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Corruzione in sanità. Cantone: «Siamo l’unico Paese che affida la scelta delle cariche agli organismi politici»

05 Novembre 2014

Un elemento di moltiplicazione della corruzione nella sanità è la presenza enorme della politica nelle scelte sanitarie“. Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione non ha dubbi e, intervenendo al convegno “Corruzione in sanità e sostenibilità dei sistema”, organizzato da Altems all’Università Cattolica di Roma, risale subito alla radice del problema.

“Noi siamo l’unico sistema – ha sottolineato – che continua a scegliere delle cariche da parte di organismi politici. Certo, rispetto al passato sono stati fatti passi in avanti, ma sono ancora pochi, se si continua a chiedere quale tessera di partito ha quel primario o quel direttore generale o direttore amministrativo”. Il quadro non è incoraggiante per il comparto sanitario dove, osserva Cantone, si annidano e intrecciano pericoli di varia natura. “Nella sanità ci sono tutti i germi possibili per facilitare la corruzione: molte voci di spesa, molto denaro pubblico, molti appalti e altrettante stazioni appaltanti. E soprattutto, una enorme presenza della politica che la favorisce”.

Nel complesso il tema della corruzione va fronteggiato con tre tipologie di interventi. “Un’attività di tipo preventivo, un intervento repressivo significativo e un salto di qualità culturale. Il corrotto e il corruttore infatti – osserva – ancora non sono considerati dei veri delinquenti. Un po’ come gli evasori fiscali. Questa purtroppo è la cultura del nostro Paese”.

La sanità appare quindi il settore più interessato da fenomeni di corruzione. Un dato confermato anche da Francesco Bevere, direttore generale dell’Agenas. “Nel comparto ci sono 1.176 soggetti coinvolti per un totale di danni alla spesa pari ad 1 miliardo e 280 milioni di euro. Come è evidente il nostro è un problema etico ed in sanità il disvalore di questi comportamenti non può che essere percepito con maggiore indignazione”.

Il vero problema del prossimo futuro, ha puntualizzato Bevere, se non interverrà un vero cambiamento, “non sarà la diversità di valori o di opinioni che dividerà la società in due gruppi, quanto il determinarsi di un gruppo terzo, per così dire neutrale”, in grado di porsi nel mezzo, con una totale indifferenza rispetto a valori e principi. Questo potrebbe produrre una massa critica di persone prive di ogni identità morale ed etica e prive di quel senso di appartenenza che costituisce il vero freno inibitore alla realizzazione di comportamenti illeciti. Dobbiamo alimentare il senso di appartenenza del personale della sanità, perché nessuno andrebbe mai contro se stesso e contro qualcosa che gli appartiene”.

Per il direttore generale dell’Agenas la sfida più importante che riserva il futuro in sanità è “quella di saper coniugare efficienza e razionalità, oculatezza ed incisività, trasparenza e legalità, autenticità e meritocrazia, ma soprattutto, di saper legare le attività di ogni operatore sanitario ai bisogni delle singole persone, al servizio della collettività”.

fonte: Quotidiano Sanità

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino