Festa della donna. Discriminazioni di parità di genere contro i principi di democrazia "Il rispetto è la base per la democrazia e della civiltà del diritto": Presidente Mattarella
08 Marzo 2021Un’educazione culturale al rispetto dell’altra persona, alla sua dignità in generale e alla parità di genere nello specifico è il tema con cui si è aperta la cerimonia al Quirinale celebrativa della Giornata internazionale della donna.
Una consapevolezza che si acquisisce fin da piccoli, sui banchi di scuola, in famiglia, nei luogo di lavoro e svago. Eppure viene disattesa con il dilagare di omicidi perpetrati sul corpo delle donne per mano di una «mentalità basata sul distorto concetto del rapporto affettivo – che non a caso si trasforma in odio mortale […], che, dunque, è soltanto possesso, bramosia, dominio [… perchè] l’amore autentico si basa sul rispetto e sulla condivisione», ha affermato il presidente della Repubblica Mattarella. Un obbrobrio, troppe. Dall’inizio dell’anno, già compaiono 12 vittime i cui nomi il presidente Mattarella li cita all’inizio del suo discorso.
Accanto ai casi di femminicidio, agli abusi, alle violenze compaiono altre forme di discriminazione sulla parità di genere, meno brutali , ma non meno insidiose come fa comprendere ancora sul tema: parla della «violenza economica, che esclude le donne dal controllo e dalla gestione del patrimonio comune o che obbliga la donna ad abbandonare il lavoro in coincidenza di gravidanze o di problemi familiari. Pensiamo all’odioso ma purtroppo diffuso fenomeno della firma delle dimissioni in bianco. Questioni gravi e dolorose, che incidono profondamente sulla vita delle donne. Questioni che richiedono, per essere risolte, il coinvolgimento attivo di tutti: uomini e donne, uniti, contro ogni forma di sopraffazione e di violenza, anche se larvata».
La pandemia ha peggiorato la condizione femminile colpendo la donna soprattutto nella sua autonomia lavorativa, nel suo apporto al sostegno familiare: dai dati Istat 440 mila lavoratrici in meno rispetto al 2020 e ancor peggio, con il crescere del lavoro a tempo determinato e la male conciliazione tra lavoro e vita. E anche in sanità i numeri dei contagi denunciati, sono ancora una volta a ben guardare, le donne ad essere più colpite, le più numerose in sanità; secondo uno studio dell’Inail il 70%. Il Presidente mette in luce dinanzi ad un calo demografico e alla denatalità, situazione che il nostro Paese deve affrontare, il ricorso necessario a politiche per la famiglia, il sostegno alla maternità, il potenziamento dei servizi, la conciliazione con i tempi di lavoro e di cura affinché un Paese possa davvero crescere sotto il profilo economico e sociale.
Conclude infine ricordando l’intraprendenza lungimirante di Rosa Oliva nel 1960, ancor prima del riconoscimento del diritto al voto alle donne, alla quale si deve la partecipazione femminile ai concorsi pubblici e lo smantellamento della norma “anacronistica” del 1919 che avvenne con il giudizio favorevole della Corte Costituzionale alla quale si appellò per potersi candidare ad un concorso presso il Ministero dell’Interno.