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Don Massimo Angelilli è il nuovo direttore Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute Passaggio di consegna, succede a don Carmine Arice

29 Settembre 2017

Don Massimo Angelilli, cappellano del Policlinico Universitario Tor Vergata di Roma dal 2010,  è stato nominato  dalla Cei direttore  dell’Ufficio nazionale  per la Pastorale  della Salute. Succede  a don Carmine Arice che ha rivestito tale carica  fino a quando, qualche settimana fa durante il Capitolo Generale dei sacerdoti cottolenghini tenutosi a Torino,  non è stato eletto dalla stessa famiglia religiosa  Superiore Generale della Società dei Sacerdoti del Cottolengo e padre della Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Del nuovo direttore don Carmine Arice scrive in una lettera di saluto  pubblicata sul sito dell’Ufficio pastorale: «Da molti di noi don Massimo è conosciuto e apprezzato per la sua preparazione, la sua cordialità, simpatia e la sua benevolenza; conosce bene la pastorale della salute avendola  vissuta da anni, ogni giorno, come suo ministero esclusivo, a tempo pieno, e sono contento che ora potrà mettere a disposizione della Chiesa italiana la sua esperienza».  Racconta di una stretta collaborazione con l’Ufficio nazionale assieme ad altri operatori  ed esprime la loro «sincera riconoscenza per aver accettato di continuare, ora, in questo delicato servizio, come Direttore dell’Ufficio nazionale».

Don Carmine Arice ha espresso i ringraziamenti alle persone con le quali ha collaborato, i suoi superiori,  i membri della Consulta nazionale, i responsabili regionale e i direttori diocesani, nonché i vescovi e i responsabili di altri Uffici Cei, soffermandosi anche alle numerose istituzioni sanitarie cattoliche e alle associazioni di volontariato nel mondo della salute che ha incontrate.  Si congeda infine dicendo che il suo servizio alla Piccola Casa della Divina Provvidenza lo porta comunque ad  una pastorale  verso le persone malate e  sofferenti  e gli  permetterà di «continuare a “sognare” insieme e lavorare per un mondo nel quale, riconosciuta che la fragilità è una scuola da cui imparare, tutti sono compagni di viaggio di poveri, malati e sofferenti: sono loro la carne sofferente di Cristo, e sull’amore che avremo donato saremo giudicati».

Redazione Bioetica News Torino