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Quali rischi nella gravidanza tra Covid-19 e vaccino? Un recente studio canadese

23 Agosto 2022

Dalla letteratura scientifica dei dati disponibili sulla vaccinazione anti-Covid nelle donne in gravidanza il rischio di complicanze dovuto al Covid-19 per ospedalizzazione, ammissione in unità di cura intensiva e mortalità è maggiore rispetto agli altri soggetti non vaccinati. La politica sanitaria vaccinale adottata in 113 Paesi nel mondo in cui le donne in gravidanza vi rientrano indicherebbe che questa vaccinazione tutela la salute della donna in gravidanza dalle complicanze infettive del Sars-CoV-2 a cui può andare incontro se contrae la malattia Covid.

Esiste una mappa globale digitale, continuamente aggiornata, comitglobal.org, sviluppata dal Berman Institute of Bioethics & Center for Immunization Research della John Hopkins University, che ci illustra le politiche sanitarie di immunizzazione materna dal Covid-19 intraprese nei diversi Paesi nel mondo.

Sono 113 i paesi in cui rientra tale categoria, sono i paesi più permissivi alla vaccinazione. Invece sono 11 i Paesi nei quali viene concessa solo a un certo tipo di gruppo di popolazione in gravidanza o possono scegliere di riceverla (Monaco, Sudan, Tajikistan, Ecuador, Burkina Faso, Andorra, American Samoa, Bangladesh, British Virgin Islands, Cook Islands, St. Kitts and Nevis). A Macao Sar in Cina, non è invece raccomandata se non in caso di eccezioni, un elevato rischio professionale e domestico che può comportare il rischio di contrarre la malattia in forma severa dovuto a comorbidità, età e condizione di salute. In 11 paesi non viene raccomandata alle donne in gravidanza o risulta controindicata, e sono: Afghanistan, Cina, Djibouti, Jordan, Nauru, Sierra Leone, Timor-Leste, Turkmenistan, Turks and Caicos Islands, Emirati arabi, Uzbekistan.

LA RACCOMANDAZIONE DELLA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO

La circolare ministeriale italiana ad interim, sia la prima riferita a settembre 2021 che in quella nei tre mesi successivi, a dicembre, raccomandava la vaccinazione – terza dose – contro il Covid -19 per le donne in gravidanza nel secondo e nel terzo trimestre e in allattamento con il vaccino a mRna, di ultima generazione che non contiene il virus.

Faceva presente in termini di sicurezza ed efficacia ad alcuni studi osservazionali, pur considerando che le evidenze non potevano dirsi conclusive per il basso numero di donne arruolate, come quello israeliano retrospettivo di coorte che riportava «un rischio significativamente inferiore di contrarre l’infezione da Sars-CoV-2 rispetto alle donne non vaccinate» o altri (Theiler RN., Wick M., Mehta R. et al., Goldshtein I., Nevo D. et al., etc.) che descrivevano «una riduzione di incidenza da infezione nelle donne vaccinate in gravidanza». Indicava secondo i ricercatori Flannery DD., Juncker HG., Romijn M et al., etc., «la presenza di anticorpi contro il virus Sars-CoV-2 ritracciata nel sangue cordonale e nel latte materno in risposta all’infezione in gravidanza, prospettando una immunità passiva nel neonato». Citava infine uno studio di Shimabukuro et al. che confermava l’assenza di rischi sia per le madri che per i loro neonati.

IL PARERE DI SOCIETÀ SCIENTIFICHE ITALIANE SULLA SICUREZZA VACCINALE

Diverse società scientifiche, che si occupano della salute della donna e dei bambini, si rivolsero poi con una nota congiunta al Ministero della Salute perché sostenesse una promozione informativa accurata, chiara, scientifica e descrittiva sulla sicurezza con i vaccini a mRNA, scrivendo: «il Covid-19 può avere manifestazioni più gravi nelle donne in gravidanza che al di fuori della gravidanza; le gravidanze complicate dal Covid-19 esitano più spesso in un parto prematuro che può mettere seriamente a rischio la vita del piccolo e generare tutte le complicazioni tipiche della prematurità; il virus SARS-CoV-2 può trasmettersi, ancorché raramente, dalla madre al feto e causare rari casi di Covid-19 neonatale anche grave; il Covid-19 in età pediatrica può avere conseguenze gravi non solo in fase acuta, ma anche a distanza di settimane come la sindrome infiammatoria multi-sistemica (Pims)».

