Il cibo nelle mense scolastiche italiane. Esiti dai controlli del Comando Carabinieri per la tutela della Salute
19 Dicembre 2019Che tipo di cibo viene servito nelle mense scolastiche? Ce lo rivela il monitoraggio iniziato a settembre da parte del Comando Carabinieri per la tutela della Salute unitamente al Ministero della Salute pubblicato ieri, mercoledì 18 dicembre sul sito del Ministero. Fa parte di un piano di controllo nazionale, avviato all’inizio dell’anno scolastico 2019-2020, al fine di verificare la regolarità dei servizi di ristorazione e delle imprese di catering che gestiscono le mense presso scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private partendo dagli asili nido fino agli istituti superiori.
I controlli che sono stati effettuati presso le 968 aziende di ristorazione, che svolgono la loro attività per le mense scolastiche, in diverse province italiane, tra le quali Firenze, Potenza, Ancona, Udine, Catania e Aosta, hanno riguardato: condizioni di igiene nei locali di lavoro, luogo di ricovero degli alimenti, rispondenza dei menù alle clausole contrattuali nei capitolati d’appalto, qualità e salubrità degli alimenti somministrati. Oltre alla regolarità del personale di lavoro e il possesso di una adeguata qualifica e preparazione professionale.
Dal riscontro 21 imprese di catering sono state sospese per motivi di carenze igienico-sanitarie e strutturali (per un valore economico d 3 milioni di euro) e oltre 900 kg di prodotti alimentari sono stati sequestrati perché sprovvisti di tracciabilità, custoditi in pessime condizioni sanitarie e in ambienti inadeguati, di qualità inferiore a quella per cui erano destinati per la preparazione delle pietanze.
Così sulle tavole dei bambini e dei ragazzi finisce una pietanza fatta con scarsa attenzione all’igiene, ai valori di nutrizione, di qualità degli alimenti per la salute dei bambini e dei ragazzi (che può incidere sul loro stato di salute nel percorso scolastico in cui viene richiesta presenza, apprendimento e che è un cammino di formazione per il loro futuro) e alla competenza professionale (la rilevanza della formazione).
Manca un corretto approccio verso chi ha tolleranze alimentari e affetto da patologie mettendo potenzialmente a rischio la salute: infrazioni riguardano infatti la mancata indicazione nei menù della presenza di allergeni e situazioni in cui la preparazione degli alimenti per “diete speciali” avveniva nelle aree di cucina in modo indistinto con le pietanze convenzionali.
Le precise indicazioni degli alimenti, denominazione di origine protetta, di tipo biologica o di produzione italiana, appaiono solo sulla carta dei contratti di fornitura, certamente utili per attirare l’attenzione sulla qualità, peccato che poi finiscono sulla tavola prodotti diversi con un costo minore. Succede per l’olio, il parmigiano e il prosciutto. E poi accade che sia impiegata carne bovina o vegetali congelati anziché freschi come riportato nei capitolati di appalto.
Sono state poi segnalate 198 irregolarità, di cui 25 violazioni penali, 247 amministrative su normative nazionali e comunitarie con conseguenti sanzioni pecuniarie per 204mila euro. Le violazioni penali concernono soprattutto frode e inadempienze in pubbliche forniture, detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione e inottemperanze alla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Tra le irregolarità appare ripetuto l’impiego fraudolento di prodotti di minore qualità merceologica rispetto a quella pattuita e dichiarata nei contratti di fornitura. E la maggior parte delle infrazioni sono di tipo amministrativo legate alle carenze strutturali e impiantistiche dei locali adibiti alla preparazione dei pasti. Sono stati trovati scaffalature arrugginite, guarnizioni di frigoriferi sporche e parzialmente rotte.