Dal Ministero della Salute l’uso corretto degli alimenti a contatto con l’alluminio
08 Dicembre 2019In cucina quando si maneggiano pentole, caffettiere, vaschette monouso, pellicole, barattoli, scatolame, che sono in alluminio si deve avere una certa precauzione per prevenire la contaminazione del cibo per contatto. Per un utilizzo corretto proteggendo la salute, occorre seguire alcune raccomandazioni che il Ministero della Salute ha trasmesso in una nota: primo, leggere l’etichetta verificando che sia idoneo per l’utilizzo che si intende fare e seguire le istruzioni per l’uso; secondo, evitare l’uso di contenitori con alimenti fortemente acidi e/o salati (ad esempio, succo di limone, sale, aceto, alici salate, capperi sotto sale etc); terzo, si possono conservare gli alimenti oltre le 24 ore solo in frigorifero o congelati; quattro, invece a temperatura ambiente, oltre le 24 ore solo se sono solidi secchi, come caffè, frutta secca, paste secche, pane, funghi secchi, paste alimentari non fresche, prodotti di cacao e cioccolato, zucchero etc.; quinto, i contenitori monouso non vanno riutilizzati; sesto, non graffiare pentole e padelle e non pulirli con prodotti abrasivi.
Evitare l’utilizzo per temperature elevate. L’utilizzo ad alte temperature in forno o grigliati, secondo alcuni studi, di alimenti avvolti in fogli di alluminio comporta una maggiore concentrazione dell’alluminio nel cibo che se così consumato in modo eccessivo può dar luogo ad effetti cumulativi dannosi per la salute. Inoltre la tossicità dovuta al rilascio di alluminio può aumentare con l’usura degli utensili contrassegnata da piccole abrasioni. Invece se si tratta di alluminio ricoperto (o protetto), ossia alluminio anodizzato che presenta uno strato protettivo formato da ossido di alluminio e ioni di argento, non sussiste il problema perché sigilla la superficie impedendo il rilascio di molecole di alluminio a meno che non venga lesa la patina protettiva.
Nuovi studi condotti dal Laboratorio nazionale di Riferimento e di Dieta Totale Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità e di una ricerca dell’Università di Milano, presentati nel parere del 30 gennaio di quest’anno dal Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del Ministero della Salute, hanno confermato quello espresso il 3 maggio 2017, sull’esposizione alimentare all’alluminio per contatto con utensili o imballaggi di tale materiale riponendo una maggiore attenzione al potenziale rischio per la salute, in particolare per le persone più vulnerabili come i bambini sotto i 3 anni, gli anziani ultra sessantacinquenni, le donne in gravidanza, persone con funzionalità renale compromessa e precisato più specificatamente le modalità di uso. Nei soggetti sani il rischio è notevolmente limitato dallo scarso assorbimento e dalla rapida escrezione.
Una dose media tollerabile (TWI) settimanale all’alluminio definita da EFSA nel 2008 (pari a 1 mg/kg p.c /settimana, corrispondente a 20 e 70 mg di alluminio/settimana, rispettivamente per un bambino di 20 kg e per un adulto di 70 kg) può venire superata comportando un potenziale rischio soprattutto per le persone più vulnerabili. Per tale motivo il Comitato ritiene la necessità di attivare l’alluminio nel piano di monitoraggio dei MOCA (Materiali e oggetti a contatto con Alimenti) come avviene per le materie plastiche.
Dai dati epidemiologici e dagli studi tossicologici la tossicità dell’alluminio in particolar modo interferisce con il calcio e il ferro, con il metabolismo osseo con osteomalacia e osteodistrofia uremica, danni ai tessuti in rapida proliferazione in particolare il sistema emopoietico e riproduttivo maschile, nefrotossicità dove la capacità escretoria renale è compromessa, neurotossicità.