Sostieni Bioetica News Torino con una donazione. Sostieni

News dall'Italia

Di fronte a situazioni limite, può esserci una priorità per chi è vaccinato rispetto a chi rifiuta volontariamente il vaccino? Una considerazione etica della Consulta di Bioetica

27 Gennaio 2022

Se si suppone in futuro uno scenario virale da Covid-19 in cui vi sia una forte pressione sanitaria e i posti in terapia intensiva siano richiesti e occupati «che cosa è giusto fare nel caso in cui ci si trovasse nella malcapitata ipotesi di dover scegliere a chi assegnare l’unico letto disponibile di rianimazione o l’unico presidio salvavita rimasto di fronte a due o più pretendenti»?

Traendo ispirazione dalla situazione epidemiologica attuale della quarta ondata nella quale si è registrata un’elevata diffusione di contagi da Covid-19, fra domiciliarizzati ed ospedalizzati, l’Associazione Consulta di Bioetica, presieduta dal Prof. Maurizio Mori, ha voluto presentare una riflessione etica sostenuta da alcuni firmatari iscritti e non all’Associazione, che sarà prossimamente oggetto di ricerca, nel sollevare la questione citata pocanzi, dettata dall’ipotesi di un peggioramento dell’emergenza sanitaria, nell’intento di affrontarla al meglio. L’ha espressa in un documento intitolato Perché va ripensato il codice etico di priorità in caso di scelta tragica, la cui nota stampa è riportata anche nella lettera al direttore di Quotidiano Sanità pubblicata il 17 gennaio scorso.

Nella nota si domanda se la regola generale di dare la priorità a chi ha più probabilità di farcela, privilegiando l’accesso alle terapie intensive a chi ha maggiori possibilità di avvalersene «vale sempre o a volte richiede di essere qualificata». Perché come spiega la Consulta di Bioetica «chi rifiuta volontariamente il vaccino anti Covid sa che così facendo si espone a rischi maggiori di cui deve assumersi la responsabilità. Ė il rispetto per quella scelta che impone di dare la precedenza a chi si trova a richiedere il soccorso pur avendo evitato di mettersi nelle situazioni di maggior rischio».

Questa riflessione viene condivisa dal Prof. Mauro Cozzoli, teologo morale nella Pontificia Università Lateranense e nell’Accademia Alfonsiana in Roma, docente al Master di Bioetica dell’Università di Torino e assistente spirituale dei medici di Roma, in una lettera inviata al Quotidiano sanità, pubblicata alcuni giorni dopo, in risposta alla Consulta di Bioetica. Spiega che il criterio etico volto a valutare il bene migliore possibile non è quello «impersonale e indifferente, privo di ponderazione morale» del principio fisico del “primo che arriva è il primo ad essere servito” ma quello del favor vitae. Questo, dinanzi a situazioni limite di triage – quando c’è carenza di mezzi di soccorso e di cura dinanzi ad un numero maggiore di soggetti che ne hanno necessità – in cui non è possibile soccorrere e curare tutti, «deve valere».

Cozzoli pone sullo stesso piano nella scelta di chi curare per primo con chi con un unico mezzo va soccorso per primo: il vigile del fuoco ferito nell’esercizio del suo dovere rispetto a chi ha scelto di esporsi in modo consapevole a rischi anche gravi per la propria salute praticando sport estremi. Nella scelta della cura il favor vitae è volto verso «chi ha scelto di vaccinarsi a protezione della salute propria altrui» , rispetto a no vax/anti vax, contrari in assoluto ai vaccini, contrari “a prescindere”, fino a preferire di ammalarsi e persino morire piuttosto che vaccinarsi», spiega il prof. Cozzoli in una lettera di chiarimento su Quotidiano sanità del 24 gennaio, separandoli da coloro che per motivi di salute non possono vaccinarsi.

Cozzoli precisa che la preferenza tra i due tipi valutata in questo modo richiede che avvenga «nell’impossibilità di curarli entrambi, a parità di condizioni».

CCBYSA

redazione Bioetica News Torino