Sostieni Bioetica News Torino con una donazione. Sostieni

News dall'Italia

Dalla Rubrica «I nostri ospedali»: Cottolengo, il malato e la sua fragilità al centro del Natale Dalla Piccola Casa una meditazione offerta ai lettori per i giorni di festa

08 Gennaio 2018
La festa solenne del Natale è passata ma tale dono è prezioso  giorno dopo giorno per sempre. Dunque ben pubblichiamo la meditazione delle suore Cottolenghine apparsa sul settimanale diocesano  «La Voce e il Tempo», domenica 14 dicembre 2017, p. 14.
Cristo… centro di gravità del mondo…
Il passato è Lui, speranza messianica; il presente è Lui, risorto e vivo nel cuore dei credenti; il futuro è ancora Lui che ci attende sotto l’arco del tempo dell’eternità ( da un pensiero di S. Alfonso Maria de Liguori).

Questa è la «lieta notizia» che il Suo Natale ci annuncia e noi vogliamo essere strumenti della Sua luce che illumini anche la vita di tutti i fratelli che nel nostro servizio, ad ogni titolo, incontriamo.
Oggi mi hanno chiesto: «Come si vive l’attesa del Natale all’Ospedale Cottolengo?». Apparentemente si vive come in tutti i luoghi che attendono il Natale, facendo i soliti preparativi: decorazioni, presepe, scelta dei regali… ma sotto l’apparenza del visibile, lo si vive nella misura in cui si condivide il desiderio dell’attesa, anche e soprattutto quando la vita è più fragile, dove lo scambio dei doni è fatto di regali molto particolari. cure, preoccupazioni, carezze, sofferenza, speranza, sorrisi, attese…
Aspettando il Natale… Il verbo attendere (tendere ad, «tendere verso») può essere transitivo o intransitivo. Nella forma transitiva significa aspettare. Aspettare qualcosa o qualcuno. Le nostre giornate sono fatte di attese e c’è sempre qualcosa o qualcuno che riempie le nostre attese.

Scrive Antoine de Saint-Exupery: «Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore» (Il piccolo principe). L’attesa di qualcuno ci fa essere, ci fa esistere nella felicità.

È bello domandarci: «Cosa attendo?». Ma sopratutto: «Chi attendo?». Nella forma intransitiva invece significa attendere a , prendersi cura, occuparsi, dedicarsi con impegno a qualcosa, a qualcuno. «Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo (Il piccolo principe). L’attesa  si trasforma in azione. L’esistenza non è statica, bensì estatica, perché fa vivere un’esperienza di bellezza. Non attendere, diventa: perdere la speranza della nostra esistenza! «Se Tu vieni…io comincerò ad essere felice».

Attendere un Dio bambino. Non un’azione rivoluzionaria o un’audace scoperta, ma un semplice e disarmante bambino, che riempe l’inquietudine del cuore, che molte volte la persona umana non sa spiegarsi. Allora, mendicanti davanti al presepio, accogliamo la speranza della nostra esistenza e, prendendoci cura di un malato, condividiamo il dono l’uno dell’altro di essere attesi, curati ed amati.

«Dov’è colui che è nato, il re dei giudei?». Forse non in tanti sanno della presenza all’interno del Presidio sanitario Ospedale Cottolengo di un Centro di formazione e ricerca che accanto alla preparazione professionale dei futuri infermieri iscritti ai Corsi di Laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia A. Gemelli di Roma, provvede all’aggiornamento professionale degli operatori sanitari dipendenti del Presidio e non.

Come i magi spinti dalla domanda: «Dov’è colui che è nato, il re dei giudei?» trovarono la Verità, così anche la nostra sede formativa vuole essere luogo dove la ricerca del senso della vita si coniuga con la ricerca scientifica ed entrambe sono animate dall’intelligenza della fede e dalla sapienza della Verità a noi donate da quel Bimbo dinanzi al quale desideriamo dire: siamo venuti ad adorarlo.

«Natale con i tuoi», dice un proverbio. E l’ultimo posto dove uno vorrebbe passare il Natale è una corsia di ospedale. Anche se addobbata con palline colorate e nastri dorati. Ma ahimè, qualcuno è costretto a farlo. Costretto dalla malattia, dalla fragilità della creatura umana. Allora, al centro del Natale all’ospedale Cottolengo si cerca di mettere l’umanità fragile, innanzitutto quella del piccolo Gesù che condivide fin dall’inizio la nostra debolezza, e accanto a Lui ogni persona che sperimenta la fragilità del proprio corpo nella malattia. Al centro non solo per ricevere medicine o assistenza, ma soprattutto per ricevere accoglienza, calore, tenerezza, speranza. E dignità. Parola che oggi viene interpretata in modi diversi, ma che qui vuole evidenziare che ogni vita ha un valore sacro, sempre. E di fronte al sacro ci si avvicina in punta di piedi, con rispetto. Allora a Natale il programma non prevede fuochi d’artificio, ma sorrisi e carezze.

C’è ancora posto per Maria, Giuseppe e il Bambino nel nostro Ospedale oggi? Quanta gente in viaggio? Quante persone senza fissa dimora? Quanti rifugiati o clandestini, o poveri, o sfrattati, senza tetto oggi cercano un posto, una visita, un esame, una cura? C’è uno spazio aperto per l’emergenza freddo con 40 posti letto. C’è l’ambulatorio infermieristico Granetti, aperto tutti i giorni e gratuito se hai bisogno di cure.

C’è una via preferenziale per accedere a visite ed esami per chi ha disabilità o handicap. C’è una porta aperta per chi non ha la possibilità di pagare il ticket per visite ed esami mediante gli sms solidali. C’è un posto aperto per chi soffre per malattie oncologiche ed ha bisogno di ascolto tramite il servizio «IoNoi».
C’è un posto davanti ai distributori automatici per riscaldarsi con una bevanda calda o prendere un panino. C’è un posto accogliente nella Cappella piano terra o nella Cappella San Pietro per chi ha bisogno di ascoltare una parola vera, la Parola di Dio, di accedere ai Sacramenti e partecipare alla celebrazione eucaristica che ti fa vivere l’essenzialità del Natale.

O tu che hai bisogno di gioia, vieni, guarda i Presepi che ti richiamano la Speranza, guarda gli addobbi di festa ma guarda soprattutto a chi soffre nella serenità, guarda all’attenzione degli operatori sanitari che servono con gioia e dedizione, guarda al clima di famiglia. Ecco il nostro Natale.  Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9).

O Signore grazie perché fai che ogni operatore di questo ospedale sia conduttore di questa Luce che è venuta nel mondo. O Signore grazie perché questa Luce la ritrovo negli occhi di chi è malato, di chi soffre ed è portatore di questa Luce, proprio quando dentro c’è buio per la paura, la malattia, il dolore, la sofferenza e a volte la disperazione.

O Signore grazie perché siamo immersi in questa Luce, ma tante volte ce lo dimentichiamo, o non ci accorgiamo, ma tu ogni anno ce lo ricordi con la Tua Venuta a Natale. O Signore noi siamo fatti per la Luce e Tu lo sai, continua ad avvolgere tutto il mondo della Tua Luce, del Tuo Amore.

Seguiamo la Stella! È questo il motto e lo stile che vuol caratterizzare il nostro Essere operatori sanitari nelle nostre realtà di cura nell’Ospedale Cottolengo in questo tempo di Natale.  Ogni operatore illuminato dalla Sua luce, nella semplicità e complessità del quotidiano prendersi cura, accoglie e desidera trasmettere una Luce di Speranza alle persone in condizioni di malattia e sofferenza. Ciascuno possa fare l’esperienza della tenerezza di Dio e insieme seguire la Stella: «Lui».
Insieme alla «cura», le persone a noi affidate trovino un «cuore» accogliente e aperto che è pronto a incontrare e donare, e dove ciascuno può esprimere con i gesti e parole la ricchezza spirituale che porta con sé.
Si respira atmosfera di Natale ovunque, e anche all’interno degli spazi del nostro Ospedale si condivide con le persone a noi affidate l’Attesa e la preparazione di questo grande Avvenimento per viverlo insieme come una famiglia in cui si desidera che la persona e la sua famiglia, in un momento di malattia e sofferenza, possa fare l’esperienza di un Dio vicino e accogliente.

In questi giorni, ogni realtà operativa ha voluto esprimere le proprie capacità creative nel preparare l’atmosfera natalizia − segno cristiano del Mistero dell’incarnazione e della Luce e del caratteristico albero di Natale – coinvolgendo le persone assistite, facendole partecipi della realizzazione.

È Natale! Piccola Casa della Divina Provvidenza, Cottolengo. Stella che guida ed orienta verso la Luce. Casa che accoglie perchè ha un cuore che batte… forte… sempre… è Amore! È Natale!
Venite, tutto è pronto per accogliere Gesù… ed è Festa Pace Gioia!

Buon Natale e Deo Gratias!
Suor Anna Maria, suor Carola, suor Elisa, suor Luciana, suor Maria Grazia, suor Maria Teresa, suor Maurizia, suor Nicoletta, suor Silvana, suor Vilma, suor Virginia

Suor Anna Maria, suor Carola, suor Elisa et al., Cottolengo, il malato e la sua famiglia al centro del Natale, «La Voce e il Tempo», domenica 24 dicembre 2017.

 

Suor Anna Maria, suor Carola et al. «La Voce e il Tempo» di Torino