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Fascicolo sanitario, da Mmg allarme privacy: serve ok paziente per ogni dato messo online

21 Ottobre 2014

«La comunicazione a terzi dei dati sanitari dei cittadini, prevista nella de-materializzazione e nel contesto dell’attivazione del fascicolo sanitario elettronico “remoto” è un rischio per il rapporto fiduciario e per la medicina generale. Ogni dato conferito al mmg e da questi girato alla Regione senza prima chiedere all’utente è un potenziale segreto violato». Luca Puccetti presidente della società medica interdisciplinare Promed Galileo anticipa a DoctorNews alcuni dei contenuti della relazione che presenta il 21 ottobre a Montecitorio alla giornata di studi organizzata dalla Società Italiana di Telemedicina su “diritto del paziente alla riservatezza ed utilità della condivisione del dato sanitario”. «In alcune Regioni si vanno attivando i fascicoli sanitari online ma senza spiegare cosa implicano – afferma Puccetti, che è medico di famiglia – ed è strano che nessuna forza politica si accorga delle possibili implicazioni del Fse per l’evoluzione del diritto costituzionale alla riservatezza. Il combinato disposto di convenzioni e leggi sta per fare in modo che il medico curante possa trasmettere a Ministero dell’Economia, Asl e Regione tutte le informazioni ottenute dall’assistito. Ma non è detto che quest’ultimo voglia mettere a parte gli operatori dell’Asl di ogni sua nuova patologia».

«Dopo l’attivazione della tessera sanitaria, cui consegue quella del Fse – rivela Puccetti – i pazienti mi chiedono a cosa serva quest’ultimo perché non hanno capito cos’hanno firmato. Io spiego loro che le informazioni sulla loro salute, malattie incluse, possono essere viste da altri soggetti anche se estranei al rapporto di cura, e loro s’indignano. A noi medici di famiglia occorrerebbe chiedere il consenso ogni volta che inseriamo un nuovo dato nel fascicolo. Ma non siamo attrezzati: un segretario ogni cinque medici rende impossibile girare flussi informativi di volta in volta compresi e sottoscritti da medico e dai suoi 30 utenti al giorno. La soluzione starebbe in sistemi di anonimizzazione del dato inviato, che richiedono un progetto globale e un investimento mirato, temo arrivi prima la percezione da parte dei pazienti che il proprio dato sensibile sia in pericolo, una percezione che renderà gli assistiti riluttanti a condividere vitali informazioni anamnestiche con il mmg e con il Servizio sanitario, con gravi ripercussione sulla prevenzione, sui percorsi diagnostico-terapeutici e sulla salute».

Mauro Miserendino

fonte: Doctor 33

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino