Dall’Omceo di Torino la richiesta di un nuovo “isolamento” forzato e “tutte le forze di aiuto e sostegno possibili” Anche Anaao - Assomed Piemonte chiesto giorni prima il lockdown totale
02 Novembre 2020L’appello urgente al Governo viene dal presidente dell’Ordine dei medici di Torino Guido Giustetto che teme con l’aggravarsi della situazione pandemica in ascesa di contagi e ricoveri il rischio per il sistema sanitario di non riuscire più presto a provvedere alla cura dei pazienti Covid e delle persone con altre patologie se non solo a garantire terapie salva-vita.
Giustetto chiede subito un secondo lockdown a seguito delle numerose segnalazioni ricevute in poche ore da da medici di famiglia e medici ospedalieri. Se la situazione attuale persisterà in breve tempo gli ospedali piemontesi si troveranno a fronteggiare gravi disagi come la mancanza di posti disponibili e personale sanitario sufficiente mentre sul territorio i medici di famiglia già lamentano l’impossibilità di far fronte alle richieste dei pazienti avvertendo anche che «il tracciamento dei casi appare ormai completamente saltato».
I medici sono «pienamente consapevoli delle conseguenze economiche, sociali e psicologiche che può provocare per tutte le persone un nuovo lockdown», afferma Giustetto spiegando che ciò «rappresenta davvero una soluzione estrema, per cui chiediamo al Governo di mettere in atto tutte le forme di aiuto e sostegno possibili». Il rischio è appunto quello di avere un sistema sanitario al collasso che «non sarà più in grado di provvedere alla salute dei cittadini».
Fa seguito alla richiesta di un isolamento totale per la regione Piemonte che l’associazione sindacale dei medici Anaao – Assomed Piemonte aveva espresso alcuni giorni prima in una nota inviata alle istituzioni. Affermava che questa «seconda ondata della pandemia di Sars-Cov 2 si sta rivelando peggiore della prima» e per il fatto che «abbiamo assistito al fallimento del tracciamento dei contatti» e «il sistema si è fatto trovare colpevolmente impreparato» la necessità di introdurre, seppure in modo tardivo, una chiusura totale per il Piemonte per poter «salvaguardare la salute dei concittadini che in questo momento è messa seriamente a repentaglio».
Precisa sul “fallimento” del tracciamento dei contatti che è dovuto «sia per l’approccio metodologico errato (utilizzo dei test molecolari rispetto agli antigenici rapidi ai fini di screening), sia per la scarsissima organizzazione dei servizi preposti e la totale assenza di programmazione da maggio ad ottobre».
16 sono le strutture ospedaliere piemontesi da convertire per il Covid-19 per avere accessi separati e aree di cura dedicate. L’Unità di crisi regionale ha in agenda per l’ospedale Covid, Martini che chiuderà il pronto soccorso, CTO di Torino riguardo a Medicina del lavoro, parte della Rianimazione e dell’Ortopedia, San Luigi di Orbassano per il 50% dei posti letto con pronto soccorso aperto, e poi Venaria, Giaveno, Cuorgnè, Lanzo, Carmagnola, Saluzzo, Ceva, Clinica Salus di Alessandria, Tortona, Nizza Monferrato, Galliate, Borgosesia che avrà un punto di primo intervento aperto h24 e presidio COQ di Omegna.