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Dal 31 marzo chiudono definitivamente i manicomi criminali

31 Marzo 2015

Scatta il 31 marzo 2015 il provvedimento che chiude definitivamente le porte degli ultimi manicomi italiani. Scaduta infatti la proroga voluta dalla Camera (la terza in due anni), il 31 marzo entra in vigore la legge 81 2014, che prevede il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (o Opg), dove fino a oggi venivano ancora rinchiusi i pazienti psichiatrici autori di reati, in favore di struttura di carattere prettamente sanitario, ribattezzate Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive (Rems). Una legge nata dagli scandali che nel 2010 avevano portato alla luce le gravi condizioni a cui erano soggetti (con pochissime eccezioni) i detenuti degli Opg Italiani, e che aveva stabilito la necessità di un nuovo assetto, che affidasse dove possibile la gestione dei pazienti alle strutture sanitarie regionali, destinando alle Rems (che saranno comunque strutture sanitarie e non detentive) unicamente i soggetti ritenuti socialmente pericolosi. Restano però ancora alcuni dubbi da chiarire su come avverrà la transizione, e non tutte le regioni sembrano pronte per l’appuntamento.

Fino a oggi in Italia erano ancora attivi sei Opg, in cui erano ospitati circa 700 detenuti. Di questi, 450 dovrebbero essere destinati alle nuove Rems, mentre per gli altri è prevista la dimissione, e l’inserimento all’interno di percorsi terapeutici personalizzati. Alcuni particolari sulla gestione delle dimissioni però non sono ancora chiari. “Il problema più urgente da risolvere ora riguarda in particolare le persone che non hanno più famiglia e gli internati stranieri (circa 130 persone)”, ha ricordato il deputato Pd Edoardo Patriarca.

Il comitato StopOpg, che raccoglie diverse organizzazioni attive nel campo della salute mentale, fa notare inoltre la necessità di vigilare affinché le Rems non si trasformino in qualcosa di simile a dei mini-Opg, ovvero strutture detentive stabili dove abbandonare i pazienti psichiatrici considerati pericolosi. “Le Rems devono essere strutture transitorie e, via via, diventare residuali”, ha ricordato ieri su Rai News Stefano Cecconi, coordinatore della campagna di StopOpg. “I malati devono essere presi in carico dai servizi di salute mentale e inseriti in percorsi di cura, altrimenti rimarranno sempre in un circuito parallelo e non rientreranno mai nel circuito normale”.

I sei Opg ancora attivi sono localizzati in cinque regioni, ovvero Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Sicilia, e non tutte hanno già stabilito dove sorgeranno le nuove Rems, nonostante la minaccia di commissariamento per le regioni ritardatarie. Quello lombardo ha sede a Castiglione delle Stiviere, e per ora è l’unico che dovrebbe rimanere nella stessa sede ed essere interamente riconvertito in una struttura di assistenza sanitaria.

Quello di Reggio Emilia è una struttura che al momento ospita circa 130 internati, dei quali 40 dell’Emilia-Romagna. La Regione ha annunciato per ora che i 40 internati di competenza resteranno a Parma e a Bologna, in attesa di una struttura Rems che dovrebbe sorgere a Reggio Emilia.

L’Opg toscano sorge invece a Montelupo Fiorentino. Fino a ieri il destino della struttura non era chiaro, e la direttrice, Antonella Tuoni, aveva spiegato all’Ansa che non erano ancora arrivate indicazioni sul trasferimento dei detenuti, e che quindi i nuovi ricoveri sarebbero stati indirizzati all’Opg anche oltre la data del primo aprile. Nel pomeriggio la regione ha reso note le sei residenze in cui saranno indirizzati gli internati, ma resta da chiarire se queste saranno operative già da domani.

L’ospedale psichiatrico siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto dovrebbe chiudere per tempo, invece, ma anche qui il destino dei detenuti non è chiaro. Gli internati sono 165, ma le Rems preparate a Naso (Messina) e Caltagirone (Catania) non dovrebbero poter ospitare più di 20 pazienti.

In Campania, infine, sono presenti due Opg: uno ad Aversa (104 internati), e uno a Napoli (87). Le Rems campane dovrebbero sorgere a Calvi Risorta (nel casertano) e ad Avellino, ma per l’apertura bisognerà aspettare mesi, visto che si parla di settembre per la prima e maggio per la seconda.

Simone Valesini

fonte: Wired

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino