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Covid. Seconda dose vaccinale di richiamo Ad oggi si ritiene ancora opportuno vaccinarsi fino alla terza dose?

12 Aprile 2022

L’emergenza pandemica è alle spalle, terminata il 31 marzo 2022, ma abbiamo ancora alcune misure precauzionali anti-Covid da rispettare (richiesta di green pass base nei luoghi di lavoro, mascherine a scuola e mezzi di trasporto etc.) mentre continua la circolazione del virus Sars-CoV-2 nella sua variante predominante Omicron, nella sottospecie BA.1, e in aumento il lignaggio BA.2, entrambe provenienti dal Sud Africa, che più preoccupano per la loro veloce trasmissibilità di contagio che viene però compensata, per quanto concerne la gravità clinica, dalle vaccinazioni effettuate.

In data odierna, 12 aprile, sono iniziate le prime somministrazioni della 4 dose, o meglio seconda dose di richiamo, nella città di Rieti per poi proseguire nel Lazio per gli anziani ultraottantenni, ospiti presso le Rsa e per le persone con determinate fragilità specificate dal Ministero della Salute.

Il Ministero della Salute raccomanda con una nuova circolare dell’8 aprile la seconda dose di richiamo vaccinale. Dinanzi a incertezze sugli effetti efficaci della quarta dose per tutti, in quanto si potrebbe avere già un elevato livello di protezione naturale se si è contratto il virus anche in modo asintomatico, il Comitato tecnico scientifico, nella maggioranza espressa con un solo voto contrario, si è basato per la valutazione sui dati di uno studio israeliano che mostra una riduzione dell’80% di mortalità dopo il secondo booster (seconda dose di richiamo) in soggetti di età superiore ai 60 anni. Considerando il fattore di rischio legato all’aumentare dell’età si è arrivati a raccomandare la seconda dose di richiamo con il vaccino mRNA Cominarty (di Pfizer- BioNtech autorizzato dal 22 dicemrbe 2020 in Italia)e Spikevax (Moderna, dal 7 gennaio 2021 dall’Aifa) solo a determinate categorie:

  • soggetti con più di 80 anni
  • eventualmente in via prioritaria agli ospiti delle Rsa vaccinati con la prima dose di richiamo

La dose deve essere somministrata entro almeno entro i 4 mesi dalla prima dose di richiamo, ossia quella dopo il ciclo vaccinale base.

  • soggetti tra 60 e 80 anni con specifici fattori di rischio può essere proposta considerando l’andamento epidemiologico. Anche per questa categoria la dose va somministrata entro almeno 4 mesi dalla prima dose booster. Riguardano le persone che si trovano in condizioni di elevata fragilità. Ad esempio con fibrosi polmonare idiopatica o malattie respiratorie per le quali si necessità l’ossigenoterapia; se soffrono di scompenso cardiaco in classe avanzata III-IV NYHA o in pazienti post-shock cardiogeno; se sono affetti da malattie neurologiche come la sclerosi laterale amiotrofica, multipla, distrofia muscolare, patologie neurologiche disimmuni, miastenia gravis; se sono diabetiche tipo 1 e 2 in terapia con almeno 2 farmaci per il diabete o con complicanze o sono affette da endocrinopatie severe come il Morbo di Addison; se soffrono di cirrosi epatica, di fibrosi cistica, di grave obesità, di emoglobinopatie come la talassemia major e altre gravi, della sindrome di Down; con malattie cerebrovascolari come ischemia emorragico cerebrale con compromissione dell’autonomia neurologica e cognitiva, lo stroke nel 2020-2021 e antecedente al 2020 con un punteggio superiore o uguale a 3; soggetti con disabilità gravi.

Se si è contratto l’infezione da Sars-CoV-2 dopo la prima dose di richiamo al momento non si somministra la seconda.

Nel frattempo il Ministero della Salute invita a completare il ciclo vaccinale con la terza dose.

Accolta la valutazione dell’Ema e dell’ECDC

Anche l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive avevano espresso il 6 aprile la loro perplessità su una quarta dose per la popolazione generale indirizzando al momento la campagna vaccinale per le persone ultraottantenni e con gravi patologie dai 60 in poi riservando ogni decisione per le altre categorie più avanti a seconda della situazione epidemiologica.

Anche perché dallo studio israeliano sulla seconda dose di richiamo sembra che offra una protezione aggiuntiva contro la malattia in forma severa ma non si conosce la durata dei benefici e l’evidenza rimane per ora limitata.

