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Studio su ictus cerebrale. La stimolazione magnetica transcranica con elettroencefalografia rivela lo squilibrio di interconnessione tra i due emisferi

09 Aprile 2021

Quando si ha un ictus cerebrale assume un ruolo rilevante, dopo la terapia di emergenza, la fase della riabilitazione, che deve iniziare il prima possibile per poter cercare di recuperare le funzioni cerebrali danneggiate. L’ictus accade improvviso interrompendo l’apporto di sangue ossigenato di un’arteria che irrora l’encefalo (ictus ischemico) oppure provocando uno stravaso di sangue da parte di un’arteria che si rompe nell’encefalo (ictus emorragico). Le funzioni neurologiche dell’area colpita, che possono riguardare il movimento di un braccio o di una gamba, il linguaggio etc. e vengono perse.

Dinanzi a tale situazione poter conoscere la potenzialità di recupero il prima possibile significa poter avviare un “corretto” percorso di neuroriabilitazione. Potrebbe rivelarsi importante dal punto di vista clinico l’indice di misurazione data dal bilanciamento nell’attività cerebrale dei due emisferi cerebrali. Come? Impiegando una tecnica innovativa, e tra l’altro non invasiva, usata per sondare i circuiti cerebrali; è la stimolazione magnetica transcranica che va utilizzata in combinazione simultanea con l’elettroencefalografia (TMS-EEG). Emerge da uno studio di ricerca condotto dal professore Giacomo Koch presso l’Ospedale di Neuroscienze e riabilitazione della Fondazione Santa Lucia di Roma, pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping dal titolo Evidence for interhemispheric imbalance in stroke patients as revealed by combining transcranial magnetic stimulation and electroencephalography (1st pubb. 13 Jan. 2021, accesso aperto, https://doi.org/10.1002/hbm.25297).

Il lavoro dello studio ha arruolato 19 pazienti con ictus, di cui 7 donne, con storie di prima volta di ischemia cerebrale cronica, per un periodo di 6 mesi dopo un primo ictus nella parte centrale dell’arteria cerebrale e sottoposti a 4 misurazioni clinica, corticale, corticospinale e strutturale ripetendole dopo tre settimane per provarne l’affidabilità. Elias Casula psicobiologo presso la Fondazione Irccs Santa Lucia di Roma e al Queen Square Institute of Neurology presso il University College di Londra e primo autore della ricerca spiega: «L’approccio TMS-EEG [serve ndr] per stimolare i due emisferi cerebrali e registrare le loro interazioni in un gruppo di pazienti con ictus allo stadio cronico e in un gruppo di persone sane. Tramite l’analisi delle dinamiche interemisferiche [ossia l’interazione fra i due emisferi, ad esempio quando un movimento della mano viene eseguito ndr], abbiamo calcolato un indice che misura il bilanciamento fra l’attività dei due emisferi. Questo indice, che abbiamo chiamato IHB (interhemispheric balance), ha mostrato per la prima volta un’evidenza diretta dello squilibrio dell’attività dei due emisferi nei pazienti con ictus».

La valutazione dell’indice per le informazioni sul recupero motorio dei pazienti è valida. «Abbiamo indagato la relazione tra l’IHB (bilanciamento interemisferico) e la performance in un test che misura la forza tra i due arti superiori. Sorprendentemente, abbiamo trovato che i pazienti con un IHB più bilanciato tra l’attività dei due emisferi avevano anche minor differenza nella forza dei due arti superiori», ha affermato Casula.

Gli Autori concludono affermando che il contributo maggiore dello studio sta nella proposta di nuovi indici TMS -EEG di dinamiche interemisferiche in pazienti con ictus. Le misure impiegate mostrano «un’alta affidabilità nel distinguere le dinamiche interemisferiche quelle in salute da quelle patologiche e soprattutto possono essere evocate in assenza di un stabile MEP (potenziale evocato motorio) che è spesso inaffidabile in pazienti con ictus. Dal punto di vista clinico l’approccio TMS-EEG fornisce misure dello stato corticale durante l’evoluzione della riorganizzazione cerebrale proprio dopo un ictus.

Ictus. Sintomi e prevenzione

Come riconoscere i sintomi e intervenire tempestivamente attraverso la chiamata del 118/112 per l’ospedalizzazione per salvare una vita e limitarne la disabilità?
I sintomi più frequenti che troviamo elencati nel sito del Ministero della Salute sono: quando si manifesta una paresi/paralisi facciale centrale, quando la metà inferiore di un lato del viso non si muove bene come l’altra o non si muove; oppure quando si presenta un deficit motorio di uno o entrambi gli arti di un lato del corpo, quando il braccio e/o la gamba di un lato del corpo presentano una riduzione della motilità di entità variabile se confrontati con quelli dell’altro lato del corpo; o ancora difficoltà nel linguaggio quando il paziente strascica le parole o usa parole inappropriate o è incapace di parlare.
Altri segnali che aiutano a identificare l’ictus quando improvvisamente insorgono disturbi visivi in uno o in entrambi gli occhi, mal di testa allucinante, una incapacità a parlare o una comunicazione biascicata, incomprensione di quel che gli altri dicono.

Si può fare prevenzione per limitarne i fattori di rischio?

Si può modificarli avendo cura di avere uno stile di vita salutare come evitare il fumo che favorisce la formazione di placche aterosclerotiche e l’acool e comunque non oltre le 2 unità alcoliche al giorno per gli uomini fino ai 65 anni e di 1 unità per le donne e gli ultrasessantacinquenni; avere una dieta alimentare varia ed equilibrata come quella suggerita dal Ministero della Salute di almeno 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura, varia e bilanciata in calorie a seconda del proprio fabbisogno energetico, limitando il consumo di carni rosse, di alimenti ricchi di grassi, soprattutto saturi come nei salumi e insaccati, e di dolci e bevande zuccherate. Ridurre l’uso di sale in cucina a meno di 5 grammi al giorno secondo le raccomandazioni dell’OMS; fare attività sportive o fisica regolare come ad esempio mezz’ora 5 volte al giorno di passeggiata sostenuta; gestione dello stress.

redazione Bioetica News Torino