I rischi per la salute umana dalla vita prenatale all’ambiente
16 Settembre 2021L’ambiente in cui viviamo, atteggiamenti e stili di vita che si adottano rivestono un’importanza particolare per la salute umana che va al di là del singolo individuo incidendo a livello sociale nelle comunità di tutto il mondo.
Gli effetti del cambiamento climatico, con il suo riscaldamento accelerato che investe la vita del pianeta, a cui l’uomo vi ha contribuito, come l’ultimo rapporto scientifico internazionale dell’Onu redatto da 234 scienziati ha rivelato di recente, descrivendone cause ed effetti nel corso della storia ad oggi e richiamando ad una seria azione globale di riduzione delle emissioni di CO2 e gas serra prima che il declino sia inarrestabile, sono ormai evidenti a tutti dalle continue notizie di inondazioni, siccità prolungate, scioglimento di ghiacciai, estinzioni di specie di animali, difficoltà di sostentamento per perdite di raccolti e di bestiame nelle aree più povere. Il tema sarà discusso fra un mese dal vertice internazionale delle Nazioni Unite COP26 che si terrà tra capi di stato, esperti e rappresentanti di organizzazioni istituzionali e private, nel Regno Unito, in Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre.
La vita umana, e la sua sopravvivenza, come possiamo oramai constatare, è inscindibilmente legata all’ambiente, al mondo della natura e animale, a livello locale estendendosi in un orizzonte più ampio, quello globale. Parte da tale premessa, in cui si è tutti interconnessi, non solo sul piano digitale, l’approccio OneHealth (una salute globale) della sanità scelto e condiviso fra gli stati dell’Unione Europea. Il Covid-19 ha impartito la lezione di una necessaria collaborazione reciproca fra gli stati per poter prendere decisioni che sappiano essere lungimiranti e avere uno sguardo di umanità ampio teso al bene comune. Tra le diverse sfide sanitarie emergenti nella riunione dei ministri della Salute tenutasi agli inizi di settembre nell’ambito del prossimo vertice del G20 di Roma dal 30 al 31 ottobre p.v, sono stati messi in evidenza la resistenza antimicrobica animale e umana, il radicamento di malattie animali e zoonotiche, la sicurezza alimentare, i futuri passi degli obiettivi di sostenibilità dell’Onu non ancora raggiunti, l’integrazione digitale sanitaria, l’equo accesso ai vaccini anti-Covid-19, la perdita della biodiversità.
L’influenza della salute nella vita prenatale
I primi mille giorni di vita sono ritenuti importanti per lo sviluppo di crescita di un bambino o di una bambina in salute creando le premesse per una vita in salute nella vita adulta, il cui percorso avviene già nella vita prenatale, dalla maturazione dei gameti che danno origine all’embrione e prosegue nell’embrione nei primi giorni di sviluppo, quando non si è ancora impiantato nell’utero.
In pratica l’inizio coincide dalla data dell’ultima mestruazione con cui si definisce l’inizio della gravidanza, cioè il percorso di maturazione dell’oocita (gamete femminile) che porterà lo stesso, una volta fecondato da uno spermatozoo (gamete maschile), in genere verso la 14° giornata del ciclo, a diventare embrione, un nuovo progetto vitale, unico ed autodirettivo, che si impianterà nell’utero verso la 21° giornata del ciclo. Lo spiega e descrive l’importanza di conoscenza e pianificazione di un apporto nutrizionale sano e bilanciato nei primi mille giorni per portare dei benefici di sviluppo per tutta la vita la ginecologa Clementina Peris, già responsabile di ginecologia endocrinologica e di terapia medica al Sant’Anna di Torino, nel suo contributo Vita prenatale nel recente libro Pediatria oggi. Società, medicina e bioetica (a cura di Larghero, Palestro e Rossino).
Gli stili di vita che comportano benefici per la nostra salute da adulti sono gli stessi che rendono efficiente un processo riproduttivo, «un processo che parte dall’impostare adeguate condizioni di maturazione dei gameti, almeno quelle epigenetiche, dato che sulle condizioni genetiche dei gameti direttamente non siamo (ancora) in grado di intervenire», afferma la dottoressa Peris.
Comunque se non come quello indicato nella teoria dell’origine durante la fase di sviluppo di salute e malattia DOHaD (Development Origin of Health and Disease) che ha posto le basi di riconoscimento dell’importanza dei primi 1000 giorni di vita dal concepimento, cercando, come suggerisce la stessa ginecologa, almeno di modificare i proprio comportamenti a livello individuale ma soprattutto aiutati da politiche governative che siano influenti nei comportamenti e nelle risposte individuali che si traducono poi in salute della società e in minor costi del sistema sanitario.
Questa teoria, i cui inizi risalgono al prof. Baker agli anni Ottanta sulle ipotesi di origine fetale di patologie che si manifestano in età adulta, Peris spiega che in presenza di condizioni genetiche permettenti, questa teoria assicura il massimo benessere al figlio sia alla nascita sia a lungo termine partendo da una sana alimentazione con l’uso occasionale di dolci, esercizio fisico costante, il rispetto del ritmo sonno-veglia, minimizzazione delle condizioni di stress e dell’esposizione a sostanze tossiche da farmaci non necessari a droghe o a tossine ambientali dovute all’inquinamento, l’abolizione del fumo, un moderato consumo di alcool e così via.
L’obesità
La bioetica dell’infanzia dovrebbe includere anche la promozione della salute riproduttiva dei futuri genitori, di quella della fase più fertile della donna tra i 25 e i 35 anni; purtroppo come osserva Peris difficilmente si riesce a conciliare con gli attuali stili di vita individuali, specchio di uno stile di vita sociale.
Riporta l’esempio di uno dei maggiori temi in tema di salute, l’obesità, che causa quasi sempre subfertilità e rischio per la prole. Non è dovuto solo al mangiare troppo o a un certo tipo di cibo energetico rispetto all’attività fisica svolta e neanche alla responsabilità di uno stile di vita che ricade tutta sull’individuo perché la gravità, come afferma Peris, dipende dalla predisposizione genetica ed epigenetica individuale (dall’esterno, dall’ambiente). Vi sono altri fattori che incidono poi nella scelta di un determinato cibo non rispondente ad una sana alimentazione, come il basso costo e un piacevole sapore a cui i ceti più poveri ne subiscono l’attrattiva, anche per motivi economici.
Peris insiste sulla necessità di un impegno di collaborazione tra politici, ricercatori, medici ed industriali per combattere l’obesità riducendo le disuguaglianze sociali anziché offrire alle donne e alle giovani obese o obese sterili una possibilità riproduttiva, eventualmente attraverso un libero accesso a trattamenti di Procreazione medicalmente assistita (Pma), un metodo quasi infallibile per assicurare l’obesità anche ai loro figli.
La sindrome feto-alcolica
Si sconsiglia l’uso di alcol in gravidanza perché a differenza di un adulto il feto non ha capacità, o comunque pochissima, di metabolizzarlo, essendo privo di enzimi adatti a questo compito. Non vi è una quantità moderata tollerabile, una qualsiasi quantità ingerita dalla madre va al feto e il rischio di causargli danni agli organi è sempre possibile e dipende da diversi fattori combinanti alcol, fattori genetici, deficit nutrizionali, fumo e abuso di droghe, spiega il Ministero della Salute nel fare prevenzione sulla sindrome feto-alcolica (Fas). Nella forma di disabilità più grave, la sindrome feto alcolica (fas), si manifesta a livello neurobiologico, che viene compresa in un ampio spettro di disturbi causati dall’alcol, lo spettro dei disordini feto alcolici (fasd).
Possono avere disformismi facciali come occhi piccoli e distanziati, labbro superiore molto sottile, ipoplasia mascellare e mandibolare, ritardo nell’accrescimento del peso e dell’altezza inferiori alla media, malformazioni cardiache e anomalie nello sviluppo neurologico con alterazioni cognitive e comportamentali.
