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Il Senato dice no alle adozioni a single e omosessuali

12 Marzo 2015

Il Senato ha approvato l’11 marzo all’unanimità (197 sì) la legge in materia di adozioni, la quale consente alle famiglie che hanno un minore in affido di poterne chiedere l’adozione qualora il piccolo non possa più rientrare nella sua famiglia d’origine.

Ritirato l’emendamento della senatrice Francesca Puglisi, il quale avrebbe permesso anche ai single e alle coppie non sposate di adottare un minore. La decisione di togliere dal ddl questo controverso passaggio ha placato gli animi di alcuni settori della maggioranza e ha concesso al testo di essere approvato all’unanimità.

“Grande soddisfazione” per la bocciatura in Senato dell’ipotesi di affidare i minori anche ai single la esprime il sociologo torinese Massimo Introvigne, presidente dei Comitati Sì alla famiglia, che riuniscono numerose associazioni cattoliche ed evangeliche. Ieri, con una lettera inviata ai senatori a firma di Introvigne e del segretario nazionale di Sì alla famiglia, Giancarlo Cerrelli, i comitati avevano richiamato l’attenzione sulla necessità che, attraverso le nuove disposizioni su affidamento e adozione all’ordine del giorno di quella assemblea, non si introducesse la possibilità per single e/o a coppie conviventi dello stesso sesso di ricevere bambini dapprima in affidamento, poi in adozione.

Secondo Introvigne, la bocciatura da parte del Senato dell’emendamento Puglisi è “un segnale incoraggiante della collaborazione che di fatto, nella piena libertà e autonomia di ciascuna realtà, può stabilirsi fra l’associazionismo pro-family e le Istituzioni. Il testo del provvedimento non appare soddisfacente per altri profili, ma è stato scongiurato il rischio più grave”.

Positivo anche il parere del Forum delle associazioni familiari. Con un comunicato diffuso l’11 marzo, il Forum osserva che “si è così scongiurato” che “si aprisse la porta all’adozione di coppie non sposate e non necessariamente eterosessuali”. L’associazionismo familiare ritiene sia stata ripristinata l’attenzione a quel “superiore interesse del minore” che “anima la legge vigente e che rischiava di essere messo in soffitta dalla nuova”.

fonte: Zenit

 

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino