Rapporto Migranti. Meno flussi per lavoro più per protezione umanitaria e asilo. Meno bambini nati
30 Settembre 2019Nei migranti e nei rifugiati c’è un racconto di vita che può rispecchiarsi in qualunque altro volto che vive e soffre ai margini di una società che rischia di essere sempre più indifferente. Non si tratta solo di migranti è il tema della 105ma Giornata mondiale del Migrante e Rifugiato scelto da papa Francesco che si è celebrata domenica scorsa 29 settembre in Piazza San Pietro. L’attuale sfida posta dalle migrazioni riguarda quattro punti, accoglienza, protezione, promozione e integrazione, che rappresentano, come afferma il Santo Padre nel Messaggio per la Giornata, la missione della Chiesa verso tutte le persone che si trovano ad abitare le periferie esistenziali. «Se mettiamo in pratica questi verbi, contribuiamo a costruire la città di Dio e dell’uomo, promuoviamo lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e aiutiamo anche la comunità mondiale ad avvicinarsi agli obiettivi che si è data e che, altrimenti saranno difficilmente raggiunti». Una prossimità che significa «sentire compassione per la sofferenza dei fratelli e sorelle, avvicinarsi, toccare le loro piaghe, condividere le loro storie, ad essere sensibili, a non essere indifferenti chiusi nel proprio individualismo, verso i «viandanti malmenati e abbandonati sulle strade del mondo, per lenire le loro ferite e portarli al più vicino luogo di accoglienza, dove si possa provvedere ai loro bisogni» afferma papa Francesco nell’omelia domenicale. Un barcone con raffiguranti migranti di epoche e culture diverse è la scultura in bronzo, Angels Unwares (Angeli inconsapevoli) realizzata dall’artista canadese Timothy Schmalz che papa Francesco ha inaugurato nella stessa mattinata e ha voluto in piazza San Pietro per una memoria collettiva «della sfida evangelica dell’accoglienza».
Riporta lo stesso tema la pubblicazione appena uscita del XXVIII Rapporto 2019 sull’immigrazione a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes, consegnata al Papa, che nel presentare dati statistici offre uno spaccato delle difficoltà che incontrano e situazioni che vivono nella quotidianità in diversi ambiti burocratico, sanitario, scolastico, giudiziario e sociale. Un volume che può leggersi anche come testo che «tratta di tutta la persona, di tutte le persone … del futuro della famiglia umana», afferma don Francesco Soddu direttore Caritas Italiana alla presentazione di venerdì 27 settembre in Roma, che evidenzia poi come «pertanto è necessario e sempre urgente mettere e rimettere al centro del dibattito il tema della persona, al di là della sua esperienza migratoria». Accanto alla realtà dell’immigrazione in Italia ritratta vi sono approfondimenti e riflessioni di Liliana Segre, Massimo Cacciari e Mario Morcellini.
Emerge dal documento nel 2018 che l’Italia è più terra di approdo per motivi di asilo e richieste di protezione umanitaria che per lavoro. Infatti al temine del 2017 si contano 12.200 ingressi per lavoro, «un minimo storico», il 4,6% del totale dei nuovi permessi. E tra le motivazioni dei flussi in crescita riguardo la richiesta di asilo e protezione umanitaria emerge il ricongiungimento familiare per un +11% tra il 2016 e il 2017. I titolari di permesso di soggiorno nel 2018 sono 3milioni e 700mila, diminuiti lievemente rispetto al 2017. Al pari di alcuni Paesi dell’Unione Europea che hanno avuto in passato una presenza consistente vi è una tendenza al decremento degli ingressi, come accade in Austria, Svezia e Germania. Cresce invece la meta di destinazione verso i Paesi dell’Europa Orientale, soprattutto in Romania, Ungheria, Estonia e Lettonia. Nei 28 Paesi dell’Unione Europea sono 825mila stranieri residenti che hanno ottenuto la cittadinanza, dimensione minore rispetto al 2016 (-17%)
La popolazione straniera che risiede regolarmente in Italia al 1 gennaio 2019 conta di 5.255.503 di cittadini provenienti, per la maggior parte, dalla comunità romena, albanese e marocchina, seguita da Cina e Ucraina. È al terzo posto nell’Unione Europea, seguita dalla Spagna e preceduta nella seconda posizione dal Regno Unito e nella prima dalla Germania con oltre 9 milioni. È concentrata più al Nord, il 57,5%, nelle regioni di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, seguita dal Centro con un 25,4% e dal Sud per 17,1%. Roma (556mila), Milano (470mila) Torino (221mila), Brescia (157mila) e Napoli (134mila) sono le città in cui si attesta più numerosa la loro presenza.
Vi lavorano il 64,3% dei cittadini stranieri comunitari e il 58,7 extra-UE , 4 milioni, dall’età di 15 anni, nel primo semestre 2018 secondo i dati forniti da RCFL-Istat. Rispetto agli Italiani lavorano prevalentemente nei settori dei servizi collettivi e personali, alberghiero e della ristorazione e nelle costruzioni, svolgendo mansioni che non sempre attinenti con la formazione (fenomeno dell’over-education). Aumentano le denunce di infortunio sul lavoro concernenti gli immigrati mentre si assiste ad un calo per gli italiani. Tra i non comunitari, nel 2017 UnionCamere segnala una presenza maggiore rispetto al 2016, di 374mila imprese. Le rimesse dall’Italia, 6 miliardi di euro nel 2018, diretti soprattutto verso il Bangladesh, a cui segue Romania e i paesi asiatici quali Filippine, Pakistan, India e Sri Lanka.
Aumentano i matrimoni misti con un coniuge straniero: con un 8,3% in più rispetto al 2016 si sono celebrati 27mila nel 2017. I bambini nati da genitori entrambi stranieri sono 65.444, in meno rispetto al 2017, legato probabilmente alla diminuzione dei nuovi arrivi. La scuola primaria è dove si concentra il maggior numero di bambini stranieri presenti soprattutto nelle regioni della Lombardia, dell’Emilia-Romagna, del Veneto, del Lazio, del Piemonte e della Toscana. E tra i minori stranieri vi sono quelli non accompagnati di cui non si hanno informazioni esatte e con loro cresce la necessità di affrontare nuove questioni organizzative e didattiche nell’ambito scolastico.
Diminuisce il numero di persone che si recano ai Centri di Ascolto della Caritas: nelle 185 diocesi si segnala un calo nel 2017, sono 197mila, dovuto, secondo alcune diocesi, al calo della presenza degli immigrati sia per gli arrivi che sono diminuiti sia per la crisi economica che costringe molti a scegliere altre mete di destinazione, quelle del nord d’Europa. Si evidenzia che sono «solo» il 57% le persone di cittadinanza straniera che vi si rivolgono, soprattutto nelle aree del Nord e del Centro mentre gli italiani il 42%. Agli sportelli dei Centri si recano maggiormente gli immigrati che provengono da territori di guerra, segnati da emergenze politiche e ambientali. Facendo riferimento al reddito di cittadinanza, nonostante non vi siano dati ufficiali, si evidenzia come «il requisito dei 10 anni, due dei quali in via continuativa, escluda i 90mila nuclei di stranieri, già percettori della misura varata a fine 2017, lasciandoli senza sostegno».
In ambito sanitario, le dimissioni ospedaliere continuano a registrare il traumatismo come prima causa dovuta ad incidenti sul lavoro per gli uomini mentre per gravidanza e parti per le donne.
Al 31 dicembre 2018 negli istituti penitenziari vi è una costante maggiore presenza di giovani stranieri tra i 30 e i 34 anni. I detenuti, circa 20mila, provengono prevalentemente dal Marocco e in misura minore da Albania e Romania. Le donne recluse provengono soprattutto da Romania e Nigeria. Si evidenzia che mentre le pene inflitte agli stranieri riguardano atti di pericolosità sociale minore secondo le emergenze investigative più recenti rilevano invece la diffusione di organizzazioni criminali straniere in Italia e sono in lieve aumento i reati di discriminazione razziale e religiosa di cui i cittadini stranieri sono vittime.
Riguardo alla fede l’analisi presenta al 1 gennaio 2019 un milione e 500 mila di musulmani residenti (+ 2%), in cui prevalgono le comunità marocchina e albanese, mentre 2 milioni e 800 mila di cristiani stranieri residenti a partire da ortodossi, copti e altre confessioni (-4%) e una crescita forte di stranieri atei o agnostici per circa mezzo milione.
È il linguaggio discriminatorio, offensivo che porta incitamenti all’odio e fake news nei loro confronti è per il 91%. Su twitter un hater su tre usa un linguaggio provocatorio, offensivo contro lo straniero.
La realtà italiana dell’immigrazione viene descritta all’interno di un panorama più vasto, quello europeo e internazionale. Attingendo ai dati dell’Onu, dal 2000 al 2017 si registra un crescendo del numero delle persone che vivono in un paese diverso da quello di origine e nel 2017 si è arrivati a 257,7 milioni. Vivono però in appena 10 Paesi di tutto il mondo. Nel 2017 sono concentrati negli Stati Uniti 50 milioni di migranti, poi Arabia Saudita, Germania, Federazione Russa, seguiti da Regno Unito ed Emirati Arabi. Nel 2017 i corridoi internazionali più consistenti nel 2017 si segnalano Asia-Asia per circa 63 milioni di migranti internazionali, quello Europa-Europa per 41 milioni, fra America Latina-Caraibi e Nord America per oltre 26 milioni, tra Asia e Europa per oltre 20 milioni mentre Africa-Africa oltre 19 milioni. Tra i cinque vincitori regionali (Africa, Americhe, Asia, Europa e Medio Oriente) del Premio umanitario Nansen per i Rifugiati 2019 dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite per l’Europa sono stati premiati i Corridori umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, Cei-Caritas italiana, Federazione delle Chiese in Italia e Tavola Valdese nell’offrire protezione e la possibilità di costruirsi un futuro migliore. In Unione Europea nel 2018 si contano 39 milioni di cittadini stranieri, in aumento rispetto al 2017, con tendenze sempre più verso i Paesi dell’Europa orientale e una diminuzione nelle vecchie aree. Tuttavia la Germania, nonostante la diminuzione ospita il maggior numero di migranti oltre 9 milioni seguita da Regno Unito, Italia, Francia e Spagna.