Giornata mondiale di prevenzione del Suicidio
09 Settembre 2019È un dramma per la famiglia, per la società. Lascia un segno di sconfitta, di impotenza per non aver potuto dare un aiuto a chi si trova per varie ragioni in difficoltà, imprigionato da sofferenza psichica e decide di togliersi la vita.
Sono 800mila le persone nel mondo che ogni anno perdono la vita suicidandosi e dietro ogni gesto fatale vi sono diversi tentativi. Seppure diminuito nel corso degli anni, dal 2010 al 2016, eccetto un lieve aumento nella Regione delle Americhe (Suicide in the world, Global Health Estimates, WHO 2019), il fatto più preoccupante è la diffusione tra i giovani, tra i 15 e i 29 anni di età, che dai dati Oms del 2016 appare seconda causa principale di morte dopo gli incidenti stradali per entrambi i sessi. Molteplici sono i fattori che possono concorrere tra i giovani in un’età particolarmente vulnerabile, ad esempio povertà, migrazione, bullismo, guerra, violenza, instabilità relazionale in famiglia, abuso di sostanze, salute mentale. La prevenzione non solo è importante ma anche possibile e doverosa per la tutela della salute delle persone. Per sottolineare questo la prossima Giornata mondiale dedicata alla Salute Mentale, che si celebrerà il 10 ottobre, darà ancora spazio alla prevenzione del suicidio perché le persone non siano lasciate sole, perché vi sia sensibilizzazione del problema da parte della comunità e dei governi. Purtroppo vi è anche lo stigma che la persona non cerchi un aiuto, deve esservi invece la consapevolezza che sia una fragilità che va accolta, presa in cura dalla comunità. I Paesi dovrebbero «integrare efficaci strategie di prevenzione nei programmi nazionali sanitari ed educativi in un modo sostenibile», ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus alla vigilia della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. Ad oggi, sono 38 i Paesi che hanno un piano di prevenzione nazionale (WHO 2019).
È un fenomeno globale che richiede interventi preventivi di collaborazione su più fronti da sanitario a educativo da politico a agricolo da legislativo alla comunicazione. Oltre il 79% accade nei Paesi a basso e medio reddito, secondo lo studio dell’Oms relativo al 2016. L’Oms dà alcune indicazioni per la prevenzione, ad esempio la riduzione dell’accesso agli strumenti usati (armi, pesticidi), un’informazione responsabile da parte dei mass- media, una comunicazione educativa nelle scuole, l’introduzione di politiche per ridurre l’uso di alcol, dare un’assistenza di follow-up per coloro che hanno già provato un tentativo e un sostegno da parte della comunità o ancora identificare e curare le persone che soffrono di disordini mentali o per uso di sostanze, di disturbi mentali acuti.
Un legame tra suicidio e disordine mentale (come depressione o per uso di alcol) si riscontra prevalentemente nei Paesi ad alto reddito. Un comportamento che può essere anche dovuto a momenti di crisi quando ci si trova in difficoltà nell’affrontare problemi della vita che possono essere di tipo economico, relazionale o per malattia. Un abuso, una violenza, un senso di isolamento possono determinare comportamenti suicidari. Sono più frequenti tra i gruppi che presentano una maggiore vulnerabilità nella discriminazione, ad esempio i rifugiati e i migranti, gli indigeni, le persone LGBTI, e i prigionieri.
Conoscerne le modalità consente di attuare strategie efficaci, limitandone l’accesso. Le più comuni sono armi, impiccamento e avvelenamento da pesticidi. Quest’ultimo è stimato attorno il 20% per lo più nelle zone rurali agricole dei Paesi a basso e medio reddito. E la tossicità dei prodotti chimici rende purtroppo il tentativo di suicidio spesso fatale. In Sri Lanka la regolamentazione dei pesticidi pericolosi ha consentito anche un risparmio di vite salvate, il 70% dei suicidi, 93mila stimate in dieci anni.
In Italia dal 1995 al 2015 i suicidi sono diminuiti del 14% in tutte le fasce di età. Dai dati Istat del 2017 si sono registrati nel 2015 circa 4000 decessi. In questo quadro l’Italia come l’Europa presenta però una tendenza in crescita del fenomeno di autolesionismo tra gli adolescenti. Lo afferma uno studio internazionale pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, secondo cui oltre un quarto degli adolescenti (27%,6%, età media 14 anni) in Europa mette in atto tali tipi di comportamento autolesivi occasionali o ripetuti nel tempo. In Italia il problema riguarda il 20% dei ragazzi. Uno studio che l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma cita in occasione del convegno scientifico sulla nuova emergenza, il fenomeno di autolesionismo e comportamento suicidario nei bambini e negli adolescenti, che si tiene nella Giornata mondiale di Prevenzione del Suicidio. Una problematica che non va sottovalutata. Al Bambino Gesù le richieste urgenti in pronto soccorso per ideazione e comportamento suicidario negli ultimi 8 anni sono aumentate di 20 volte: si è passati dai 12 casi del 2011 ai 237 del 2018, tra questi vi sono bambini di 10-11 anni. Nel 2018 le consulenze neuropsichiatriche in Pronto Soccorso hanno raggiunto quasi la quota 1000, registrando un aumento del 24% rispetto al 2017. Oltre alla recente appToYoung è attivo 24 ore su 24 un call center “Lucy 06 6859 2265” dove psicologi esperti possono dare una prima risposta ai problemi di natura psicologica e psichiatrica dei bambini e ragazzi.