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Il “grido” di pace per porre fine ai conflitti nel mondo Nella capitale romana l'incontro interreligioso di tre giorni organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio

24 Ottobre 2022

Quello Spirito di Assisi di preghiera comune e internazionale condiviso fra le rappresentanze di fedi diverse riunitesi per la prima volta, era il 27 ottobre 1986, insieme al Santo Padre, Giovanni Paolo II per invocare la fratellanza umana e la pace nel mondo nella città del Santo francescano che ringraziava Dio per la bellezza del creato, continua la sua presenza ancor oggi nel 36mo anno.

Si sono avuti incontri in paesi diversi caratterizzati da apertura al dialogo e all’amicizia fraterna, riconoscendo differenze, insieme a umanisti e rappresentanti di istituzioni nell’attualità storico-politica del tempo.

Si è aperta ieri in Roma la cerimonia in uno scenario europeo di guerra in Ucraina da parte della Federazione russa con il discorso introduttivo del suo promotore, Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, da lui fondata negli anni sessanta e organizzatrice dell’iniziativa. Intitolata Grido di pace, l’iniziativa proseguirà fino a mercoledì 25 tra diversi incontri tematici di discussione: crisi climatica e alimentare, povertà e sfruttamento della terra in Africa, inclusività globale contro esclusività nazionale, ecologia umana autentica, migranti tra opportunità e problema, la difesa della vita, il senso del pregare, la guerra in Ucraina minaccia della pace

Instancabile voce per il raggiungimento della pace e mediatore di diversi conflitti, come quello in Mozambico sigillato nel 1992 nella Comunità, Riccardi ha sottolineato come il dialogo sia l’anima della conciliazione fra i popoli e come ne sono invece un ostacolo anche l’autosufficienza di alcune comunità religiose, la sacralizzazione di identità nazionali da parte di alcuni settori religiosi e «la perdita dell’anima con la violenza, il terrorismo e il radicalismo, allontanandosi dalla religione, pur presentandosi invece come autentica religione».

Quel che impedisce la pace è la capacità di sognare un futuro non egemonico o dominatore in cui vi sia libertà, realizzazione di ogni persona: «i sazi non sanno sognare. I paurosi temono sogni e visioni. Sazietà e paura spingono a moltiplicare le difese, ad assicurare i propri spazi, a fortificare le identità, ad attaccare arbitrariamente, al parlarsi duro, a guerre senza fine», ha affermato Riccardi.  Ma proprio questo è contro cui si deve gridare, e allora orientandosi su questa traiettoria e non l’altra opposta si è chiamati a invocare con maggior fermezza e audacia il grido della pace e a immaginare visioni di pace, ha concluso Riccardi.

Con la stipula dei patti si sancisce la fine dei conflitti ma da qui inizia il cammino di un impegno quotidiano per realizzare la pace a cui ciascuno ha diritto. Una pace che «non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito. Avvenga in Europa, in Medio-Oriente, in Africa, ovunque nel mondo. In Ucraina, come altrove, occorre riannodare i fili dell’umanità che la guerra spezza: vite, famiglie, legami umani e sociali», ha affermato il presidente Mattarella.

Per il presidente francese Macron, che era ospite, ha sottolineato riferendosi alla guerra in Ucraina, che la pace è quella che sarà decisa dagli ucraini, e l’essere neutrali significa che esiste la legge del più forte.

Il racconto della vita di un paese in guerra, delle famiglie “spezzate” all’interno dove mariti e giovani sono al fronte a combattere, dai bombardamenti dei nemici che lasciano solo macerie e infiniti lutti di civili e della speranza, nonostante tutto, che alimenta attraverso la generosità, l’aiuto vicendevole il desiderio di sopravvivenza, di ricostruire, di sognare, di andare avanti: è il messaggio di coraggio di una mamma ucraina con due bambini che ha vissuto e continua a vivere nel paese in guerra. Lei si chiama Olga Makar, è giornalista e blogger, responsabile del movimento Giovani per la pace della Comunità di Sant’Egidio in Ucraina; dalle macerie di Irpin’ ha aperto con l’aiuto di altre persone una scuola della pace della Comunità di Sant’Egidio per portare un sorriso ai bambini, cibo ai senza dimora e assistenza ai rifugiati. «Così, passo dopo passo, cuore dopo cuore, ripristiniamo la pace spezzata», ha concluso.

«Non vi può essere pace nel cuore dell’uomo che cerca pace solo per sé stesso. Per trovare la pace vera dobbiamo desiderare che gli altri abbiano pace come noi e dobbiamo essere pronti a sacrificare qualcosa della nostra pace e della nostra felicità affinché gli altri abbiano pace e possano essere felici, chiedeva Thomas Merton», spiega il cardinale Matteo Zuppi arcivescovo di Bologna e presidente Cei.

Dalla voce del segretario generale della Lega musulmana mondiale Shaykh Muhammad bin Abdul Karim-al-Issa, viene l’appello per la logica della saggezza in cui in una guerra si è tutti perdenti per trovarvi una soluzione se si adoperano il dialogo e il buon senso. «Non credo ci sia uno sfruttamento peggiore di quello della religione, quando impostori parlano a nome del Creatore, e traggono in inganno il loro gregge con le menzogne».

(aggiornamento 24 ottobre 2022 ore 21.40)

redazione Bioetica News Torino