Governo e Regioni approvano il nuovo Patto per la Salute fino al 2021
19 Dicembre 2019Abbreviati i tempi per la stipula del nuovo Patto per la Salute per il triennio 2019-2021: è stato approvato oggi pomeriggio, mercoledì 18 dicembre nella conferenza Stato – Regioni e ha ricevuto riscontro positivo da più realtà del mondo sanitario, sindacale e per la tutela dei diritti della salute dei cittadini.
In sintesi, i punti approvati:
1. 3,5 mld di finanziamento per il fabbisogno del Servizio sanitario nazionale nel piano 2019-2021: 114miliardi e 474 milioni di euro per il 2019, 116miliardi e 474 milioni di euro per il 2020 e 117miliardi e 974milioni per il 2021. Per l’assegnazione delle risorse in corso d’anno in modo celere le quote vincolate del Riparto del fabbisogno sanitario standard confluiscono all’interno del riparto riguardo alla quota indistinta del fabbisogno sanitario standard.
2. Il percorso dei nuovi Lea (2017) per la sua applicazione rimane in attesa dell’approvazione del decreto sulle tariffe per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica.
Sarà valorizzato il ruolo del Comitato Lea a cui sarà affidata la valutazione annuale dei servizi sanitari regionali attraverso un sistema di misurazione basato su efficienza, qualità, appropriatezza e criticità nella prestazione dei livelli essenziali di assistenza tramite il Nuovo sistema di Garanzia. Quest’ultimo serve per monitorare la situazione e poter arrivare ad un panorama più omogeneo dell’assistenza a livello nazionale diminuendo le differenze regionali e infra-regionali e migliorando i servizi. Il Comitato Lea potrà chiedere dove vi siano riscontrate carenze la presentazione di un piano di interventi, detto Potenziamento dei Lea a cui spetterà il Comitato stesso ad approvarlo o a dare diffida per inadempienza o inadeguatezza del piano.
Poi il Commissariamento diventa uno strumento applicabile in circostanze eccezionali come rimedio ultimo. Il limite è di 180 giorni entro cui il Governo deve procedere al riesame dei Commissari ad acta, d’accordo con le regioni interessate, dopo che la sentenza della Consulta ha dichiarato illegittima l’incompatibilità tra Presidente di Regione e commissario ad acta.
Saranno predisposte dai Ministeri della Salute e dell’Economia e Finanze delle linee guida per fissare parametri di cessazione dell’esercizio dei poteri commissariali e i requisiti per uscire dal piano di rientro. Si prevede un meccanismo di allerta preventiva regionale da attivarsi con il superamento della soglia del 3% per la Regione mantenendo l’allerta rischio di entrare nel Piano di rientro quando, come già normato, il disavanzo è pari al 5%.
Vi sarà in programma un nuovo Piano nazionale per le liste di attesa 2019-2021.
3. Sulle risorse umane la percentuale di incremento della spesa di personale passa dal 5% al 10% per il triennio e in caso di necessità arrivare fino al 15%.
Uniformare la modalità di svolgimento della formazione specialistica a tempo parziale e delle attività teoriche e pratiche previste negli ordinamenti della Scuola di specializzazione universitaria.
Si prevede di ammettere anche gli specializzandi iscritti al terzo anno del Corso di specializzazione quadriennale e quinquennale alle procedure concorsuali per la dirigenza del ruolo sanitario e prorogare fino al 31 dicembre 2022 la possibilità di assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato degli specializzandi presenti nelle graduatorie concorsuali.
Agli specialisti in chirurgia di accettazione e di urgenza si valorizza il loro servizio maturato per accedere alle procedure concorsuali in tutte le specializzazioni possedute.
Per far fronte alla carenza temporanea di medici specialisti in accordo con il MIUR si potrà consentire agli specialisti di rimanere, secondo le necessità dell’azienda, in servizio anche oltre i 40 anni ma non superando i 70 anni di età. L’azienda potrà richiedere di proseguire il rapporto di lavoro qualora non sia possibile reclutare nell’immediato nuovi specialisti.
Riguardo alla formazione, con il MIUR si vuol rivedere a livello strutturale la formazione dei medici specialisti, per la medicina generale una formazione che sappia guardare non solo alle specificità territoriali ma anche ad una serie di elementi per garantire una uniformità di assistenza. E poi valorizzare e far sviluppare le competenze professionali infermieristiche, tecniche, riabilitative e preventive senza costi aggiuntivi impiegando quanto previsto nei contratti di settore CCNL.
Il trattamento di una graduale perequazione fra aziende ed enti del servizio sanitario per le Regioni con i conti e i Lea in ordine apportando un’integrazione aggiuntiva delle risorse fino al 2% del monte salari regionale rilevato nel 2018.
4. In tema di mobilità sanitaria si vuol avviare un programma nazionale elaborato da Governo e Regioni per valutare e migliorare i processi di mobilità, quella “fisiologica” da un lato e dall’altro poter dare un più equo accesso alle cure laddove sono presenti carenze organizzative regionali o locali.
5. È emersa la necessità di un riordino degli enti pubblici, partendo da Agenzia del farmaco (AIFA), Istituto superiore di sanità (Iss) e agenzia nazionale di supporto teorico e tecnico ai servizi sanitari regionali (Agenas) sotto la vigilanza del Ministero della Salute per superare la frammentazione delle funzioni prevedendo anche la possibilità di accorpare tali funzioni in un unico soggetto operante in rete con i centri regionali a cui affidare la guida dell’intero processo di HTA (Health Technology Assessment) a sostegno del Comitato Lea.
6. Si è osservata la necessità di una revisione e ammodernamento della politica farmaceutica e dei dispositivi medici in sintonia con le innovazioni del settore.
7. Riguardo agli investimenti da un’analisi del Ministero della Salute c’è bisogno di interventi per l’edilizia sanitaria per 32 miliardi di euro e 1,5 miliardi per nuove attrezzature tecnologiche.
Si prevede poi di semplificare l’iter di ammissione a finanziamento e di poter valutare in determinate circostanze, di emergenza in specifiche aree geografiche a causa di calamità naturali o dovute a esigenze straordinarie, il consenso a interventi urgenti relativi a edilizia sanitaria e a una nuova strumentazione tecnologica.
8. Una riorganizzazione dell’assistenza territoriale per far fronte al nuovo scenario sociale e sanitario (ad esempio, allungamento della vita, aumento della cronicità e maggiori insorgenza di pluripatologie) con una maggiore accessibilità all’assistenza sanitaria e sociosanitaria tramite un’integrazione con i servizi socio-assistenziali. A tale fine si intende promuovere:
– modalità e strumenti per favorire una continuità assistenziale e presa in carico della persona nelle diverse fasi della vita e in relazione alle diverse tipologie di bisogno;
– completare il processo di riordino della medicina generale e della pediatria di libera scelta favorendo l’integrazione con la specialistica ambulatoriale convenzionata interna e con tutte le figure professionali, compresa l’assistenza infermieristica di famiglia/comunità, per poter dare il più possibile una presa in carico integrata delle persone;
– specifiche politiche promotrici della tutela della salute soprattutto nel settore dell’infanzia e dell’adolescenza, della salute mentale, della disabilità e non autosufficienza, apportando azioni preventive nell’area materno-infantile, delle patologie croniche, delle dipendenze patologiche, dei disturbi del comportamento alimentare, delle cure palliative e della terapia del dolore;
– la valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolar modo infermieristica nei bisogni di continuità assistenziale, di aderenza terapeutica alle persone più fragili affetti da multi-morbilità;
– la Farmacia dei servizi e della nuova convenzione nazionale assegnando al farmacista non solo il mero compito della dispensazione delle medicine ma anche quello della presa in carico dei pazienti e di seguirli nella loro aderenza terapeutica.
9. L’istituzione di un gruppo di lavoro per un piano di revisione della normativa sui fondi sanitari integrativi.
10. Nuove tecnologie ICT e infrastruttura tecnologica di analisi del Sistema Tessera Sanitaria a sostegno della programmazione sanitaria e la necessità di una normativa che tuteli la protezione dei dati nel rispetto del regolamento europeo.
11. Tra gli obiettivi da raggiungere da parte del Governo e delle Regioni nell’ambito della ricerca sanitaria, vi sono la definizione delle priorità, la semplificazione delle procedure per l’attribuzione delle risorse, la creazione di un Piano Operativo Salute nell’ambito della Strategia nazionale di specializzazione intelligente, la promozione della missione degli Irccs.
12. Per gli investimenti di promozione e prevenzione della salute è sentita l’urgenza di contrastare l’inquinamento ambientale (esempio i Pfas) e la necessità di aumentare l’età per lo screening mammografico. Tra le priorità il contrasto all’antibiotico-resistenza, alle malattie croniche non trasmissibili con una presa in carico integrata tra prevenzione e cura, l’impegno di sradicamento del morbillo e della rosolia contrastare con un piano nazionale, la vigilanza sui luoghi di lavoro, lo sviluppo della visione della salute pubblica “one health” che considera quella umana e animale interdipendenti fra loro correlati alla salute dell’ecosistema e infine il piano coordinato nazionale dei controlli in materia di
sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.
13. La revisione del ticket e delle esenzioni che disciplina la partecipazione sanitaria alla spesa per un accesso più equo e inclusivo del ssn.
14. Migliorare la gestione della relazione con il cittadino ai servizi sanitari sul piano comunicativo, verso un utilizzo appropriato e responsabile dei servizi sanitari e l’uso del Fascicolo sanitario elettronico, promuovendo il servizio telematico dall’identità digitale alla gestione delle deleghe.
15. Revisione del decreto sugli standard ospedalieri DM 70/2015.
16. Sono mantenute le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano.
17. in conclusione l’impegno da parte del Governo e delle Regioni a lavorare in un tavolo di confronto su questiono ancora aperte.
Diverse sono le osservazioni positive giunte sul Patto della Salute. Dalla Fnopi attraverso la sua presidente Barbara Mangiacavalli che sottolinea l’ingresso ufficiale della figura dell’infermiere di famiglia/comunità nell’assistenza territoriale nazionale, un’assistenza che si affianca a quella di medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali e farmacisti, per una completa presa in carico integrale delle persone e con cui si vede il realizzarsi di quanto l’Oms aveva già delineato tale figura sin dal 1998.
Dalla Fnomceo che per voce del suo presidente Filippo Anelli intravede l’inizio di una nuova stagione su cui si può iniziare a investire, che apre uno spiraglio ai giovani, con «un incremento del fondo sanitario nazionale che rende possibile il traguardo dei 120 miliardi alla sanità da raggiungere nel 2023 come promesso dal premier Conte», da cui partire per valorizzare le professionalità cominciando dall’adeguamento agli standard europei della remunerazione dei medici.
«Sottoscrivendo il Patto per la Salute si è evitato così il rischio di vedere sfumare 3,5 miliardi di nuove risorse» afferma Antonio Gaudioso dell’Associazione Cittadinanzattiva a tutela dei diritti dei cittadini. Considera un buon punto di programma il superamento della logica dei tetti di spesa a partire dalle risorse del personale per le quali è previsto un aumento di spesa dal 5 al 10% nel 2020-2022 con la possibilità di arrivare fino al 15%, la previsione di linee guida per migliorare la comunicazione tra il sistema sanitario e il cittadino e di un’omogeneità dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria sul territorio. Punti che devono però essere applicati.
Invece il segretario del Sindacato dei Medici Italiani (Smi) Pina Onotri esprime la delusione per la riorganizzazione delle cure primarie. Si aspettavano una revisione del sistema formativo anche per i medici di medicina generale con l’istituzione di una scuola di specializzazione ad hoc. «Il processo di riordino della medicina generale se ci dovrà essere, deve, necessariamente, prevedere risorse certe per i rinnovi contrattuali dei MMG. Questa scelta non è più rinviabile a forte della cronica carenza di medici di famiglia, unitamente al fenomeno dell’emigrazione di giovani professionisti all’estero».