Invitano invece a completare il ciclo vaccinale base e la prima dose di richiamo segnalando che alla fine di marzo 2022 83% degli adulti hanno ricevuto il ciclo vaccinale base e soltanto il 64% ha ricevuto la prima dose di richiamo.

Perché è importante la terza dose di vaccino (o prima dose di richiamo)?

Sul beneficio di una quarta dose è scettico anche l’ex direttore dell’Ema Prof. Rasi e direttore scientifico di Consulcesi in quanto, afferma in un’intervista per Quotidiano.Sanità del 7 aprile 2022, che «rincontrare il virus dopo la vaccinazione o fare un’ulteriore dose di vaccino significa creare un picco di anticorpi che dura 4-8 settimane al massimo».

Pone invece in risalto l’efficacia vaccinale della terza dose spiegando che «se un soggetto si contagia con omicron svilupperà anticorpi specifici nei confronti di omicron; se invece si sottopone ad un vaccino di prima generazione, ossia quelli attualmente disponibili, qui gli anticorpi specifici neutralizzanti della variante omicron sono solo una quota parte. Quindi non solo il vantaggio è limitato nel tempo ma è anche limitato in assoluto nell’effetto. La terza dose è invece essenziale perché conferisce un’immunità di tipo cellulare e di memoria solida che ci protegge dalla malattia grave». In sintesi, prosegue Rasi, «con un virus che si moltiplica a tale velocità e a una tale molteplicità è inutile inseguirlo con gli anticorpi ma è fondamentale avere una forte barriera di base immunologica per contrastare la malattia severa».

Consiglia di vaccinarsi perché «la risposta individuale al virus è sempre molto variabile. Sappiamo che questo virus può protrarsi a lungo e non sappiamo ancora se rimarrà permanente in qualche organo… E soprattutto non sappiamo ancora quali possano essere gli effetti di questa malattia nel medio-lungo termine».

Ė invece troppo presto per ora preoccuparsi della variante che sta circolando nel Regno Unito, la Xe, che presenta un alto livello di trasmissibilità simile a quello del morbillo, in quanto non si è ancora affermata ma occorre comunque vigilare, spiega il prof. Rasi.

Si sta pensando a nuovi vaccini?

Il Prof. Rasi spiega che per l’autunno si sta lavorando su due tipi di vaccini, uno in risposta alla variante Omicron previsto per settembre-ottobre, e l’altro di tipo universale mentre sul fronte gestionale di un’incursione virale la sanità, dalla lezione impartita dal Covid, dovrebbe organizzarsi sulla cura della malattia epidemica del momento con percorsi dedicati e se necessita con ospedali Covid, sulla cura delle patologie normali in pazienti infetti e terzo sulla pianificazione per tutte le altre patologie.

4 dose vaccinale: cosa pensano gli Italiani da un’indagine statistica dell’Università Cattolica

Si intravede un cedimento già tra i vaccinati ad effettuare un’eventuale quarta dose oltre le altre categorie oggi previste, perché demotivati nel ritenerla necessaria. Questo desta una certa preoccupazione per i ricercatori autori di un’indagine statistica condotta dal Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università cattolica di Cremona.

La professoressa Guendalina Graffigna direttore dell’EngageMinds Hub presso lo stesso ateneo mette in guardia istituzioni e policy makers dall’esitanza crescente verso la vaccinazione consigliando di attivare per tempo una comunicazione adeguata per la campagna vaccinale. Dal sondaggio del campione rappresentativo della popolazione vaccinata pensa: «Più di un italiano su quattro non crede che la quarta dose del vaccino contro Covid-19 sia necessaria. Non solo: il 30% non si esprime su questo tema e non ha già preso una decisione».

Variante Omicron BA.2 in Piemonte

Dall’analisi dei campioni di acque reflue prelevati il 4 aprile presso i depuratori di Castiglione Torinese, Alessandria, Cuneo e Novara è emersa la dominanza della variante Omicron di nuovo lignaggio BA.2. Non si rilevano mutazioni associate alla sottospecie BA.3.

Invece per la ricombinante XE, data da Omicron 1 e Omicron 2, viene rilevata al momento nei tamponi nasofaringei mentre non è possibile confermarne la presenza nelle acque reflue.

(aggiornamento 12 aprile 2022 ore 15.13)

redazione Bioetica News Torino