La loro vita sin da quando sono piccoli non è facile: molti hanno poca capacità di attenzione ripercuotendosi nella vita scolastica e sul lavoro, non riescono a stare fermi e passano da un gioco all’altro senza arrivare fino alla fine e per questa loro iperattività la loro malattia non viene subito riconosciuta e differenziata dal disturbo da deficit di attenzione /iperattività se non attraverso appositi test neurocomportamentali. Poi la loro facile ingenuità li può portare nell’età adolescenziale a fidarsi di persone che se ne possono abusare sessualmente o che li portano a provare strade illegali come della droga.
Il cadmio nel tabacco e l’infertilità maschile
Il consumo di tabacco è concausa ogni anno più di 8 milioni di decessi nel mondo malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie e diabete.
Sotto la lente di una microscopia elettronica a scansione il gruppo di studiosi di Andrologia e Medicina della riproduzione dell’Università di Padova, guidato dal prof. Carlo Foresta, direttore dell’unità sanitaria, ha potuto confermare quanto già altri studi hanno rilevato, una correlazione tra la tossicità del fumo di sigaretta e lo sviluppo dell’infertilità maschile. In particolare ha evidenziato a livello sperimentale, come la tossicità del cadmio, un metallo pesante dato dalla combustione del tabacco, arriva agli spermatozoi «modificandone la motilità e vitalità quando incubati a concentrazioni paragonabili a quelle ritrovate nei fumatori», spiega lo stesso direttore del gruppo di ricerca, l’andrologo Prof. Carlo Foresta dell’Università di Padova, in una lettera pubblicato su Quotidianosanità.it (16 settembre 2021). Già lo studio dell’ateneo Federico II di Napoli avanzava lo stesso risultato.
Siti di legame del cadmio vengono a depositarsi su specifiche porzioni della membrana cellulare degli spermatozoi modificandone i meccanismi che regolano la motilità, e riducendo la fertilità.
Secondo lo studio di Padova, poi, la tossicità andrebbe a compromettere la fecondazione in vitro. Il metallo attaccato alla membrana spermatica può venire inoculato nel citoplasma dell’ovocita creando una destabilizzazione per lo sviluppo dell’embrione. Potrebbe confermarlo l’aumentato tasso di aborti in coppie residenti in aree inquinate da cadmio.
Nelle sigarette alternative, quelle con nicotina, elettroniche e con prodotti di tabacco riscaldato, le sostanze tossiche dei metalli, tra cui il cadmio, le quantità rilasciate sono inferiori rispetto a quelle d’uso tradizionali. Di quelle elettroniche preoccupa, fa osservare il Ministero della Salute, i possibili liquidi pericolosi di ricarica o nelle emissioni e che non si può dire che siano meno dannose sia queste che quelle del tabacco riscaldato in quanto finora non si hanno evidenze scientifiche.
I prodotti inquinanti residui chimici, della plastica, di degradazione nell’ambiente possono incidere sulla salute umana attraverso l’uso dell’acqua potabile e alimentazione. Tra questi i PFAS, perfluoroalchilici (sostanze chimiche prodotte dall’uomo caratterizzate dalla presenza di carbonio e fluoro che le rendono impermeabili all’acqua e ai grassi,) che sono persistenti nell’aria e possono contaminare le acque. Secondo uno studio di alcuni anni fa lo stesso professore endocrinologo Carlo Foresta aveva mostrato la loro interferenza sugli ormoni del sistema endocrino-riproduttivo maschile nell’uomo. Allora aveva affermato che
Se si considera che la presenza dei PFAS è stata riscontrata nel cordone ombelicale e nella placenta di donne esposte, si può ipotizzare una precoce interferenza dei PFAS sullo sviluppo gonadico e sulla documentata riduzione di sviluppo nell’altezza e nel peso dei figli nati da queste donne esposte. Questi risultati suggeriscono che i PFAS, fra le tante sostanze inquinanti ambientali, possono avere un ruolo nell’universalmente riconosciuto incremento delle patologie andrologiche, come infertilità, il criptorchidismo, i tumori del testicolo (Padova24ore.it, 21 febbraio 2018)
CCYSA
(aggiornamento 16 settembre 2021 ore 23.35)