Il Melanoma: dai segnali di sospetto alla diagnosi al rischio con i tatuaggi
14 Maggio 2021Cresce ogni anno l’incidenza dei tumori maligni del melanoma, che si sviluppa prevalentemente nella cute ma si può presentare, in rari casi, nelle mucose della bocca, del tratto genitale, intestinale e nella regione oculare; si hanno circa 12 mila nuovi casi all’anno e la più colpita è la fascia di età giovanile. Si può guarire. La diagnosi va fatta in tempo. Quali sono i sintomi sentinella a cui si deve prestare attenzione al melanoma cutaneo?
Da casa si possono seguire i cinque punti della regola “ABCDE”, che destano il sospetto osservando la lesione cutanea pigmentata: l’asimmetria dei bordi, l’irregolarità nei colori, un accrescimento di dimensione nel tempo, prurito persistente e sanguinamento spontaneo – evoluzione con rapidi cambiamenti (Aiom, Melanoma cutaneo: informazioni per i pazienti, 2020) Quando si manifestano l’osservazione va fatta al medico curante che, appurato, indirizzerà il paziente verso uno specialista dermatologo o presso un centro di riferimento. La lente del dermatoscopio farà vedere le lesioni distinguendo quelle benigne da quelle maligne. Il sospetto può diventare una diagnosi certa dall’esame istopatologico effettuato con la biopsia.
Una diagnosi precoce migliora la prognosi di guarigione. Se in stadio precoce, come spiega l’Aiom, la dimensione è di pochi millimetri, per la ricerca del linfonodo sentinella si asporta la lesione chirurgicamente e in caso di conferma istologica si interviene con un allargamento dei margini per avere della pelle sana attorno alla lesione per ridurre il rischio di recidiva locale. L’allargamento sarà di dimensioni ridotte qualora il melanoma si trovasse nelle parti cui sono legate funzioni estetiche come volto o naso. Nei casi in cui il melanoma presenti uno certo spessore e stadio possono essere richiesti ulteriori esami più approfonditi per la ricerca di metastasi (ecografia dei linfonodi locoregionali, radiografica del torace, ecografia dell’addome o se necessita una tac o risonanza magnetica dell’encefalo, del torace etc). La biopsia e l’analisi del linfonodo sentinella consentono di individuare l’origine del melanoma primario. Dalla letteratura scientifica dopo la biopsia di linfonodo sentinella positivo non è necessario un ulteriore intervento di asportazione completa dell’intera catena dei linfonodi regionali (necessita invece quando i linfonodi regionali sono evidenti e confermati), perché non pare ridurre il rischio di recidiva.
Un trattamento audiuvante è indicato quando vi è un alto rischio di recidiva e dopo l’asportazione completa della malattia. La terapia è incentrata sul singolo paziente in base all’analisi della mutazione nelle cellule di melanoma del gene BRAF e dalla tollerabilità. Sempre l’associazione italiana di Oncologia medica spiega come nel 45-50% dei casi di melanoma cutaneo si abbia una mutazione del gene BRAF, soprattutto nei più giovani, responsabile della crescita cellulare tumorale, l’altra, in percentuali minore riguarda il gene NRAS, responsabile per lo più nella cute esposta di frequente al sole. E che sia il trattamento con farmaci a bersaglio molecolare nel melanoma con mutazione BRAF che quello con farmaci immunoterapici (anticorpi monoclonali somministrati endovena) si riduce in modo significativo il rischio di ripresa della malattia. Ha un’efficacia minore la chemioterapia rispetto ai farmaci innovativi a bersaglio molecolare ma si fa ad essa ricorso quando vi siano controindicazioni o falliscano questi nuovi farmaci. Sono impiegate tecniche nuove come l’elettrochemioterapia che favorisce la somministrazione del farmaco in bassi dosi, la perfusione ipertermico-antiblastica in caso di metastasi recidivanti degli arti inferiori che isola la circolazione sanguigna dell’arto dalla quella sistemica per poter infondere un dosaggio di farmaci fino a 10 volte la massima dose tollerata a livello sistemico, la radioterapia per le lesioni secondarie cerebrali o approcci combinati con terapia medica e chirurgica su lesioni extra-encefaliche.
Tra i principali fattori di rischio vi sono scorretta esposizione ai raggi ultravioletti solari – Uva e Uvb, ma anche a lampade o lettini abbronzanti, storia familiare di melanoma, pregresso melanoma, esposizione a derivati del petrolio come il benzene, in presenza di più di 15 nevi comuni, presenza di numerose lentiggini. Per la protezione della cute i medici e oncologi raccomandano ai pazienti di evitare lunghe esposizioni al sole soprattutto nelle ore centrarli della giornata, di indossare cappello e occhiali da sole, di usare filtri solari con alta protezione.
Il tatuaggio non deve coprire i nei perché rende difficile l’osservazione delle mutazioni e la diagnosi; questo è l’appello che il presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano Ignazio Stanganelli ha lanciato da Genova in una conferenza promossa dalla medesima associazione: «Proprio perché i colori non consentono di studiare correttamente i nevi si possono creare artificialmente i così detti melanomi sospetti. In questi casi il clinico è costretto sempre ad asportare la lesione perché di fatto non sa discernere se è una lesione benigna o maligna. Infine un altro problema è collegato alle dimensioni del tatuaggio: nel mascheramento da tatuaggio esteso su ampie aree cutanee è più difficile per il dermatologo l’individuazione del neo a rischio». In tema di tatuaggi manca un progetto di legge che regolamenti il settore chiedendo una formazione professionale adeguata. Reazioni allergiche ai colori e infezioni si possono presentare in modo tardivo e rimangono ad oggi sottovalutati, come i pseudolinfomi o le reazioni neuropatiche. Stanganelli fa osservare inoltre come «eppure il 3,3% dei tatuati ha avuto una complicanza più o meno importante ma più della metà delle persone che ha avuto una reazione non ha consultato nessuno. Il 20% si è rivolto al tatuatore, il 10% ad un dermatologo e un altro 10% al medico di base». Su 7 milioni di italiani che si sono sottoposti al tatuaggio appena il 22% ha firmato il consenso informato secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità.