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Dal Ministero Salute, possibile una sola dose di vaccino per Covid-19. Da Ema, in progetto vaccini adattati per “varianti”

04 Marzo 2021

Con una circolare il Ministero della Salute autorizza alla somministrazione di un’unica dose vaccinale, anziché le due dosi previste per il vaccino anti Sars-CoV-2 e anti-Covid-19 finora in uso Pzifer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. Si tratta di una possibilità prevista solo per i «soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa». L’informativa segue i pareri favorevoli espressi in precedenza sia dal Gruppo permanente sull’infezione da Sars-CoV-2 del Consiglio Superiore di Sanità, sia dall’Agenzia italiana del Farmaco Aifa.

Una modalità che consente allo stesso tempo anche di contribuire sia a vaccinare più persone in tempi stretti per raggiungere l’immunità di gregge anche per la rapida trasmissibilità delle varianti del virus in corso, poter uscire quanto prima dalla situazione di emergenza con tutti i suoi risvolti destabilizzanti negativi che paralizzano tutti i settori della società, oltre alla minaccia della salute individuale e pubblica, sia a risolvere temporaneamente il problema della scarsità di dosi vaccinali disponibili secondo il piano vaccinale programmato e nell’attesa dell’approvazione di nuovi vaccini. Per l’Agenzia europea del Farmaco, Ema, poiché vi è una diffusa presenza delle varianti del virus in Europa, «sembra che con le continue mutazioni ed emergenti nuove varianti, si possa aver bisogno di un adattamento dei vaccini autorizzati, in tempo per poter assicurare una protezione continua». Dati iniziali rivelano spiega Ema che alcune delle varianti possono avere un impatto sul livello di protezione fornito dai vaccini Covid-19 contro l’infezione e la malattia causata dal virus. Il comitato per l’uso medicinale umano ha già elaborato un documento di riflessione sulle specificità che dovrebbero avere i nuovi vaccini “varianti” . In generale dovrebbero affidarsi alla stessa tecnologia e base del vaccino “parent” , già approvato in UE per la prevenzione del Covid-19: la differenza starebbe nella specifica struttura (antigene) selezionata per “imbrogliare” la risposta immunitaria nel corpo umano.


Aifa conferma la circolare citata del Ministero. A differenza della maggior parte delle persone, non precedentemente infettate, che ricevono dopo la prima dose vaccinale una protezione solo parziale per la quale la seconda dose è necessaria per far crescere la risposta immunitaria, l’Aifa spiega sul portale dell’agenzia che la somministrazione vaccinale della seconda dose non è raccomandata quando si tratta di «persone con infezione/malattia da SARS CoV 2, confermata da un test molecolare o antigenico di terza generazione» perché «l’infezione stessa rappresenta un potente stimolo per il sistema immunitario che si somma a quello fornito dalla prima dose di vaccino [tuttavia] la vaccinazione parziale e la successiva infezione non precludono un eventuale richiamo della vaccinazione anti COVID-19 nel futuro, se i dati sulla durata della protezione immunitaria indicheranno questa necessità». 

Non tutti i soggetti che sono stati infettati, sia in modo sintomatico o asintomatico, e poi guariti possono usufruire della possibilità di una sola dose vaccinale; continua a valere la doppia dose prevista per tutti e tre i vaccini attualmente disponibili per coloro che manifestano un’ immunodeficienza – il sistema immunitario è indebolito – , primitiva o secondaria, a trattamenti farmacologici. Non si può prevedere infatti quanto sia la loro risposta al vaccino né la durata della protezione e ad ogni modo come raccomandano Aifa e Iss il rischio per la loro salute di contrarre il Covid 19 è maggiore rispetto a non essere vaccinati.

La conferma di avvenuta positività al virus viene raccolta attraverso il modulo di autocertificazione al momento della vaccinazione con la visione della documentazione. In assenza si raccomanda al personale sanitario di raccogliere in modo più completo possibile le informazioni sull’infezione pregressa. Infine seguendo le indicazioni dell’Oms non valgono per la decisione dei sanitari sulla scelta di una o due dosi i test sierologici o altri effettuati per individuare la presenza virale.

Dal rapporto dei vaccini in data odierna alle ore 6, sono state somministrate 4.757.890 dosi vaccinali rispetto ai 6.542.260 di dosi consegnate, la maggior parte Pfizer/BioNtech con 4.537.260, 493.000 di Moderna e 1.512.000 di AstraZeneca.

(Aggiornamento 04 marzo 2021, ore 23. 30)

redazione Bioetica News Torino