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Il virus dell’herpes simplex modificato potrebbe essere in futuro speranza per gli ammalati di tumore in fase avanzata? Potrebbe ma si è solo allo studio clinico britannico di fase 1 e con pochi pazienti

28 Settembre 2022

Nella fase 1 di sperimentazione clinica su alcuni pazienti in stato tumorale avanzato la terapia con il virus herpes simplex geneticamente modificato, chiamato RP2, ha mostrato segni di efficacia. I ricercatori dell’Institute of Cancer Research di Londra e del Royal Marsden NHS Foundation Trust confidano nella possibilità, seppure si tratti di un risultato di uno studio in corso e solo agli inizi della sperimentazione, di un orizzonte futuro verso «un nuovo trattamento di opzione per alcuni pazienti con tumori in fase avanzata – compreso quelli che non hanno risposto ad altre forme di immunoterapia», come afferma il prof. Kevin Harrington di terapie oncologiche biologiche presso l’Istituto londinese e consulente oncologo presso la Fondazione, in una nota di annuncio dell’Istituto (22 settembre 2022) e che vorrebbe poter trattare un maggior numero di pazienti per vedere se vi saranno benefici.

Lo studio clinico sperimentale del virus dell’herpes simplex geneticamente modificato (RP2) condotto su una coorte di una trentina di pazienti arruolati è multicentrico e open label (sia i ricercatori che i volontari conoscono la terapia che viene somministrata) e si trova nella fase 1 dello studio RP2 come monoterapia e combinato con nivolumab nei pazienti con tumori solidi. I tumori trattati sono stati all’esofago, il melanoma intraoculare, il melanoma cutaneo,

I risultati su efficacia, sicurezza e biomarcatore sono stati presentati quest’anno al Congresso Esmo di Parigi: «RP2 +/- nivolumab hanno dimostrato una buona tollerabilità e risposte sistemiche durevoli in pazienti con difficoltà di trattamento, pesantemente pretrattati e laddove la terapia anti PD1 (programmed death) è fallita nei tumori avanzati».

I ricercatori si prefiggono di testare sicurezza, dosaggio del virus RP2 e valutarne la capacità di far ridurre i tumori. Il progetto consiste nella somministrazione diretta iniettando il virus modificato nel tumore allo scopo di «moltiplicarne le cellule cancerogene facendole scoppiare dal di dentro e bloccare la proteina CTLA-4 rilasciando i freni al sistema immunologico e aumentandone la capacità di uccidere le cellule cancerogene».

Testimonianza. «Non c’erano più altre opzioni per me e stavo per ricevere la cura di fine vita, era un’esperienza devastante, allora non mi pareva vero che mi venisse data l’occasione di unirmi al trial clinico presso il Royal Marsden, era la mia ultima occasione». Era il 2020. Ho ricevuto le dosi iniettate ogni due settimane per cinque settimane che hanno sradicato del tutto il mio cancro»: è uno dei pazienti dello studio, si chiama K. Wojkowski, un costruttore di 39 anni della zona di West London. «Per due anni sono stato senza il cancro», aggiunge.

Glielo avevano diagnosticato nel maggio 2017 il carcinoma mucoepidermoide, neoplasia maligna che si sviluppa soprattutto nelle ghiandole salivari e nei bronchi.

Esito della ricerca. 3 su nove pazienti trattati con RP2 hanno ricevuto benefici dal trattamento terapico: i loro tumori si sono ridotti. Un paziente affetto dal carcinoma alle ghiandole salivari ha visto la scomparsa totale del tumore che non si è evoluto per un anno e alcuni mesi.

Gli effetti collaterali dovuta somministrazione di RP2 sono stati miti, tra i più comuni febbre, brividi e affaticamento; non ci sono stati effetti che hanno richiesto un serio intervento medico.

7 su 30 pazienti che hanno ricevuto sia il RP2 che l’immunoterapia nivolumab hanno beneficiato del trattamento.

(Aggiornamento 28 settembre 2022 ore 15.17)

redazione Bioetica News Torino