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Enciclica «Laudato si’»: «Ecco perché la Terra ha bisogno di noi»

18 Giugno 2015

Qui di seguito una sintesi dell’Enciclica «Laudato si’» (la prima di Bergoglio firmata da sola, oltre 200 pagine, divise in 246 capitoletti) così come delineata dal cardinale Turkson nel suo intervento di presentazione il 18 giugno 2015.

L’Enciclica di Papa Francesco prende il nome dall’invocazione di san Francesco d’Assisi:«Laudato si’, mi’ Signore» che nel Cantico delle creature ricorda che la Terra, la nostra casa comune, «è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sua braccia».

San Francesco è «l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. […] In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore».

Al centro del percorso della Laudato si’, troviamo questo interrogativo: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che ora stanno crescendo?».

Una domanda che non riguarda solo l’ambiente in senso stretto, ma il senso dell’esistenza e i valori che stanno alla base della vita sociale: «Per quale fine ci troviamo in questa vita? Per quale scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?».

Queste domande nascono da una constatazione: oggi la terra, nostra sorella, maltrattata e saccheggiata, si lamenta; e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti i poveri e di tutti gli «scartati» del mondo.

Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e ciascuno – singoli, famiglie, collettività locali, nazioni e comunità internazionale – a una «conversione ecologica», secondo l’espressione di san Giovanni Paolo II, cioè a «cambiare rotta», assumendo la responsabilità e la bellezza di un impegno per la «cura della casa comune». Lo fa riprendendo le parole del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo: «Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica […], contribuiscano al cambiamento climatico […], inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati».

Allo stesso tempo Papa Francesco riconosce che nel mondo si va diffondendo la sensibilità per l’ambiente e la preoccupazione per i danni che esso sta subendo.

In base a questa constatazione, il Papa mantiene uno sguardo di fiduciosa speranza sulla possibilità di invertire la rotta: «Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi».

Proprio nella chiave del cammino di conversione e di speranza in un futuro rinnovato, Papa Francesco mette al centro dell’Enciclica il concetto di ecologia integrale, come paradigma in grado di articolare le relazioni fondamentali della persona con Dio, con se stessa, con gli altri esseri umani, con il creato.

«Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà (…). È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».

È questa la cornice al cui interno vanno collocati i diversi temi trattati dall’Enciclica, che si articola in sei capitoli, la cui successione delinea un percorso preciso.

Capitolo 1

Il punto di partenza è costituito da un ascolto spirituale dei migliori risultati scientifici disponibili in materia ambientale, per «lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue». La scienza è lo strumento privilegiato attraverso cui possiamo ascoltare il grido della terra. Si affrontano così questioni estremamente complesse e urgenti, alcune delle quali – come i cambiamenti climatici e soprattutto le loro cause – sono oggetto di un acceso dibattito in campo scientifico. L’obiettivo dell’Enciclica non è quello di intervenire in questo dibattito, cosa di competenza degli scienziati, e tanto meno di stabilire esattamente in quale misura i cambiamenti climatici siano una conseguenza dell’azione umana. Nella prospettiva dell’Enciclica – e della Chiesa – è sufficiente che l’attività umana sia uno dei fattori che spiegano i cambiamenti climatici perché ne derivi una responsabilità morale grave di fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre il nostro impatto e scongiurarne gli effetti negativi sull’ambiente e sui poveri.

Capitolo 2

Il passo successivo nel percorso dell’Enciclica è il recupero delle ricchezze della tradizione giudeo-cristiana, anzitutto nel testo biblico e poi nell’elaborazione teologica che si fonda su di essa. Questa rivelazione esplicita la «tremenda responsabilità» dell’essere umano nei confronti della creazione, l’intimo legame fra tutte le creature e il fatto che «l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti».

Capitolo 3

L’analisi si occupa poi delle «radici della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde», in un dialogo con la filosofia e le scienze umane.

Capitolo 4

L’obiettivo è quello di elaborare il profilo di un’ecologia integrale che, nelle sue diverse dimensioni, comprenda «il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda», nelle diverse dimensioni della nostra vita, nell’economia e nella politica, nelle diverse culture, in particolare in quelle più minacciate, e finanche in ogni momento della nostra vita quotidiana.

Capitolo 5

Su questa base il cap. V affronta la domanda su che cosa possiamo e dobbiamo fare, e propone una serie di prospettive di rinnovamento della politica internazionale, nazionale e locale, dei processi decisionali in ambito pubblico e imprenditoriale, del rapporto tra politica ed economia e di quello tra religioni e scienze. Per Papa Francesco è indispensabile che la costruzione di cammini concreti non venga affrontata in modo ideologico, superficiale o riduzionista. Per questo è indispensabile il dialogo, un termine presente nel titolo di ogni sezione di questo capitolo: «Ci sono discussioni, su questioni relative all’ambiente, nelle quali è difficile raggiungere un consenso. […] La Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma [io] invito a un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune» (n. 188).

Capitolo 6

Infine, sulla base della convinzione che «ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo», il cap. VI propone «alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana». In questa linea l’Enciclica si chiude offrendo il testo di due preghiere: la prima da condividere con i credenti di altre religioni e la seconda con i cristiani, riprendendo l’atteggiamento di contemplazione orante con cui si era aperta. L’umanità, nel suo rapporto con l’ambiente, si trova di fronte a sfide cruciali, che richiedono anche l’elaborazione di politiche adeguate, che peraltro figurano nell’agenda internazionale. “Certamente la Laudato si’ potrà e dovrà avere un impatto su questi processi. Tuttavia anche un rapido esame del suo contenuti, come quello che ho appena delineato, mostra che essa ha una natura magisteriale, pastorale e spirituale, la cui portata, ampiezza e profondità non possono essere ridotte all’ambito delle sole politiche ambientali”, è la conclusione del cardinale Turkson nel suo intervento di presentazione dell’Enciclica.

fonte: Avvenire

approfondimenti: Testo integrale dell’Enciclica

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino