è divisa». Con lo scopo di mettere in programma un’attività di educazione civica sulla base delle risposte inviate da docenti e studenti riguardo all’identità di genere, orientamento e identità sessuale rivolta ai bambini dagli 11 ai 13 anni, risposte che saranno sottoposte alla comunità scientifica, si vuol, affermano i firmatari dell’appello: «Ancora una volta si provano a imporre tematiche educative sensibili ai nostri figli senza consenso dei genitori; ancora una volta, invece di promuovere l’accoglienza incondizionata di tutte le persone – a prescindere dalla propria condizione – la si trasforma in una vergognosa ideologia che vuole dividere i ragazzi in buoni e cattivi e vuole strumentalizzarli». Vengono riportate a esempio alcune domande poste:

  • «Quanto ti senti impegnat* per i diritti delle persone Lgbtqi?
  • Ha pensato che la tua identità di genere non corrispondesse a un certo tipo di modello che la società, i media (social network, tv, giornali) la famiglia, la scuola propongono e mostrano?
  • Ritieni che la tua scuola sia un luogo inclusivo per tutti i tipi di identità di genere (cisgender, transgender, gender queer) e orientamenti sessuali (gay, lesbiche, bisessuali, asessuali)?

Termini lessicali

Omofobia, avversione ossessiva per gli omossessuali e l’omosessualità in genere (Treccani)

Transfobia, avversione ossessiva nei confronti dei transessuali, il cui comportamento è caratterizzato dalla non accettazione del proprio sesso e identificazione in quello opposto (Treccani)

Bifobia, avversione ossessiva per i bisessuali e la bisessualità (Treccani)

 

 

 

(aggiornamento 26 giugno 2021, ore 10.33)

redazione Bioetica News Torino