ESITI DI INDAGINE PIÙ RECENTE IN UNO STUDIO CANADESE

L’efficacia della vaccinazione sia per le donne in gravidanza che per i nascituri è mostrata in un recente studio canadese di coorte retrospettivo dai dati clinici di 85.162 tra nati vivi e morti estratti dal registro provinciale delle nascite della provincia dell’Ontario tra il 1 maggio e il 31 dicembre 2021, concepiti almeno nella 42°settimana prima della fine del periodo di studio e con un’età gestionale superiore alle 20 settimane o con un peso uguale o superiore ai 500 g. Nel loro lavoro pubblicato su Bmj il 17 agosto 2022 (378:e071416) gli autori Deshayne B. Fell della School of Epidemiology and Public Health dell’University of Ottawa, in Ontario, Sheryll Dimanling-Cruz della Children’s Hospital of Eastern Ontario Research Institute di Ottawa in Ontario, et al., non sono riusciti a trovare alcuna evidenza di «un maggiore rischio associato a parto pretermine, ritardo di crescita fetale (neonato piccolo per l’età gestionale SGA) o decesso fetale» (fig. 4 dello studio).

Tra gli 85.162 nati vivi e morti 43.099 sono i feti esposti ad almeno una dose di mRNA vaccinale anti-Covid-19 durante la gravidanza, correlati a 13.416 madri, pari al 31.1%, madri che hanno ricevuto una dose vaccinale, 29.650, pari a 68.8%, due dosi e 33, pari a 0,1%, tre dosi. Più precisamente, 5.213, pari al 12.1%, hanno ricevuto una dose durante il primo trimestre, 20.715, pari a 48.1%, durante il secondo trimestre e 17.171, pari al 39.8% durante il terzo trimestre; e riguardo ai tipi di vaccino durante la gravidanza, a 34.526, pari a 80.1%, la somministrazione di una dose di BNT162b2 (Cominarty, Pfizer-BioNTech), a 8.453, pari al 19.6%, di mRna-1273 (Spikevax, Moderna) e a 120, meno dell’1%, con un altro prodotto vaccinale, di cui per 101 con Vaxzevria, Oxford-AstraZeneca.

Sono 3.328, pari a 3.9%, i soggetti che hanno contratto il Covid-19 durante la gravidanza: la percentuale dei contagiati è superiore nel gruppo dei non vaccinati, pari al 4.9% rispetto all’altro gruppo 2.9% (si veda tab. 2 dello studio).

Riguardo ai nati pretermine, sono registrati 5.719 nati, pari a 6.7%, e 3.450, pari a 4.1%, sono nati pretermine spontanei. Gli Autori hanno rilevato un’incidenza cumulativa dei nati pretermine del 6.5% tra i vaccinati durante la gravidanza e il 6.9% tra coloro che non lo erano, deducendo che «la vaccinazione non era associata ad un rischio aumentato di nascite pretermine, spontanee o molto prematuri». Riguardo al ritardo della crescita alla nascita 3700 sono le nascite, pari al 9.1% da soggetti che hanno ricevuto una o più dosi vaccinali durante la gravidanza e 3700 pari al 9.2% tra le nascite da soggetti non vaccinati.

In riferimento ai neonati piccoli per l’età gestionale, dallo studio emerge un’incidenza cumulativa di neonati piccoli per l’età gestionale alla nascita del 9.1%, pari a 3.743, tra i nati alle cui madri sono state somministrate una o più dosi di vaccino Covid-19 durante la gravidanza e del 9.2%, pari a 3.722, tra i nati le cui madri non si sono vaccinate, da cui gli Autori concludono sostenendo che «non è stata osservata alcuna associazione tra la vaccinazione durante la gravidanza e il neonato piccolo per l’età di gestazione alla nascita in generale, o nelle analisi dei sottogruppi per trimestre e prodotto vaccinale per la prima dose». Vi è stata, tuttavia, osservata tra i soggetti riceventi una sola dose durante la gravidanza un lieve aumento correlato.

Infine per i nati morti, l’incidenza cumulativa tra le nascite da soggetti vaccinati con una o più dosi vaccinali durante la gravidanza ha riguardato, secondo i dati di Deshayne B. Fell, Sheryll Dimanling-Cruz et al., 107 casi rispetto ai 184 del gruppo non vaccinato, concludendo che «la vaccinazione non è stata associata ad alcun aumento di rischio di decessi (si veda fig. 4 dello studio). Il numero di decessi non è stato abbastanza grande per le analisi dei sottogruppi».

Già in un loro precedente studio (Jama, 2022; 327(15): 1478-1487) retrospettivo di analisi degli esiti perinatali in Ontario dopo la vaccinazione Covid-19 durante la gravidanza su una coorte di 22.660 soggetti vaccinati con almeno una dose di vaccino a mRNA, pari al 23%, nel secondo e terzo trimestre, su una popolazione di 97.590 soggetti, non mostrarono la presenza di «rischi significativamente aumentati di emorragia postpartum, corioamnionite (infiammazione delle membrane fetali), parti cesarei o basso punteggio di Apgar. I dati sono stati attinti al registro dei nati della provincia di Ontario tra il 14 dicembre 2020 e il 30 settembre 2021, collegandoli al database provinciale dell’immunizzazione Covid-19. Su 97.590 soggetti nati circa 22.600 donne in gravidanza vaccinate nel secondo e terzo trimestre non veniva mostrata alcuna associazione a esiti avversi perinatali come emorragia post-partum o un basso punteggio di Apgar.

ALTRI STUDI SUL RISCHIO DI EVENTI AVVERSI IN GRAVIDANZA ASSOCIATO A VACCINO ANTI-COVID-19

Gli Autori dello studio canadese pubblicato in agosto riferiscono che attualmente sono «pochi gli studi che hanno esaminato il rischio di esiti avversi alla nascita associato alla vaccinazione prenatale anti-Covid-19».

Ne riportano ad esempio l’analisi retrospettiva di Maria C. Magnus, K. Anne K. Örtqviste et al. (Jama, aprile 2022, doi: 10.1001/jama.2022.3271), basata sui registri di nascita in Svezia e in Norvegia su una coorte di 157mila521 gravidanze singole che terminano dopo la 22ma settimana dal 1 gennaio 2021 fino al 12 gennaio 2022 in Svezia e al 15 gennaio in Norvegia, nel quale il 18% dei nati, 28.506, provenivano da madri vaccinate durante la gravidanza. Maria Magnus et al. concludono affermando che dal confronto con la popolazione non vaccinata contro il Sars-CoV-2 durante la gravidanza, non emerge «alcun rischio significativamente associato ad un aumentato rischio di esiti avversi nella gravidanza. Per la maggior parte le vaccinazioni erano con i vaccini a mRNA durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza; ciò dovrebbe essere tenuto in considerazione nell’interpretare l’analisi». Lo studio ha impiegato i registri delle nascite della Svezia e della Norvegia con le informazioni sui nati collegati ai registri obbligatori della vaccinazione contro la Sars-CoV-2, i vaccini a mRNA ― BNT162b2 (Pfizer-BioNTech) e a mRNA -1273 (Moderna) ― ed uno a vettore virale (AstraZeneca) e altri registri. Dal 16 marzo 2021 l’autorità sanitaria svedese non raccomandò più quello dell’Astrazeneca prima dei 65 anni di età mentre da quella norvegese venne escluso dal programma dal 12 maggio 2021.

Le donne si sono vaccinate nella percentuale dello 0,7% nel primo trimestre di gravidanza, dell’8.3% nel secondo e del 9.1% nel terzo. Risulta un rischio aumentato non significativo associato a nascite pretermine per il

Dei soggetti vaccinati in gravidanza il 3,4% è rimasto contagiato dal virus Sars-CoV-2 mentre sale a 8,5% chi non si è vaccinato. Si riportano 4.9% per 10.000 giorni di gravidanza a rischio per i nati pretermine con madri vaccinate rispetto a 6.2% per le madri non vaccinate. Per il neonato piccolo per l’età gestionale il rapporto di incidenza risulta 7.8% per il gruppo vaccinato rispetto a 8.5% di quello non vaccinato. Appena lo 0,2% dei nati esita in decesso durante il periodo esaminato: l’incidenza cumulativa nei due gruppi di esposizione è di 2.1% versus 2.4% ogni 100mila giorni di gravidanza a rischio.

Uno studio israeliano (Jama pediatr. 2022, maggio 1; 176(5): 470-477, doi: 10.1001/jamapediatrics.2022.0001) è sui rischi avversi nel periodo neonatale e nella prima infanzia associati ai vaccini mRNA BNT162b2 durante la gravidanza. Sono 24.288 eleggibili neonati vivi singoli da marzo a settembre 2021, con un follow-up fino al 31 ottobre 2021, di cui il 68%, pari a 16.697 nati erano stati esposti nel primo e nel secondo trimestre alla vaccinazione materna in utero. Anche qui non vi è stata trovata una differenza sostanziale nei nati pretermine tra esposti e non (RR = 0.95; 95% CI, 0.83-1.10), così per la ospedalizzazione neonatale (RR = 0.99; 95% CI, 0.88-1.12), postnatale dopo il parto (RR = 0.95; 95% CI, 0.84-1.07), anomalie congenite (RR = 0.69; 95% CI, 0.44-1.04) o mortalità infantile nel periodo di studio (RR = 0.84; 95% CI, 0.43-1.72).

Il vaccino BNT162b2 durante la gravidanza, affermano i ricercatori, non riporta un rischio maggiore di nascita pretermine o di neonato piccolo per età gestazionale mentre nessuna differenza nei rischi dell’infante ammesso in ospedale o di mortalità fino a 7 mesi di età.

(Aggiornamento 24 agosto 2022, ore 18.03)

redazione Bioetica News Torino