La tesi di Fukuyama su «la fine della storia» è stata smentita dagli eventi degli ultimi decenni. Questo articolo esplora come le numerose crisi globali abbiano posto nuove sfide alla bioetica. In un mondo in continuo mutamento, la bioetica è chiamata a fornire risposte e «orientare» il futuro dell'umanità.
Nel 1992 il politologo americano Francis Fukuyama sancì la «fine della storia». Fukuyama era convinto che la vittoria del capitalismo e della democrazia avessero definitivamente segnato l’epilogo delle tribolazioni umane.
Questa tesi, come risulterà evidente, è stata smentita dai fatti.
Manlio Graziano, politologo e giornalista, si è addentrato nell’analisi1 del mare magnum degli avvicendamenti che si sono susseguiti negli ultimi decenni.
Si enumerano qui di seguito gli eventi che Graziano ha ritenuto essere «degni» di diventare storia dal 2000 in poi:
- 2001: attentati dell’11 settembre;
- 2003: invasione dell’Iraq;
- 2008: crisi finanziaria globale;
- 2015: attentati di Parigi;
- 2016: referendum sulla Brexit;
- 2020: pandemia di COVID-19;
- 2022: escalation della guerra in Ucraina.
Questi sono solo alcuni degli avvenimenti più rilevanti. Di certo si potrebbero versare fiumi di inchiostro per enumerare tutte le vicende che hanno segnato profondamente la storia degli ultimi decenni.
Ad ogni modo, analizzando il suddetto elenco, sono tre le cose che risultano evidenti. La prima: la storia non è affatto finita. La seconda: nessuno degli avvenimenti citati, che hanno segnato la storia degli ultimi 25 anni, lo ha fatto in maniera positiva. La terza: ognuno dei punti citati sarebbe suscettibile di un’analisi (e di una «condanna») bioetica.
A questo proposito, si riportano qui di seguito le parole sapientemente scelte da Graziano in chiusura del suo articolo2.
La storia si è rimessa a correre, in questi primi 25 anni del secolo. Ma se non si trova il modo di rallentarne o almeno orientarne la corsa, ci può portare, tra rischi di guerra e inverno demografico, verso la sua vera e definitiva fine. Ma non quella vagheggiata trent’anni fa dallo spavaldo ottimismo di Francis Fukuyama.
Ovviamente, lo scopo di queste analisi non è quello di fare né allarmismo né catastrofismo. Ma scorrendo l’elenco dei fatti che sono ritenuti emblematici dell’ultimo quarto di secolo non si può essere ciecamente ottimisti. Infatti, è innegabile che si stia vivendo un momento di declino e questo, di certo, pesa sulle nuove generazioni. Per questo (tra gli altri motivi) le giovani coppie, spesso, rinunciano ad avere un figlio.
Gramsci, come abbiamo avuto modo di approfondire3, descriveva il suo tempo con la seguente frase: «Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri».
Ma queste parole, probabilmente, rappresentano una fotografia dettagliata dei nostri tempi, ancor più che di quelli di Gramsci.
Se è vero che il futuro è a rischio e se è vero che la bioetica nasce proprio come: «bridge to the future», allora in quanto bioeticisti siamo chiamati ad assolvere l’arduo compito di adoperare dei contemperamenti atti a «orientare la corsa».
Come ha affermato Papa Francesco viviamo un cambiamento d’epoca. E, come ci ricorda un antico adagio: «quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri costruiscono mulini a vento».
Da bioeticisti e, ancor prima, da persone siamo chiamati ad essere costruttori di ponti e… di mulini a vento. Solo così potremo garantire un «dopo» rispetto a «la fine della storia».

- Manlio Graziano, La corsa della storia, in la Lettura – Corriere della Sera, 29.12.2024
- Ibidem
- Luca Caci, Costruttori di ponti nel chiaroscuro del «progresso», in Bioetica News Torino, 08.12.2024, <https://www.bioeticanews.it/costruttori-di-ponti-nel-chiaroscuro-del-progresso/>
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