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Il Tat è una terapia, non un vaccino. Chiarisce Margherita Errico presidente NPS

15 Febbraio 2019

«Non si tratta di un “vaccino Tat” bensì di una cura che andrebbe a potenziare gli antiretrovirali e che consentirebbe di sospenderli riducendo così i loro effetti collaterali, diradando la somministrazione di farmaci ad un livello tale che la qualità di vita delle persone con Hiv aumenterebbe moltissimo. Quindi questa è la buona notizia!». Sono le parole della presidente nazionale Network Persone Positive  Margherita Errico che  ha voluto  esprimere, con la sua nota del 15 febbraio “Hiv-Aids. Il Tat non è un vaccino ma una terapia. Usare i termini giusti è importante per evitare false aspettative tra i pazienti» pubblicata su Quotidianosanità.it  un chiarimento sull’uso dei termini nella notizia pubblicata nello stesso quotidiano di informazione sanitaria il 13 febbraio che  si intitolava Il “vaccino” di Barbara Ensoli..

La questione riguarda l’inappropriatezza del termine  “vaccino” che ha destato attenzione e suscitato speranze nelle persone con Hiv tali da rivolgersi all’associazione di riferimento  Network Persone Positive, tempestandola di richieste informative.  Una comunicazione che  per  Margherita Errico, che  ha fatto segnalazione al ministro della Salute Giulia Grillo, crea  «false aspettative in noi persone con Hiv, nei nostri partner, amici e famiglie che già a fatica ci difendiamo dallo stigma e da anni assumiamo terapie portandone i segni sui nostri corpi, solo per superficialità nel dare le notizie simili o nel perseguire obiettivi individuali».

Sottolinea infine che lo studio  pubblicato su “Frontiers immunology ” «Continued Decay of Hiv Proviral Dna Upon Vaccination With Hiv-1 Tat of Subjects on Long Term ART: An 8-Year Follow-Up Study» (13 feb 2019), mostri che  «il  90% di soppressione virale a 8 anni dallo studio clinico e arruolamento è assolutamente un grande risultato», ma  è su  «soli 92 pazienti e la scienza ci insegna che gli studi clinici devono avere dei criteri numerici ben superiori per portare all’approvazione di un farmaco».

Margherita Errico richiama sul modo di fare  comunicazione, rispettosa,  attenta alle  persone  e accurata.   Occorre però anche dire che nel testo apparso su Quotidianosanità.it il 13 febbraio ricorre non solo il termine vaccinazione con Tat  ma anche terapia nella citazione della  dottoressa Barbara Ensoli: « si tratta di risultati – afferma Barbara Ensoli − che aprono nuove prospettive per una cura “funzionale” dell’HIV, ossia una terapia in grado di controllare il virus anche dopo la sospensione dei farmaci antiretrovirali. In tal modo si profilano opportunità preziose per la gestione clinica a lungo termine delle persone con HIV, riducendo la tossicità associata ai farmaci, migliorando l’aderenza alla terapia e la qualità di vita, problemi di grande rilevanza soprattutto in bambini e adolescenti, con l’obiettivo, in prospettiva, di giungere all’eradicazione del virus”».


Tat, il nuovo vaccino che apre nuove speranza nella cura dell’HIV. Uno studio guidato dall’Iss,  Bioetica News Torino, 13 febbraio 2019.

Redazione Bioetica News Torino