I medici devono fare i medici e non gli infermieri Da Omceo, di Torino a voci sindacali medici e infermieri si precisa no allo scambio delle categorie professionali sanitarie. Questione sollevata con una Lettera da DIRMEI Piemonte
09 Novembre 2020Per far fronte alle necessità di cura e assistenziali sanitarie Covid 19 sono stati indetti ultimamente 17 bandi per il reclutamento del personale sanitario dalla Regione Piemonte. L’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi informa sabato 7 novembre da facebook che «undici bandi sono già chiusi, altri due sono in fase di valutazione dei titoli» e che «per rendere il più possibile attrattivo il bando degli infermieri (in scadenza il 5 dicembre), abbiamo esteso la durata del contratto a tre anni» e «domani, 8 novembre, scadranno i bandi per ostetriche e fisioterapisti, lunedì andrà a termine quello degli infermieri con contratto annuale».
Una critica e una precisazione sui differenti ruoli di categoria nell’esercitare la professione sanitaria giunge immediata dall’Ordine dei Medici di Torino in risposta alla lettera ricevuta dalla Direzione Sanità e Welfare del Dipartimento Malattie ed Emergenze Infettive della Regione Piemonte, datata 7 novembre: «La lettera di ieri della Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte che invita le aziende sanitarie regionali ad assumere, in mancanza di infermieri, medici cui far svolgere attività infermieristiche, dà l’idea del punto di confusione a cui è giunto l’Assessorato alla Sanità». Spiega il presidente Omceo Torino Guido Giustetto: «Prendere decisioni improvvisate, non condivise è segno di attivismo vano, inconcludente e pericoloso. L’articolo 348 del Codice Penale punisce l’esercizio abusivo di professione per chi la eserciti senza averne l’abilitazione ed essere iscritto al relativo albo. Questo sarebbe il caso del medico che sia messo a fare l’infermiere», nel ricordare anche quanto i medici stiano dando in questo momento 24 ore al giorno, tutti i giorni vivendo appieno l’art. 9 del Codice deontologico Il medico in ogni situazione di calamità deve porsi a disposizione dell’Autorità competente. Dinanzi alla mancanza di personale l’Ordine dei Medici di Torino a partire da martedì «iscriverà d’urgenza 50 nuovi medici appena abilitati, pronti a scendere in campo a fianco dei colleghi che, esausti, continuano a fronteggiare l’epidemia in tutte le maniere possibili
Una critica e una precisazione sui differenti ruoli di categoria nell’esercitare la professione sanitaria giunge immediata dall’Ordine dei Medici di Torino in risposta alla lettera ricevuta dalla Direzione Sanità e Welfare del Dipartimento Malattie ed Emergenze Infettive della Regione Piemonte, datata 7 novembre: «La lettera di ieri della Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte che invita le aziende sanitarie regionali ad assumere, in mancanza di infermieri, medici cui far svolgere attività infermieristiche, dà l’idea del punto di confusione a cui è giunto l’Assessorato alla Sanità». Spiega il presidente Omceo Torino Guido Giustetto: «Prendere decisioni improvvisate, non condivise è segno di attivismo vano, inconcludente e pericoloso. L’articolo 348 del Codice Penale punisce l’esercizio abusivo di professione per chi la eserciti senza averne l’abilitazione ed essere iscritto al relativo albo. Questo sarebbe il caso del medico che sia messo a fare l’infermiere», nel ricordare anche quanto i medici stiano dando in questo momento 24 ore al giorno, tutti i giorni vivendo appieno l’art. 9 del Codice deontologico Il medico in ogni situazione di calamità deve porsi a disposizione dell’Autorità competente. Dinanzi alla mancanza di personale l’Ordine dei Medici di Torino a partire da martedì «iscriverà d’urgenza 50 nuovi medici appena abilitati, pronti a scendere in campo a fianco dei colleghi che, esausti, continuano a fronteggiare l’epidemia in tutte le maniere possibili.
Una critica e una precisazione sui differenti ruoli di categoria nell’esercitare la professione sanitaria giunge immediata dall’Ordine dei Medici di Torino in risposta alla lettera ricevuta dalla Direzione Sanità e Welfare del Dipartimento Malattie ed Emergenze Infettive della Regione Piemonte, datata 7 novembre: «La lettera di ieri della Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte che invita le aziende sanitarie regionali ad assumere, in mancanza di infermieri, medici cui far svolgere attività infermieristiche, dà l’idea del punto di confusione a cui è giunto l’Assessorato alla Sanità». Spiega il presidente Omceo Torino Guido Giustetto: «Prendere decisioni improvvisate, non condivise è segno di attivismo vano, inconcludente e pericoloso. L’articolo 348 del Codice Penale punisce l’esercizio abusivo di professione per chi la eserciti senza averne l’abilitazione ed essere iscritto al relativo albo. Questo sarebbe il caso del medico che sia messo a fare l’infermiere», nel ricordare anche quanto i medici stiano dando in questo momento 24 ore al giorno, tutti i giorni vivendo appieno l’art. 9 del Codice deontologico Il medico in ogni situazione di calamità deve porsi a disposizione dell’Autorità competente. Dinanzi alla carenza di personale, l’Ordine dei Medici di Torino a partire da martedì «iscriverà d’urgenza 50 nuovi medici appena abilitati, pronti a scendere in campo a fianco dei colleghi che, esausti, continuano a fronteggiare l’epidemia in tutte le maniere possibili», afferma Giustetto che lancia due proposte come il coinvolgimento degli studenti di infermieristica degli ultimi anni oppure quella che nel considerare il tempo speso in burocrazia per medici e infermieri di dotare reparti, pronto soccorso, ambulatori, studi medici di questo personale.
La Lettera Regionale del Dipartimento Malattie ed Emergenze in questione afferma, come pubblicata in data odierna nell’articolo Medici come infermieri di Nerozzi dal Corriere di Torino nei bandi attivi Dirmei/aziendali: « Si fa seguito alle difficoltà riscontrate nell’individuazione delle risorse umane da destinare all’assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale ( es. personale infermieristico) per richiedere alle ASR […], e, qualora necessario, di profili superiori. In assenza di infermieri, ad esempio, le ASR dovranno procedere a contrattualizzare altre figure di supporto, secondo i profili professionali opportuni e, qualora indispensabile, medici, secondo le necessità assistenziali».
A difesa dei medici e della loro professione è arrivata la secca reazione dell’Anaoo – Assomed Piemonte che afferma: «Attribuire a medici ospedalieri compiti infermieristici si configura inoltre come abuso di professione: anche per legge devi fare il mestiere per cui sei pagato e per cui hai studiato» e aggiunge «se davvero ci sono troppi medici, che si riattivino allora le prestazioni non urgenti, che in questo momento sta erogando solo il privato, determinando una gravissima diseguaglianza nell’accesso alle cure». Le sospensioni a causa della pandemia riguardano interventi e visite non urgenti e non salvavita ma comunque legate a patologie rilevanti, commenta infine l’Associazione sindacale. Già nei giorni precedenti l’Ordine dei Medici aveva fatto sua la preoccupazione degli specialisti ambulatoriali per la limitazione delle prestazioni sanitarie a causa dell’emergenza Covid perché come è successo nel primo isolamento forzato può accadere di nuovo nei pazienti cronici e pluripatologici l’aggravamento delle loro condizioni di salute insieme all’«accumularsi di migliaia di visite specialistiche ed esami diagnostici, il cui recupero non è stato possibile completare, con conseguente ulteriore allungamento delle liste d’attesa». Aveva in tale occasione suggerito che si possa negli ambienti ambulatoriali dove non ci sono pazienti Covi di proseguire visite ed esami nel rispetto delle misure di precauzione (distanziamento, corretto uso dei dpa e disinfezione locali).
Dall’OPI di Torino, Ordine delle professioni infermieristiche di Torino, attraverso la voce del suo presidente Massimiliano Sciretti nonché del coordinamento regionale piemontese esprime il dovuto «il rispetto della professionalità in tutti i suoi aspetti» facendo notare da tempo la necessità «di aprire un confronto sull’adeguamento degli organici e dei piani di fabbisogno di personale infermieristico, sull’aggiornamento della programmazione degli accessi universitari con nuove risorse, sulla gestione dei fondi contrattuali». Anche per l’OPI le proposte coincidono con quelle indicate dall’Omceo di Torino: «Dal momento che si registra una indubbia carenza di laureati, perché non coinvolgere innanzitutto gli studenti di infermieristica degli ultimi anni prima di rivolgersi ad altre categorie professionali? A nostro avviso inoltre si dovrebbe dotare gli ospedali, Pronto soccorso, studi medici e strutture sanitarie di personale amministrativo in modo da sgravare infermieri e medici da quelle pratiche. Ciò sarebbe utile per rendere ancor più operative le categorie che sono a contatto con i malati in questo momento di emergenza sanitaria».
L’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Luigi Icardi risponde alle diverse reazioni pervenute dovute alla Lettera dell’Unità di Crisi, così pubblicato su Unione Monregalese (8 novembre): «Come richiesto dalle organizzazioni sindacali a breve sarà predisposta una nota tecnico giuridico strutturata che farà chiarezza ed eviterà ogni equivoco che possa essere insorto». Spiega: «sono certo che l’indicazione trasmessa dall’Unità di crisi non intendesse in nessun modo offendere o ledere il ruolo dei nostri medici e infermieri. La Regione Piemonte, infatti, ha attivi in questo momento numerosi bandi per contrattualizzare diverse professionalità sanitarie. Incluso personale medico, che nessuno intende assumere in ruolo infermieristico» aggiungendo dispiaciuto, precisando che «se quello che nelle intenzioni dell’Unità di crisi era un semplice appello può aver offeso la sensibilità del nostro personale sanitario, che è eccellente. Ma posso garantire che non ci sarà mai nessun atto da parte dell’Assessorato che possa snaturare la professionalità e le specifiche competenze dei nostri operatori.».
Non solo il medico deve svolgere la propria attività per cui ha studiato e possiede le competenze, quindi non sostituirsi ad un infermiere, ma anche all’interno della stessa categoria medica non vi può essere un uso improprio. Pochi a giorni fa l’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani dell’Emergenza Area Critica (Aaroi – Emac) aveva redarguito enti pubblici e privati dal diffidarli qualora medici anestesisti rianimatori non dovessero svolgere il proprio ruolo a cui sono preposti prestando invece cure a pazienti ricoverati in reparti Covid a media e bassa intensità di cura. Lo chiedeva in una lettera, che veniva indirizzata anche al Ministero della Salute, a seguito delle tante segnalazioni sopraggiunte dai medici e dell’uso da parte di alcune direzioni sanitarie di tali medici «predisponendo uno spropositato aumento di “consulenze” nei reparti di terapia intensiva».