Esiti di un’indagine nazionale Gaslini e Università di Genova sull’impatto Covid-19 sui bambini nella fase 1 dell’isolamento forzato
18 Giugno 2020Come i più piccoli e i giovani sotto i 18 anni hanno vissuto sul piano psicologico l’isolamento “forzato” dovuto alle misure restrittive di prevenzione dal contagio da Covid-19 è stato oggetto di un recente studio dell’Istituto scientifico Giannina Gaslini in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova. Le evidenze tratte dal questionario diffuso on line sul sito ospedaliero, che hanno inaspettatamente ricevuto un grande riscontro, offrono un importante contributo scientifico nel trovare risposte, nel presente e in futuro, adeguate ai bisogni rilevati nel corso del lockdown da quasi 7mila famiglie composte da figli minorenni, maggiorenni e senza figli che vi hanno risposto descrivendone gli effetti sulla salute. Sono emerse nuove fragilità di cui prendersi cura. L’indagine scientifica Impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia dovuto al Covid-19 ha tenuto conto solo dei soggetti con minori a carico, rappresentati da quasi la metà dei rispondenti, e cioè 3.245 famiglie con figli minorenni a carico con l’obiettivo di monitorare sul loro stato psicologico.
Lo studio di monitoraggio dimostra come tra i bambini e le bambine sotto i 6 anni di età, il 65% dei 1.570 soggetti, siano insorti sintomi significativi rivelando come il confinamento li abbia davvero segnati sul piano comportamentale: irritabilità segnalata da + di 500 soggetti e difficoltà di addormentamento e risvegli notturni. Sono presenti inoltre disturbi d’ansia descritti da paura del buio, pianto inconsolabile, inquietudine e ansia da separazione (dai nonni, familiari..), e anche comportamenti noti nella prima fascia di età che sono ricomparsi che pur essendo sotto la presenza di 100 non sono tuttavia trascurabili.
Per i minorenni di fascia superiore ai 6 anni fino ai 18, il 71% dei 2.733 soggetti la segnalazione riguarda maggiormente la componente somatica con disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di fiato corto (quasi 2000 soggetti), significativi disturbi del sonno dalla fatica a svegliarsi per iniziare le videolezioni scolastiche alla difficoltà ad addormentarsi (si parla di jet lag domestico), e nei più grandi una instabilità emotiva espressa da irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore, poi utilizzo improprio dei media e dei socials (circa 500 soggetti). Si osserva anche una scarsa collaborazione alle attività domestiche e un’ossessione per la pulizia (sotto ai 500 soggetti).
Si tratta di un campione rappresentativo a livello nazionale perché non si basa su una selezione di popolazione ma sul numero di soggetti che vi hanno risposto. Sviluppata in modo semplice, “friendly”, sotto la guida del prof. Lino Nobili, ordinario di Neuropsichiatria infantile dell’Istituto IRCCS Gaslini, con cui hanno lavorato dottorandi di ricerca insieme al gruppo di psicologica clinica del Gaslini, l’indagine si è diffusa in modo esponenziale raccogliendo la compilazione di risposte ai quesiti da famiglie provenienti da tutta Italia, la maggior parte dal Nord e alta Toscana, in modo spontaneo, in pochi giorni, dal 24 marzo, ovvero a tre settimane dopo il lockdown, fino al 3 aprile; data quest’ultima in cui si è deciso di ritirare il questionario perché si era già in possesso di una documentazione necessaria per la valutazione dei dati. Su 6800 soggetti rispondenti 2.336 non hanno prole, 4464 hanno figli di cui 1219 di età superiore ai 18 anni e 3. 245 di età inferiore. Ai fini della valutazione dell’impatto sulla salute dei minori si sono considerate le risposte ai questionari provenienti dalle 3245 famiglie con minori a carico. La focalizzazione dell’indagine è sul profilo sanitario ed è significativa per la sua irripetibilità in quanto pone quelle necessità, quegli stress psico-fisici percepite dai figli e dalle famiglie, non affette da Covid-19, durante la fase più difficile dell’emergenza, il confinamento “obbligato” a casa e ancor di più nel periodo in cui si era pressoché agli inizi di una comprensione di quanto stava accadendo tra una molteplicità di informazioni. E mostra come l’isolamento abbia portato ripercussioni significative non solo sul piano della salute fisica ma anche emozionale- psichica dei genitori e bambini. Lo afferma il prof. Paolo Petralia, direttore generale dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, durante la conferenza stampa di presentazione dell’indagine nelle famiglie in Italia tenutasi martedì 16 giugno voluta e moderata dalla sottosegretaria di Stato al Ministero della Salute Sandra Zampa, alla quale è intervenuto anche il dottor Fabrizio Starace psichiatra, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Modena, membro del Consiglio Superiore di Sanità e della task force anti-Covid-19 (www.facebook.com./MinisteroSalute, 16 giugno 2020)
I disturbi d’ansia nei bambini e nelle bambine sotto i 6 anni come la paura del buio e il pianto inconsolabile sono stati descritti nei disegni inviati o nelle email ricevute, in un progetto più ampio, e nelle parole chiave citate come brutto nel senso di “ho paura” riferito sia al virus che alla situazione vissuta in casa. Il prof. Petralia spiega che «la sintomatologia raccolta nell’indagine relativa ai bambini sotto i sei anni e alle loro famiglie – si tratta di famiglie “normali” non aventi necessità di cura sanitarie, non ospedalizzate – rivela un nuovo bisogno di aiuto, anche sanitario».
Invece nell’altro gruppo di minori di età superiore ai 6 anni «c’è stato un evidente spostamento dei ritmi sonno -sveglia − difficoltà ad addormentarsi e fatica a svegliarsi − con difficoltà a recuperare l’ordinarietà» afferma il prof. Petralia. Un dato importante emerso è, oltre all’utilizzo improprio dei media o l’ossessione per la pulizia o la scarsa collaborazione alle attività domestiche in un periodo in cui si stava a casa, «la sensazione di fiato corto come irritabilità e cambiamento di umore perché si parla già di somatizzazioni, problemi di natura psicologica, ossia disturbi che vanno a trasferirsi nel versante organico, aprendo un ambito di valutazione importante in termini prospettici sui nessi di causualità tra situazione e conseguenze».
E per dare contiguità ai bisogni emersi dall’indagine nazionale di monitoraggio sugli effetti del Covid-19, che sarà sottoposta e a disposizione della comunità scientifica, il Gaslini attiverà da parte sua, in collaborazione con la regione Liguria, «un servizio ambulatoriale di presa in carico di tipo psicologico e neuropsichiatrico infantile» conclude il prof. Petralia. Multidisciplinare e specialistico sarà l’ambulatorio post – emergenza che opererà sul piano preventivo, di sostegno e di intervento proponendosi di individuare già in fase di triage, afferenti al pronto soccorso o attraverso l’intercettazione di medici, infermieri ed operatori sanitari dell’istituto Gaslini oppure la segnalazione del pediatra di famiglia condizioni di disagio psicofisico che sono comparse o si sono accentuate in concomitanza o nella fase successiva di emergenza da Covid-19 (Al Gaslini nasce il primo Ambulatorio Post-Emergenza, 16 giugno 2020, www.gaslini.org). Un sostegno che assieme agli altri già attuati come colloqui e video in via telematica dall’intrattenimento a supporti psicologico e neuropsichiatrico nella fase di emergenza potrà contribuire a «ridurre i rischi di sintomatologie post-traumatiche perduranti nel tempo» come anche uno studio dell’University College di Londra e del National Institute for Health (NIH) richiama l’attenzione sulla necessità di «procedure per il benessere mentale sia delle popolazioni fragili che degli altri (Indagine, Impatto psicologico).
Il focus della ricerca sulla comprensione delle dinamiche emotive e sul rapporto tra bambini e genitori ha messo in luce dati di cui si aveva evidenza da situazioni analoghe condotte in Cina e in Sud Est Asiatico con la Sars e più recentemente nell’area di Wuhan. Si riscontra però che i dati emersi, seppure suggestivi di ulteriori riflessioni, si mantengono al di sotto, in termini di percentuali di rappresentazione di sintomatologie di ansioso, depressive, irritabilità, disturbo del sonno rispetto a quelli individuati dai colleghi cinesi. Lo ha affermato il dr Fabrizio Starace, psichiatra, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Modena, membro del Consiglio Superiore di Sanità nonché componente della task force nazionale nella gestione emergenziale dell’epidemia. Presso il suo Dipartimento, in cui è collocata la neuropsichiatria infantile. la psicologia oltre alle dipendenze, ci si è occupati – come spiega Starace – di porre l’attenzione sui ragazzi con disturbi sui quali la paura del virus e la chiusura complessiva influiva ulteriormente sulla loro condizione di fragilità già presente come ad esempio per quelli affetti da neurosviluppo, che dovevano stare 24 ore su 24 in spazi non ampi e ariosi. Sono stati tra i primi ad incidere per una richiesta di deroga alla limitazione della libertà totale bilanciando il rischio di un potenziale contagio, che poteva essere contenuto mantenendo una serie di prescrizioni, mascherina e distanza, con la certezza di rischio di conseguenze che potevano essere certamente negative e critiche su ragazzi e ragazze già fortemente provati da una propria condizione patologica.
«La ricerca conferma l’ampiezza di tale fenomeno, avvertito dalla popolazione generale da famiglie italiane in cui sono presenti minori ed è un ulteriore stimolo a recuperare al più presto la possibilità, seppure con le necessarie precauzioni, di interazione diretta tra coetanei, che è lo strumento essenziale per lo sviluppo emotivo e l’acquisizione di competenze». Richiama poi l’attenzione sui pericoli della rete che non sono diminuiti in questo periodo e l’uso maggiormente diffuso dei media, escludendo la didattica a distanza, da parte dei ragazzi va ancor più monitorato da parte dei genitori ai quali occorre però fornire gli strumenti per una interazione e comprensione efficace. Il tempo che si trascorre con i figli è aumentato dalla condivisione degli spazi abitativi con lo smart working o per assenza del lavoro e anche la loro funzione educativa e di sostegno. Fa notare infine che le problematiche emerse dall’indagine possono diventare più difficili da gestire nei 2 milioni di minori che si trovano in condizioni di povertà relativa nel nostro Paese, negli oltre un 1 milione e 200 mila di minori che si trovano in povertà assoluta e negli oltre 250 mila minori che necessitano bisogni educativi speciali o si trovano in condizione di disabilità e negli oltre 800 mila minori stranieri per i quali questa interazione serve per lo sviluppo della cittadinanza.
In tempi di emergenza la mascherina chirurgica ai bambini va usata?
È stato mandato in onda il video della società di pediatria italiana (SIP), a cui era presente Paolo Villani, presidente dell’Associazione, di comunicazione sull’uso corretto della mascherina per i bambini che va eliminare quelle false credenze o errate opinioni non basate su alcuna evidenza scientifica. Non è obbligatoria sotto i sei anni e quelli affetti da disabilità non compatibile con un uso prolungato.
Ad esempio, un uso prolungato porta alcalosi? No, la quantità di anidride carbonica respirata dal bambino sano con indosso la mascherina chirurgica è pressoché impercettibile.
Oppure può far indebolire il loro sistema immunitario? NO, perché l’uso previene dal diffondersi delle infezioni e va portata dai bambini per evitare la trasmissione dei coronavirus tra asintomatici.
Per altre informazioni guarda il video: http://sip.it/2020/06/12/mascherine-e-falsi-miti-il-video-della-sip/
(Aggiornamento 19 giugno 2020, h. 00.04)